“Sono innocente ed estraneo a tutte le accuse che mi sono mosse nel merito. La verità non ha bisogno di difensori, si manifesterà nel tempo» ha detto Alfonso Papa nell’Aula di Montecitorio. «Mi affido alla giustizia della Camera. Ho già spiegato ai miei figli che in questo fine settimana potrei non tornare a casa”. Dice solo queste parole ed io, sarò un sentimentale, mi commuovo. I suoi figli hanno 10 e 12 anni. Che cosa avrà detto loro ieri sera la loro mamma? Non voglio qui parlare di garantismo o no, di colpevole o innocente: non lo so, non ho letto le carte e non mi vanto di averlo fatto come molti hanno dichiarato (sarà poi vero?).
Voglio solo sottolineare quelle parole verso i figli ed il silenzio di tomba calato su Montecitorio quando Fini ha detto: “La Camera approva”. Se si riuscisse a togliere la sterpaglia della situazione contingente politica, troveremmo un padre che da domani sera è in carcere in attesa del processo e quindi del giudizio. Per arrestare Parolisi, nonostante fosse chiaro a tutti che era lui il colpevole, la magistratura ha impiegato tre mesi per trovare la prova che lo incastrasse. Qui, come in altri casi, si prende un uomo, un padre, e lo si manda in carcere au accuse ben circostanziate, è vero, ma senza si sia ancora svolto un regolare processo. Mani Pulite funzionava all’incirca così: sbattiamoli dentro, così poi parleranno. Ne conosco di gente anche comune che ha subito questo trattamento.
E poi il silenzio che è calato sulla Camera al momento dell’annuncio dell’esito finale del voto. Meno male che nessuno ha applaudito. Papa era presente tra loro. Qualche abbraccio. L’imbarazzo di tutti.
Ieri ho gioito del fatto di non essere deputato sia per non volermi mai trovare nella situazione di un Papa qualunque, sia in quella degli altri chiamati a decidere, con un tocco d’indice, della libertà di un padre.
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