martedì 23 dicembre 2008
poesia di NATALE 2008
martedì 16 dicembre 2008
il mio nuovo libro
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giovedì 11 dicembre 2008
Presentazione del mio libro in uscita
In questo racconto c´è il mondo visto dagli occhi
di un bambino che scrive sulla sua famiglia. L´autore pone al centro dei suoi
episodi la figura del padre e tutto quello che è successo a Giorgio Gibertini
nell'anno 2008: l'avventura elettorale, la perdita del posto di lavoro, la
venerdì 28 novembre 2008
Promemoria Pro Presepe
Perchè fare il presepio a scuola fa bene a tutti gli studenti
1. La conoscenza reciproca alimenta il dialogo e il rispetto. Gli studenti immigrati di religione non cristiana vengono rispettati di più se noi non cancelliamo i simboli della nostra tradizione e della religione storicamente maggioritaria nel nostro Paese e non li priviamo della possibilità di conoscere un pezzo della storia e della cultura del Paese nel quale vivono e del quale un domani potrebbero diventare cittadini.
2. I musulmani non sono offesi dalla celebrazione del Natale. Al contrario, il Natale ha le caratteristiche per essere una festa condivisa, in quanto l'Islam venera Maria e considera Gesù l’ultimo profeta prima di Maometto. In numerosi Paesi a maggioranza islamica, il Natale (cattolico o ortodosso) è considerato festa nazionale.
3. “Rispettare” gli studenti immigrati non cristiani non può significare discriminare quelli cristiani. Non è corretto discriminare i molti studenti immigrati di religione cattolica o più in generale cristiana, impedendo loro di festeggiare a scuola il Natale. D’altronde essi potrebbero arricchire la nostra cultura, “insegnandoci” il modo in cui il Natale viene festeggiato nei loro Paesi d’origine.
4. Non si può “tutelare” la minoranza limitando i diritti della maggioranza. Vivere in una società multiculturale non comporta le necessità di rendere i bambini italiani “orfani” della loro origine, privandoli della possibilità di conoscere un simbolo della storia religiosa, culturale, artistica, popolare italiana. Rispettare le diversità non significa negare le differenze ma imparare a farle convivere in armonia e rispetto.
5. Natale è la festa che ricorda l’evento storico della nascita di Gesù Cristo. Questo evento sta alla radice della nostra civiltà al punto tale che noi contiamo gli anni a partire da esso. A prescindere dall’adesione alla religione cattolica, negare il Natale di Gesù significa negare l’origine della nostra civiltà. E’ un atto violento: non a caso furono i nazisti i primi a sostituire il Natale con la Festa della Luce.
6. Fare il presepe in classe non impone a nessun bambino di diventare cristiano. Il presepe è simbolo di amore e di accoglienza, segno di pace e di fratellanza universale. memoria del sorgere del cristianesimo, religione del nostro paese e fondamento dei valori universali propri di ogni essere umano: libertà, uguaglianza, pari dignità tra uomo e donna. Sono le basi su cui costruire una integrazione autentica, basata sul rispetto reciproco.
7. La laicità è un metodo, non è un contenuto. Essere laici non significa essere anticristiani ma approcciare in modo ragionevole la realtà e impedire che una posizione prevalga in modo violento sulle altre. La vera laicità include, non esclude, apre al confronto, non chiude fuori dalla porta culture, religioni, tradizioni ma ne valorizza il meglio.
8. La “neutralità religiosa” offende tutti. Se si toglie dalla scuola il presepe e il riferimento alla nascita di Gesù, per logica conseguenza va tolto ogni riferimento a ricorrenze come il Ramadan o Halloween (è la contrazione di All Hallows Eve che significa "vigilia di Tutti i Santi", la Festa di tutti i Santi); senza dimenticare che lo stesso “laico” Babbo Natale, che in molte scuole porta i doni “al posto” di Gesù Bambino, in realtà è Santa Klaus, cioè San Nicola.
9. Tolto il presepe, Natale rimane esclusivamente una festa del consumismo, fatta di regali e di abbuffate, priva di valori e di insegnamenti. E’ a questo che vogliamo educare gli studenti delle nostre scuole?
mercoledì 26 novembre 2008
In diretta dal Don Orione
mercoledì 19 novembre 2008
Il mio intervento a Liberi di vivere (Nomadelfia 18 novembre 2008)
Liberi di vivere - consegna firme al Quirinale |
Carissimi amici qui presenti a Roma e soprattutto carissimi amici che ci ascoltate grazie alle frequenze nazionali di Radio Mater, benvenuti in questa serata intitolata “Liberi di vivere”. Mi sia permesso anzitutto di ringraziare i nostri ospiti, ovvero la comunità di Nomadelfia qui rappresentata dal gruppo familiare Giovanni Paolo II e soprattutto da Mamma Irene, prima mamma di vocazione a seguire don Zeno Saltini in questa sua opera. La vostra ospitalità sono ancor di più testimonianza ed adesione all’appello Liberi di vivere .
venerdì 14 novembre 2008
Liberi di vivere.... anche per Eluana
alle ore 21 a Nomadelfia Roma (via del Casale di San Michele 46) l'amico Antonio Palmieri presenterà il libro e la raccolta di firme
LIBERI DI VIVERE... anche per Eluana
www.liberidivivere.it per dare agli amici malati di Sla (come Mario Melazzini) le possibilità di cura e la possibilità di continuare a vivere.
mercoledì 12 novembre 2008
Discussione su Liberi di vivere
Citazione
Liberi di vivere
Tenuto da: Giorgio Gibertini ed on. Antonio Palmieri Data e ora: martedì 18 novembre 2008 alle 21.00 Visualizza l'evento su Windows Live Spaces
martedì 11 novembre 2008
Giovedi sarò a Trapani
Apc-Immigrati/Domani a Castelvetrano convegno incontro interculturale
A promuoverlo la società cooperativa sociale Onlus Insieme
Roma, 11 nov. (Apcom) - Si terrà domani, presso il complesso "La
locanda di Selinunte, nel Comune di Castelvetrano, il convegno
dal titolo 'Incontro Interculturale' promosso dalla società
cooperativa Sociale Onlus Insieme.
"Grazie al coinvolgimento diretto del Prefetto Stefano Trotta e
del Sindaco Giovanni Pompeo di Castelvetrano - dichiara in una
nota il presidente di Insieme Giuseppe Scozzari - abbiamo
realizzato questa giornata di presentazione, alla cittadinanza
locale e nazionale, alla stampa locale e nazionale, del nostro
modo di accoglienza dell'immigrato che già ha ricevuto
importantissimi riconoscimenti dell'ONU ed è l'unico ad avere il
certificato di qualità ISO 900".
Il Consorzio Connecting People è una impresa socialmente
orientata impegnata per la costruzione di comunità inclusive e
solidali; uno strumento di sviluppo dell'economia sociale guidato
dai principi della solidarietà, della democrazia partecipata e
della cittadinanza attiva, della lotta contro ogni schiavitù
morale e materiale. La missione della società - informa ancora la
nota - è quella di produrre innovazione e sviluppo a servizio
della rete; ambiti di intervento i settori Migrazioni, la
Cooperazione Internazionale e la Formazione. Conncecting People
gestisce in Italia 11 Centri cosiddetti di Prima Accoglienza e
tutti con lo stesso spirito guida e con personale altamente
qualificato.
Red/Ssa
111347 nov 08

venerdì 7 novembre 2008
convegno a Milano
mercoledì 5 novembre 2008
AUGURI OBAMA
Usa, Gibertini: Obama aiuti anche la vita a
rinascere
Roma, 05 NOV (Velino)
- "Ci uniamo al coro di
complimenti per l'elezione di Barack Obama a presidente degli Stati Uniti di America. Mi auguro che il nuovo presidente
affronti con adeguatezza le tematiche bioetiche dando alla vita non ancora nata una priorita' oggi indispensabile". Lo
dichiara Giorgio Gibertini del Centro di Aiuto alla vita di Roma. "Da Obama - continua - ci aspettiamo un'inversione di tendenza, un cambiamento nelle politiche abortiste americane nella speranza che anche su questo tema, e per tutto il mondo, inizi una nuova stagione di difesa della vita da concepimento a morte naturale. Auguri ancora da tutti i nostri volontati e dalle 100 mamme e figli aiutati a 'rinascere'".
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CONGRATULAZIONI A VELTRONI
CACCIARI, NESSUNO SI APPROPRI DELLA SUA VITTOR
(ANSA) - VENEZIA, 5 NOV - ''Spero che nessuno sia cosi' patetico da appropriarsi della vittoria di Obama. Spero che
alcuni esponenti del nostro governo abbiano quel residuo senso del pudore di non dire che assomigliano a Barack''. Lo rileva
Massimo Cacciari, sindaco di Venezia, intervistato da Affaritaliani.it, sull'elezioni del candidato democratico alla Casa Bianca. Per Cacciari, ''neanche il Partito Democratico ha niente a che fare con Obama. Quando vedro' il Pd rinnovarsi, non dico a livello di presidenti, ma di consiglieri comunali, con
qualche quarantenne in piu', allora ne parleremo''. ''Per quanta stima e affetto io abbia per Veltroni, e' comico- dice - metterlo accanto a un evento di questa portata epocale. E sarebbe vergognoso se il tentativo di dire assomigliamo a Obama venisse da chi fino a ieri diceva di essere amico di Bush''. ''E' - conclude - una cosa straordinaria per il mondo, se non altro per il suo valore simbolico che e' assolutamente incalcolabile negli effetti che potra' avere. Quindi ridurre
tutto a una chiave di convenienza per questo o quel partito significa banalizzare questo fatto davvero epocale. Gia' di per se' questo evento ha un significato addirittura metapolitico. E' un fatto di tale rilievo culturale e direi addirittura antropologico, una cosa eccezionale. Banalizzarla dicendo che questo o quel partitello in giro per il mondo cerchi di appropriarsene e' comico e patetico. E', in generale, un rinnovarsi generale dell'immagine dell'America che puo' avere
effetti straordinari per gli equilibri politici e culturali
mondiali''. (ANSA).
martedì 4 novembre 2008
Il terrorismo dei Prof
giovedì 30 ottobre, ore 20. Telefonata della madre di due studenti di un liceo
artistico (è possibile ascoltarla sul sito web).
Michela da Livorno: “Sono la mamma di due
ragazzi. Stanno scioperando e non sanno per cosa. Ho parlato con i miei figli e
i loro compagni, non conoscono niente, non sono informati, sono solo motivati
dal terrorismo psicologico dei loro professori…”
conduttore: Cosa intende per terrorismo, ci spieghi..
hanno partecipato. Sono andati a scuola. Sono tornati arrabbiati, perché la
professoressa, la loro professoressa di italiano li ha aggrediti e offesi, gli
ha detto che non avevano fatto l’interesse della scuola, quello suo e di tutti
i professori…”
conduttore: Mi faccia capire, aggrediti in che senso?
deficienti, che non capivano niente perché non rispettavano il lavoro che lei
stava facendo. A casa si sono arrabbiati con me. Oggi il ragazzo è tornato
tutto eccitato:mamma, abbiamo fatto un gran casino, abbiamo suonato e ballato.
Pensa, c’era questo e quel professore…”
conduttore: Vada dal preside, faccia qualcosa…
Devo lasciar perdere. Sono una combattiva, ma in passato, quando ho fatto
qualcosa a rimetterci sono stati i miei figli”
lunedì 3 novembre 2008
Parteciperò alla due giorni giovani di Milano
UFFICIALIZZO IL PROGRAMMA DELLA "DUE GIORNI GIOVANI" CHE SI TERRA' A MILANO L'8 E IL 9 OTTOBRE.
venerdì 31 ottobre 2008
Halloween? No grazie!
giovedì 30 ottobre 2008
Soldati di Dio
sua potenza. [11]Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter
resistere alle insidie del diavolo. [12]La
nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e
di
carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori
di
questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle
regioni celesti.
[13]Prendete perciò l'armatura di Dio, perché
possiate
resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato
tutte le prove. [14]State dunque ben fermi, cinti i fianchi
con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, [15]e
avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo
della pace. [16]Tenete sempre in mano lo scudo della fede,
con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; [17]prendete
anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito,
cioè la parola di Dio. [18]Pregate
inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche
nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e
pregando per tutti i santi, [19]e anche per me, perché
quando apro la bocca mi sia data una parola franca, per far conoscere
il mistero del vangelo, [20]del quale sono ambasciatore in
catene, e io possa annunziarlo con franchezza come è mio dovere.
San Paolo
giovedì 9 ottobre 2008
LA CAPARRA DELLA FUTURA EREDITA'
mercoledì 1 ottobre 2008
Poesia per il mio 36esimo compleanno
E’ scivolato sin qui
Questo compleanno
Che non attendevo
Confuso da quest’anno
Bisesto
Che dicon faccia rima
Con funesto
La certezza
È che siamo al tramonto
Di questi dodici mesi
La speranza
È che non sia così
Ogni quattr’anni
Ho conosciuto tanto
In questi mesi
Non me ne sono andato
Sono stato allontanato
E non mi cercano più quegli occhi
Che prima incrociavo
Ogni giorno
Per voltarci assieme
Verso lo stesso orizzonte
Ma a te che leggi
È tutto noto
Perché questa è scritta per chi
Amico o parente
Quest’oggi
Ha una candelina accesa
Per i miei 36
E forse
Non arriviamo a tutte le candeline
Ma ci penserà la mia sposa
Ed i miei figli
A colmare il resto
Ho conosciuto tanto
Ma soprattutto
salito all’Ambro
Nel momento più difficile
Ho incontrato chi
In cambio del perdono
Mi ha chiesto di perdonare
E di pregare
Per i nemici
Perché nessuno
Che ha messo mano
All’aratro
E si volta indietro
È adatto
Per il Regno di Dio.
Parole che risuonano oggi
Come allora
Ed ho scritto tutto questo ed altro
Per purificarmi
Per tendere alla perfezione
Camminando verso il Santuario
Ed ammettere tutte le mie colpe
Ed ho preso le mie robe
E questi venti anni
E li ho chiuse in tante scatole
Nel mio spazio
A Venarotta
Ed ho rimesso mano
All’aratro
Incurante come Giobbe
Dei falsi ragionamenti
Sono in attesa che Dio
Si renda accessibile
Ho rincontrato
Ogni giorno
Dio
Che si fa mistero
Anche in questa chiesina
A Prati Fiscali
Ed ho riscoperto
La serena dipendenza
Dall’ostia consacrata
E cerco di esserci
Tutte le mattine
Ho conosciuto ancor di più
Sara
Che mi hai dato come sposa
E che ha condiviso tutto
Preghiere e sofferenze
Scelte e decisioni
E se ne stiamo uscendo
In piedi
È perché ci siamo sorretti
A vicenda
Non solo mano nella mano
Ma abbracciati
Perché le mani
Erano impegnate
A far varcare la soglia
Anche ai nostri figli
Figli che sono sempre più dono
E grazia
Che cerchiamo di non rovinare
Genitori inesperti
E coi quali ci siamo ritrovati
Per crescere assieme
E passare più tempo
Tra di noi
Per noi
Retrogusto dolce
Di questa amarezza
Amarezza
Ne rimane ancora
Per il fiele
Servitomi freddo
E che mi ha reso un po’ più accorto
Verso questa vita
Ma rimango ancora
Un folle idealista innamorato
Di ogni bimbo che nasce
O da aiutare a nascere
E di ogni momento passato
Attorno a questo mappamondo
E quasi non sento più
Lo sfilarsi indietro del coltello
Dalla piaga
Eccoli i 36
Che non volevo festeggiare
Grazie per i 36
Che scenderanno con le prime luci dell’alba
Ma scrivo ancora prima
Che altri eventi
Rallegrino l’attesa
E siano un dono
Ancor più gradito
Di tutti quelli
Che sinora
Ho avuto
Sono nato
Il giorno degli Angeli Custodi
Di 36 anni fa
Li sento tutti
Su di me
Non gli anni
Ma gli angeli
Vicini
Che mi proteggono
E ci saranno anche loro
Alla Festa
Di domani
Giorgio Gibertini Jolly
1 ottobre 2008
venerdì 26 settembre 2008
PERCHE' FERRARA SBAGLIA... ANCORA....
FRANCESCO D’AGOSTINO
Le poche, ma dense parole che il presidente della Cei ha riservato al 'caso Englaro', inaugurando i lavori del Consiglio permanente, hanno suscitato – come era prevedibile – un forte interesse mediatico. In questo contesto, la reazione di Giuliano Ferrara, apparsa sul Foglio del 23 settembre, è quella che più ha destato meraviglia, per il suo carattere amichevole e rispettoso nella forma, ma particolarmente aspro nella sostanza. Ferrara, infatti, vede in quella del cardinale una risposta intimidita e confusa alle istanze della cultura postmoderna e – cosa ancor più grave – un’acquiescenza al relativismo soggettivista, che affida alla volontà soggettiva delle persone la scelta insindacabile su come si debba morire.
Eppure, chiunque legga le parole esatte di Bagnasco si rende subito conto che esse in nulla e per nulla avallano l’interpretazione di Ferrara. Ma, per l’appunto, si tratta di un’interpretazione, cioè di un 'processo alle intenzioni': e contro le interpretazioni non c’è prova testuale che tenga. Ferrara si è mosso come si muovono gli intellettuali, quando percepiscono una possibile frattura tra la realtà e i principi che essi hanno a cuore e vogliono difendere (a volte generosamente, come è appunto il caso del direttore del Foglio). Tanto peggio per la realtà, essi allora concludono. Bisogna salvare i principi; il resto non interessa.
Non è così che ragionano i cristiani.
Non c’è dubbio che essi siano uomini attaccatissimi ai loro principi; ma non stanno al mondo solo per argomentarli e difenderli (questo è il compito dei filosofi e forse più in generale degli intellettuali), bensì per fare in mondo che i principi, non restando nel mondo delle idee, operino concretamente nella realtà. Il cristiano, prima ancora di giudicare (e condannare) il mondo, lo ama; lo ama, perché Dio lo ha amato per primo creandolo, e tanto lo ha amato da incarnarsi, per salvarlo, in Gesù Cristo. Ecco perché la più bella icona di Gesù è quella del pastore (immagine che non a caso i vescovi attribuiscono a se stessi): il pastore è metafora di colui che ama e si prende cura delle sue 'pecore', e non – per dire – di uno zoologo che si interessa di loro solo come oggetto di ricerca scientifica.
Dal cardinal Bagnasco, come pastore, non ci aspettiamo disquisizioni teologiche o analisi sociologicoculturali; questo è il compito che spetta ai teologi, ai filosofi, eventualmente allo stesso Bagnasco, ma in veste diversa da quella di presidente della Cei. Da lui, come da ogni 'pastore', desideriamo apprendere come il cristianesimo deve incarnare i suoi principi nell’esperienza umana, come deve farli operare all’interno della storia, farli rispondere alle esigenze del tempo. Il cardinale ha preso correttamente atto di un 'fatto storico', i pesanti interventi della magistratura nella vicenda Englaro: un fatto dal minimo rilievo 'dottrinale', ma di notevole rilevanza bioetica e sociale. Un intellettuale può legittimamente rifiutarsi di leggere una sentenza, perché sa bene che non sono le sentenze a esplicitare ciò che è bene e ciò che è male per l’uomo. Ma un pastore ha il dovere di farlo, perché il gregge di cui egli deve aver cura, non è mentale o virtuale, ma è un insieme concreto di persone che vogliono un orientamento per la vita quotidiana (quella su cui incidono le sentenze della magistratura).
La Cassazione, con un’infausta decisione, ha di fatto introdotto l’istituto del testamento biologico (e per di più in forma anche verbale!) nel nostro ordinamento, alterando profondamente il principio etico e giuridico del rispetto assoluto che si deve alla vita umana. Dobbiamo cioè concludere che la pretesa che si debba riconoscere ai malati un vero e proprio 'diritto' a lasciarsi morire è ormai già presente, grazie alla Cassazione, nel nostro sistema.
A questo bisogna reagire: non certo per avallare ulteriormente in forma di legge tale pretesa, ma per negarla espressamente, nel momento stesso in cui si riconosca (come aveva a suo tempo auspicato il Comitato nazionale per la bioetica) il diritto dei malati a depositare in forma scritta e rigorosamente garantita (e solo se lo ritengono opportuno) non un testamento biologico, non direttive vincolanti per i medici, ma «dichiarazioni anticipate» su quali, tra i diversi, possibili, leciti trattamenti sanitari di fine vita, essi ritengano preferibili. Auspicando un intervento saggio e innovativo del legislatore, e indicando limiti inderogabili, il cardinale ci ha dato un esempio di come la dottrina debba essere difesa sempre attraverso il riferimento all’esperienza concreta; un esempio di quello che potremmo chiamare, usando un’espressione di Kierkegaard, un autentico 'esercizio del cristianesimo', prezioso per i cristiani e meritevole di attenzione da parte di tutti gli uomini di buona volontà.
giovedì 25 settembre 2008
Vanità della vanità
Tutto è vanità in questo mondo | |
1 Parole di Qoèlet, figlio di Davide, re di Gerusalemme. |
mercoledì 24 settembre 2008
IO STO CON BAGNASCO
(...) Questi mesi estivi sono stati segnati dalla vicenda di Eluana Englaro, la giovane lecchese che, per un incidente stradale occorsole sedici anni fa, vive in stato vegetativo conseguente a un coma da trauma cranico. La partecipazione commossa alla sorte di questa giovane, la condivisione e il rispetto per la situazione di sofferenza nella quale versa la famiglia, sono i nostri primi sentimenti. È una condizione, quella di Eluana, che peraltro interessa circa altri due mila nostri concittadini sparsi per il territorio nazionale. Per loro e le loro famiglie, come pure per altri malati gravemente invalidati, è necessario un efficace supporto da parte delle istituzioni. Non è questa la sede per richiamare l’iter abbastanza complesso che, rendendo questo caso emblematico, ha nel contempo evidenziato la nuova situazione venutasi a determinare in seguito a pronunciamenti giurisprudenziali che avevano inopinatamente aperto la strada all’interruzione legalizzata del nutrimento vitale, condannando in pratica queste persone a morte certa. Si è imposta così una riflessione nuova da parte del Parlamento nazionale, sollecitato a varare, si spera col concorso più ampio, una legge sul fine vita che – questa l’attesa − riconoscendo valore legale a dichiarazioni inequivocabili, rese in forma certa ed esplicita, dia nello stesso tempo tutte le garanzie sulla presa in carico dell’ammalato, e sul rapporto fiduciario tra lo stesso e il medico, cui è riconosciuto il compito – fuori da gabbie burocratiche − di vagliare i singoli atti concreti e decidere in scienza e coscienza. Dichiarazioni che, in tale logica, non avranno la necessità di specificare alcunché sul piano dell’alimentazione e dell’idratazione, universalmente riconosciuti ormai come trattamenti di sostegno vitale, qualitativamente diversi dalle terapie sanitarie. Una salvaguardia indispensabile, questa, se non si vuole aprire il varco a esiti agghiaccianti anche per altri gruppi di malati non in grado di esprimere deliberatamente ciò che vogliono per se stessi.
Quel che in ultima istanza chiede ogni coscienza illuminata, pronta a riflettere al di fuori di logiche traumatizzanti indotte da casi singoli per volgersi al bene concreto generale, è che in questo delicato passaggio – mentre si evitano inutili forme di accanimento terapeutico − non vengano in alcun modo legittimate o favorite forme mascherate di eutanasia, in particolare di abbandono terapeutico, e sia invece esaltato ancora una volta quel favor vitae che a partire dalla Costituzione contraddistingue l’ordinamento italiano.
La vita umana è sempre, in ogni caso, un bene inviolabile e indisponibile, che poggia sulla irriducibile dignità di ogni persona (cfr Benedetto XV, Discorso di saluto e accoglienza ai giovani, Sydney, 17 luglio 2008), dignità che non viene meno, quali che siano le contingenze o le menomazioni o le infermità che possono colpire nel corso di un’esistenza. Alla luce di questa consapevolezza iscritta nel cuore stesso dell’uomo, e che non è scalfibile da evoluzioni scientifiche o tecnologiche o giuridiche, noi guardiamo con fiducia alle sfide che il Paese ha dinanzi a sé, sicuri che il nostro popolo − con l’aiuto del Signore − saprà trovare le strade meglio corrispondenti alla sua voglia di futuro e alla sua concreta vocazione.
Di tutto questo, come degli argomenti indicati all’ordine del giorno, discuteremo ora con franchezza e responsabilità, mentre ci affidiamo per il lavoro che ci attende alla Vergine Maria e ai nostri Santi patroni.
Angelo Card. Bagnasco
Presidente
COMMENTO DI SANDRO MAGISTER
La prolusione del Cardinal Bagnasco in apertura dei lavori del Consiglio permanente della Cei ha fatto discutere soprattutto per le dichiarazioni sul tema del testamento biologico. Ma sono molte le tematiche toccate dal presidente della Cei, in un discorso da cui è emersa, secondo il vaticanista dell’Espresso Sandro Magister, una posizione di estrema «tranquillità» ed «equanimità».
martedì 16 settembre 2008
RESPONSABILE UFFICIO STAMPA FIDIS www.fidis.it
lunedì 15 settembre 2008
COMPLEANNO A REGINA COELI
lunedì 8 settembre 2008
IL PAPA A CAGLIARI - 2
IL PAPA A CAGLIARI - 1
martedì 26 agosto 2008
per i genitori
martedì 12 agosto 2008
DAI IL MEGLIO DI TE
L'uomo è irragionevole, illogico, egocentrico
NON IMPORTA, AMALO
Se fai il bene, ti attribuiranno secondi fini egoistici
NON IMPORTA, FA' IL BENE
Se realizzi i tuoi obiettivi, troverai falsi amici e veri nemici
NON IMPORTA, REALIZZALI
Il bene che fai verrà domani dimenticato
NON IMPORTA, FA' IL BENE
L'onestà e la sincerità ti rendono vulnerabile
NON IMPORTA, SII FRANCO E ONESTO
Quello che per anni hai costruito può essere distrutto in un attimo
NON IMPORTA, COSTRUISCI
Se aiuti la gente, se ne risentirà
NON IMPORTA, AIUTALA
Da' al mondo il meglio di te, e ti prenderanno a calci
NON IMPORTA, DA' IL MEGLIO DI TE
martedì 5 agosto 2008
CHI ERA JEROME LEJEUNE - IL NOSTRO NOBEL PER LA VITA
Jérôme Lejeune
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Jérôme Jean Louis Marie Lejeune (Montrouge, 26 giugno 1926 – Parigi, 3 aprile 1994) era un pediatra e genetista cattolico francese, la sua notorietà è dovuta al fatto di aver scoperto che un anomalia genetica è collegata ad una disabilità mentale, nello specifico scoprì la causa della Sindrome di Down. Il 25 aprile 2007 è iniziata la causa di canonizzazione ed è stato nominato Servo di Dio.
Indice [nascondi] o 1.4 Morte e causa di beatificazione · 2 Note |
Biografia [modifica]
La carriera scientifica [modifica]
Dopo aver compiuto i suoi studi di medicina, Jerôme Lejeune diventa ricercatore al CNRS nel 1952 ed in seguito venne nominato esperto internazionale per la Francia sull'effetto biologico delle radiazioni atomiche.
Nel luglio 1958, a 32 anni, effettuò l'esame dei cromosomi di alcuni bambini affetti dalla Sindrome di Down e scoprì che questi bambini avevano un cromosoma di troppo (la cosiddetta trisomia) sul cromosoma 21, così venne scoperta la causa della sindrome di Down.
Per la prima volta nella storia della genetica medica è stabilito un legame tra un ritardo mentale ed un'anomalia cromosomica. Successivamente, con i suoi collaboratori, scopre che il meccanismo di molte altre malattie cromosomiche e apre così la via alla citogenetica ed alla genetica moderna.
Capo dell'unità di citogenetica all'"Hôpital Necker Enfants-Malades" di Parigi, Lejeune acquisisce una reputazione mondiale. Studia con il suo gruppo più di 30.000 cartelle cromosomiche e si cura più di 9.000 persone colpite da una malattia mentali, in particolare i bambini affetti da Sindrome di Down.
Nel 1963, Lejeune è il primo a descrivere dal punto di vista scientifico la Sindrome del grido di gatto, il nome di questa malattia proviene dal fatto che le grida dei bambini sono molto simili ai miagolii di un gatto. Questa malattia è anche chiamata "Sindrome di Lejeune".
L'anno successivo, diventa professore di genetica alla facoltà di medicina di Parigi e nel 1978, papa Giovanni Paolo II gli chiese di far parte dell'Pontificia accademia delle scienze e del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari.
Nel 1981, è eletto all'Accademia di scienze morali e politiche e due anni più tardi, nel 1983, l'Accademia nazionale di medicina. Diventa, nel 1994, il primo presidente della Pontificia Accademia per la Vita creata da Giovanni Paolo II lo stesso anno.
Riconoscimenti [modifica]
Lejeune venne nominato dottore honoris causa o membro di numerose altre accademie, università straniere, ottenne numerosi premi per i suoi studi sulle patologie cromosomiche, fra i quali: il premio Kennedy nel 1962, il premio William Allan nell'1969 ed il premio Griffuel nel 1993 per i suoi studi sulle anomalie cromosomiche nei tumori.
La difesa della vita [modifica]
Vendendo i risultati delle sue ricerche, fatti per la ricerca di cure, si accorge che questi vengono utilizzati per altri fini che disapprova: individuazione precoce degli embrioni portatori di malattie mentali per facilitare l'interruzione medica di gravidanza (IMG). Decise allora di difendere pubblicamente i bambini malati, dal loro concepimento alla fine naturale della loro vita, diventa quindi presidente onorario dell'associazione "SOS futures mères" (il primo movimento "pro-life" francese), opponendosi all'aborto e all'uso del mifepristone (la pillola abortiva) che definisce "primo pesticida umano".
Morte e causa di beatificazione [modifica]
Morì il giorno di Pasqua il 3 aprile 1994 in seguito ad un cancro, lasciando la moglie Marie e i cinque figli. La "Fondazione Jérôme-Lejeune", fondata dopo la sua morte dai suoi parenti, prosegue la sua azione a favore delle persone con malattie mentali.
Papa Giovanni Paolo II è andato a visitare la sua tomba a Chalo-Saint-Mars, il 22 agosto 1997, in occasione della giornata mondiale della gioventù di Parigi, il pontefice dirà di lui in una lettera al cardinale Lustinger:
«Nel corso di tutta l'esistenza del nostro fratello Jérôme, questo richiamo ha costituito una linea portante. Nella sua qualità di biologo, si è appassionato alla vita. Nel suo campo è stato una delle massime autorità a livello mondiale. Molti organismi lo invitavano a tenere delle conferenze e sollecitavano il suo parere. Era rispettato anche da quanti non ne condividevano le convinzioni più profonde. Desideriamo oggi ringraziare il Creatore, "dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome" (Ef 3, 15), per il particolare carisma del defunto. Bisogna parlare in questo caso di carisma perché il Professor Lejeune ha sempre saputo far uso della sua profonda conoscenza della vita e dei suoi segreti per il vero bene dell'uomo e dell'umanità e solo per questo. È divenuto uno degli arditi difensori della vita, soprattutto della vita dei bambini prima della nascita che, nella nostra civiltà contemporanea, è spesso minacciata a tal punto che si può pensare ad una minaccia programmata. Oggi questa minaccia si estende anche agli anziani e agli ammalati. Le istituzioni umane, i parlamenti democraticamente eletti, usurpano il diritto di poter determinare chi ha diritto alla vita e chi può invece vedersi privato di questo diritto senza alcuna colpa da parte sua. In diversi modi, il nostro secolo ha sperimentato questo comportamento, soprattutto durante la seconda guerra mondiale, ma anche dopo la fine della guerra. Il Professor Jérôme Lejeune si è assunto pienamente la responsabilità specifica dello scienziato, pronto a diventare un "segno di contraddizione" senza tener conto di pressioni esercitate dalla società permissiva né dell'ostracismo di cui era oggetto. Siamo oggi di fronte alla morte di un grande cristiano del XX secolo di un uomo per il quale la difesa della vita è diventata un apostolato.» [1]
Il 25 febbraio 2007 l'arcivescovo di Parigi, mons. Andrè Vingt-Trois ha nominato padre Jean Charles Naud, priore dell'abbazia di Saint Wandrille, postulatore della causa di beatificazione di Lejeune, l'annuncio è stato fatto nella XIII Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita.
LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II
AL CARDINALE JEAN-MAIRE LUSTIGER PER
LA MORTE DEL PROFESSORE JÈRÔME LEJEUNE
Al Signor Cardinale Jean-Marie Lustiger,
Arcivescovo di Parigi
“Io sono la risurrezione e la vita, chi crede in me, anche se muore, vivrà” (Gv 11, 25).
Queste parole di Cristo ci vengono in mente di fronte alla morte del Professor Jérôme Lejeune. Se il Padre dei cieli lo ha chiamato da questa terra lo stesso giorno della Risurrezione di Cristo, è difficile non vedere un segno in questa coincidenza. La Risurrezione di Cristo costituisce una grande testimonianza resa alla Vita che è più forte della morte. Illuminati da queste parole del Signore, vediamo in ogni morte umana come una partecipazione alla morte di Cristo e alla sua Risurrezione, soprattutto quando una morte si verifica lo stesso giorno della Risurrezione. Una morte simile rappresenta una testimonianza ancora più forte alla vita alla quale l’uomo è chiamato in Gesù Cristo. Nel corso di tutta l’esistenza del nostro fratello Jérôme, questo richiamo ha costituito una linea portante. Nella sua qualità di biologo, si è appassionato alla vita. Nel suo campo è stato una delle massime autorità a livello mondiale. Molti organismi lo invitavano a tenere delle conferenze e sollecitavano il suo parere. Era rispettato anche da quanti non ne condividevano le convinzioni più profonde.
Desideriamo oggi ringraziare il Creatore, “dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome” (Ef 3, 15), per il particolare carisma del defunto. Bisogna parlare in questo caso di carisma perché il Professor Lejeune ha sempre saputo far uso della sua profonda conoscenza della vita e dei suoi segreti per il vero bene dell’uomo e dell’umanità e solo per questo. È divenuto uno degli arditi difensori della vita, soprattutto della vita dei bambini prima della nascita che, nella nostra civiltà contemporanea, è spesso minacciata a tal punto che si può pensare ad una minaccia programmata. Oggi questa minaccia si estende anche agli anziani e agli ammalati. Le istituzioni umane, i parlamenti democraticamente eletti, usurpano il diritto di poter determinare chi ha diritto alla vita e chi può invece vedersi privato di questo diritto senza alcuna colpa da parte sua. In diversi modi, il nostro secolo ha sperimentato questo comportamento, soprattutto durante la seconda guerra mondiale, ma anche dopo la fine della guerra. Il Professor Jérôme Lejeune si è assunto pienamente la responsabilità specifica dello scienziato, pronto a diventare un “segno di contraddizione” senza tener conto di pressioni esercitate dalla società permissiva né dell’ostracismo di cui era oggetto.
Siamo oggi di fronte alla morte di un grande cristiano del XX secolo. di un uomo per il quale la difesa della vita è diventata un apostolato. È chiaro che, nella situazione attuale del mondo, questa forma di apostolato dei laici è particolarmente necessaria. Vogliamo oggi ringraziare Dio, Lui che è l’Autore della vita, di tutto ciò che è stato per noi il Professor Lejeune, di tutto quello che ha fatto per difendere e promuovere la dignità della vita umana. Vorrei in particolare ringraziarlo per aver preso l’iniziativa della creazione della Pontificia Accademia “Pro Vita”. Membro della Pontificia Accademia delle Scienze da molti anni, il Professor Lejeune ha preparato tutti gli elementi necessari a questa nuova fondazione e ne è divenuto il primo Presidente. Siamo sicuri che pregherà ormai la Saggezza divina per questa Istituzione così importante che gli deve in gran parte la propria esistenza.
Cristo dice: “lo sono la risurrezione e la vita. Chi crede in me, anche se muore, vivrà . . .”. Crediamo che queste parole si siano realizzate nella vita e nella morte di nostro fratello Jérôme. Che la verità sulla vita costituisca anche una fonte di forza spirituale per la famiglia del defunto, per la Chiesa di Parigi, per la Chiesa in Francia e per tutti noi, cui il Professor Lejeune ha lasciato la testimonianza veramente radiosa della sua vita di uomo e di cristiano.
Nella preghiera, mi unisco a tutti coloro che partecipano alle esequie e invio a tutti, tramite il Cardinale Arcivescovo di Parigi, la mia benedizione apostolica.
Dal Vaticano, 4 aprile 1994.
IOANNES PAULUS PP. II