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lunedì 19 marzo 2018

Festa del papà, tutti i giorni

Tutti i giorni
da quando ci siete voi
è la mia festa

quando mi alzo
a prepararvi la colazione
o quando vi sento
già litigare
prima del sorgere del sole

quando parto
e ci salutiamo
gonfi di lacrime
e soprattutto
quando torno
dai viaggi di lavoro
e colmiamo l'attesa
con il nostro abbraccio

quando vediamo le partite assieme
o un film per tutti
oppure quando facciamo
una cosa per ognuno
e ci confrontiamo
sulle domande della vita

Tutti i giorni
è la mia festa
perchè mi alzo
anche per voi
lavoro anche per voi
combatto anche per voi
cerco la felicità
soprattutto per voi
provando a essere
testimone

Tutti i giorni
sono la mia festa
dal primo battito di Mauro
al rinnovarsi della grazia con Massimo
al triplete con dadino Matteo
e all'inaspettata paternità di Paolo

quattro rintocchi
che scandiscono
la meravigliosa avventura
che sto vivendo
come vostro Padre

Ilcentuplo.it








martedì 19 marzo 2013

Festa del Papà

“Quando un bimbo appena nato stringe x la prima volta il dito di suo padre lo racchiude x sempre” auguri soprattutto a noi che abbiamo quotidianamante la nostalgia dei nostri papa ma sappiamo che la loro presenza e inscritta nelle nostre mani nelle nostre menti nei nostri cuori!
Sara

"Una notte un padre sentì il figlio che pregava nella sua stanza:
Signore, fa che io diventi forte come il mio papà.
Più tardi, quella stessa notte, il padre pregò:
Dio, fa che io sia il tipo di uomo che mio figlio si aspetta."

lunedì 16 aprile 2012

Auguri al papà Papa

Oggi è il compleanno del Papa, ieri era di mio papà e così sarà per sempre, fin quando vivranno entrambe, ma anche dopo. Certo, il Papa ha dieci anni e qualche responsabilità in più, però è anche il nostro papà, di noi cattolici almeno, ma io credo anche degli uomini di buona volontà, di quelli che hanno voglia di affrontare la realtà quotidiana anche prendendo in

giovedì 30 luglio 2009

121.406 aborti per Legge nel 2008: mi scuserete se non esulto?

121.406 aborti per Legge nel 2008: mi scuserete se
non esulto? Mi scuserete se non mi unisco al coro di chi grida: sono diminuiti
gli aborti. Scusate, ma penso a quei 121.406 volti, maschi e femmine, bambini e
bambine uccisi. Scusate, ma penso alle 121.406 loro mamme e papà col volto
triste, oggi o domani. E dovrei esultare?

 

E penso anche ai soldi buttati via dallo Stato,
prelevati dalle nostre tasse, per pagare questi aborti e mi domando perchè
almeno la stessa cifra non è data alle mamme che vogliono tenere il bambino. E'
una battaglia di pari opportunità questa? Ministro Carfagna, mi può dare una
risposta?

 

E penso a queste madri che sono andate ad abortire
senza poter incontrare, sulla loro strada, una parola amica, una parola di vita,
una parola di verità: vittime loro stesse col loro aborto.

 

E dovrei esultare?

 

Non voglio cedere alla presunta retorica di dire:
finchè ci sarà un solo aborto è sempre una sconfitta, anche se condivido e
sottoscrivo questa affermazione.

Ma non voglio neanche credere che gli aborti sono
diminuiti grazie alla Legge che permette l'aborto: un controsenso, un ossimoro
di morte tutto da dimostrare.

Ed il calo delle nascite? E le 400 mila confezioni
di pillola del giorno dopo distribuite ogni anno in Italia? ed i paesi dove si è
svolta già, in via sperimentale, la interruzione di gravidanza con la
Ru486?

Se cala il numero delle madri che ricorre all'ivg è
grazie all'opera silenziosa dei Centri di aiuto alla vita che, nella
clandestinità, come succede a Roma, operano accanto alla mamma, sottolineo
accanto alla mamma, per salvare vite umane.

 

Giorgio Gibertini

presidente

Centro di aiuto alla vita di Roma

venerdì 6 febbraio 2009

ORA NON SI PUO CHIEDERE SILENZIO - Mario Giordano



MA ORA NON SI PUÒ CHIEDERE IL SILENZIO
di Mario Giordano
E adesso chiedono il silenzio. Ma certo: che resta ancora da dire? Eluana va a morire e la morte si deve tacere. Non si deve raccontare. La morte non è chic, stona un po’ con l’eleganza dei pensieri vip. Una morte di fame e sete, poi. C’è qualcosa di più terribile, c’è qualcosa di più straziante? C’è qualcosa che stride di più con la cipria del conformismo? E allora avanti: tutti a chiedere di calare il sipario, di stendere un velo, di rispettare il riserbo. In fondo la battaglia è vinta, no? Il principio è stabilito: ora in Italia si può morire per legge. L’eutanasia è arrivata per via giudiziaria. Che altro si deve aggiungere? Niente. C’è una ragazza che muore, c’è una ragazza che viene uccisa, ma questo è un particolare. Non si deve dire. Non si deve far sapere. Non più. Avanti con il prossimo caso. E intanto ricordatevi: tutti al Cafonal del sabato sera. Magari in viola, ma solo perché fa trendy. Guai a chi parla ancora di Eluana e di morte, però.
Il Tg de La7 annuncia di aver staccato «la spina dell’informazione». L’Unità pubblica a tutta pagina il titolo rosso «Silenzio» (e la foto illustra il gesto eloquente di chi chiede di tacere). «Silenzio per Eluana», dice l’editoriale Europa. «Silenzio per Eluana» chiedono le parlamentari del Pd Livia Turco e Barbara Pollastrini. «Cresce il partito del silenzio», strilla il Corriere. «Adesso silenzio», concorda il Riformista. «È il momento del rispetto», fa eco da destra il Secolo d’Italia. E forse sarò il solito controcorrente, ma in mezzo a tutti questi che invocano il silenzio, a me, oggi, è venuta una grande voglia di urlare.
Ma sì, non si può tacere di fronte a quello che sta accadendo a Udine. Non si può. Non più. Scusatemi, ma l’hanno voluto loro. Hanno fatto di Eluana un caso, hanno fatto di Eluana un emblema. Sono andati a prenderla nella sua stanza di Lecco, dove da anni le suore la curavano amorevolmente, in silenzio (loro sì), nel riserbo (loro sì), con rispetto (loro sì). L’hanno portata in giro come una bandiera, l’hanno esposta come un labaro o uno stendardo. Hanno sbattuto la sua vita in pasto ai tribunali, hanno messo la sua esistenza nelle mani dei giornali. Hanno fatto di una sofferenza privata un caso pubblico, di un dramma personale una questione nazionale. E adesso, dopo anni di riflettori accesi, e interviste a settimanali e tv, dopo anni di talk, dibattiti, forum, libri, ospitate, Bruno Vespa, Fabio Fazio, Maurizio Costanzo Show, adesso ci chiedono il silenzio? Con che coraggio?
Ancora ieri il papà di Eluana era in tv, intervistato a Porta a Porta. E ancora ieri era intervistato sui quotidiani. A Repubblica ha detto che sua figlia è un «simbolo». Ecco: se ha accettato che sua figlia diventasse un simbolo, se ha fatto di tutto perché sua figlia diventasse un simbolo, ora non può chiedere il silenzio. Non può chiedere il riserbo. Non si può essere simboli nel silenzio e nel riserbo. E forse è vero, come diceva ieri alla Stampa, il medico Mario Riccio, quello di Welby, che nei reparti di rianimazione degli ospedali, senza che nessuno se ne accorga, «si stacca la spina 18mila volte l’anno». Forse è vero. Anzi, sicuramente è vero. È la coscienza dei medici, l’intesa coi parenti, spesso un tacito consenso, un gesto pietoso e condiviso.


Ma Eluana non fa parte di quei 18mila. Eluana non muore per un tacito consenso o per un gesto pietoso. Muore per una sentenza che, di fatto, sostituisce una legge. E questo perché, da un certo punto in avanti, è stato deciso (mica da noi, mica dai giornali brutti e cattivi, mica dall’informazione dei soliti sciacalli) che lei diventasse un simbolo. Un caso. È stato deciso che la sua tragedia privata diventasse vicenda pubblica. Hanno voluto spremere il suo corpo inerte, hanno voluto ricavarne un distillato universale, un principio valido per tutti, un diritto scolpito dalla giustizia dentro la nostra storia e dentro le nostre coscienze. Non per esaudire la sua volontà, come è stato detto. Piuttosto, per forzare la nostra. Per costringerci, attraverso la pietà umana, ad aprire le porte a provvedimenti che sono e resteranno disumani.


Per questo non si può tacere di Eluana. Non più. È troppo tardi, è troppo ipocrita ora. L’abbiamo seguita fra i decreti e le corti, fra i palcoscenici dei tribunali e quelli della Tv: ora bisogna seguirla nell’ultimo tratto, bisogna raccontare minuto per minuto quello che accade dentro quella stanzetta, bisogna salire passo dopo passo il suo calvario che diventa il nostro calvario. Bisogna guardare in faccia Eluana fino all'ultimo. Anche se sarà duro. Anche se sarà meno chic di un articolo di Adriano Sofri, che in questo caso non vuole parlare di omicidio, lui che se ne intende. Anche se saremo sconvolti come il medico che l’ha accompagnata da Lecco a Udine in ambulanza e ora dice: «Non sarò mai più lo stesso». Bisogna parlarne ancora, bisogna dire tutto, perché Eluana è diventata un simbolo, come dice suo papà. E in quanto simbolo, inevitabilmente, vive sotto gli occhi di tutti e muore sotto gli occhi di tutti. Ma forse è proprio questo che fa paura, forse è proprio per questo che si chiede il silenzio: perché un conto è sopprimere un simbolo (morto un simbolo se ne fa un altro), un conto è sopprimere una vita. E accompagnando Eluana sino all’ultimo istante, raccontando i suoi giorni di agonia, c’è il rischio di rendersi conto che lei è molto più di una battaglia, molto più di una bandiera, molto più persino di una storica sentenza. Lei è semplicemente una persona.

giovedì 11 dicembre 2008

Presentazione del mio libro in uscita


In questo racconto c´è il mondo visto dagli occhi
di un bambino che scrive sulla sua famiglia. L´autore pone al centro dei suoi
episodi la figura del padre e tutto quello che è successo a Giorgio Gibertini
nell'anno 2008: l'avventura elettorale, la perdita del posto di lavoro, la

lunedì 21 luglio 2008

ALLA MAMMA DI ELUANA DA MAMMA SARA

Cara Mamma di Eluana,

si sente molto parlare di sua figlia e del suo papà ma non di lei... . Io ho pensato molto (sono una mamma anch'io e tra mamme ci si può dare del tu), ho pensato a quello che provi in questo momento ed a quello che hai provato in questi 16 anni; penso ad un dolore lacerante ed indescrivibile, poi penso a me ed ai miei figli... cosa farei se mi succedesse una cosa simile... non posso neanche pensarci senza soffrire!

Poi penso a quando mi siedo vicino a loro mentre dormono: li guardo, li accarezzo, gli dico cose che ancora non possono capire: i miei problemi, i miei sogni, le mie speranze, e loro stanno li, forse sognando, forse parlando con gli angeli, forse... magari nel loro cuore mi ascoltano e mi capiscono.

E' il dono più grande avere dei figli vicino... io non me ne separerei per nessuna ragione, non potrei mai negarmi la possibilità anche solo di vederli e di poterli accarezzare...

Ti sono vicina anche se deciderai di non far sentire la tua voce di mamma e sono sicura che tutte le mamme sono con te oggi più che mai!

 

Mamma Sara Orsini

giovedì 12 luglio 2007

C'era un bambino in carrozzella

Papà, c'era un bambino in carrozzella
nun moveva le braccia
e co' la faccia
guardava sempre verso su' sorella
Papà, perchè è così?
- Mah! Nun te lo so dì!
Forse li genitori hanno sbajato

mercoledì 30 maggio 2007

IL RAP DI POVIA AL FAMILY DAY

Il RAP di Povia al Family day
I diritti dei bambini sono più importanti di quelli dei grandi
Signori, siamo in un momento in cui domina l’oscurantismo.
Tutto è mascherato dietro grandi applausi e grandi sorrisi,
Persino la televisione non trasmette più quei film che
riunivano le famiglie sul divano.

mercoledì 2 maggio 2007

45esimo di matrimonio di mamma e papà

45esimo di matrimonio di mamma e papà

Savona ci accoglie
allargando le braccia
del suo piccolo porto
la nave si alza dall’acque
e da lontano
è il nostro

venerdì 20 aprile 2007

Crociera si parte

Siamo in crociera per i 45 anni di matrimonio di Paolo e Rosalba Gibertini: auguri mamma e papà!
Ovviamente vi aspetta un gran resoconto fotografico!
Itinerario Costa Romantica - ISOLE DELLE PERLE: