Sara pulisce le stanze, il bagno, la sala, la cucina e poi chiude la porta, per sempre. Quella non è più la casa di nonna Alba. Lo è stata per decenni, ora tutto è chiuso e spento, non c'è la caffettiera sempre pronta in cucina, dove ancora facevamo colazione. Non c'è più nulla.
La morte comincia a far sentire la sua presenza proprio in questi giorni di saluti, quando l'estate sta finendo, quella stessa estate iniziata col funerale di nonna Alba e che finirà con questa dolorosissima ripartenza.
Per 15 anni siamo ripartiti, come famiglia, dandole il prossimo appuntamento. Prima ci accompagnava alla macchina, poi solo dal balcone e poi più nulla, un lento spegnersi, su quel divano che adesso parla da solo. Ora ripartiamo e basta e tutto questo fa male, molto male.
Per Sara e i suoi fratelli invece è stata la casa dove per 40 anni sono cresciuti, hanno vissuto, hanno dormito, amato e quella maniglia oggi pesa e scotta.
Per Silvana ora tutto questa casa sembrerà una cattedrale nel deserto e si sentirà più sola e dovrà cominciare a viaggiare anche lei ma sa che avremo per sempre altre più strette "quattro mura" come luogo di incontro.
Per me è stato il primo luogo dove ho dormito a Venarotta e dove nonna Alba veniva a rimboccarmi le coperte e dove ha visto crescere, passo dopo passo, figlio dopo figlio, battuta dopo battuta, la nostra famiglia.
La morte non è una poesia, una canzone, un ricordo ma qualcosa di concreto. La morte è la costante presenza di una assenza.
Eccola.
La morte è questa. Il convivere con questo vuoto fino alla fine dei nostri giorni. Ci siamo già passati, per Babbo, e quando ti diranno che il tempo medicherà tutto non crederci. Col tempo imparerai solo ad abituarti a questo nuovo stato della vita, ai cambiamenti necessari dettati dagli eventi, alle nuove situazioni...e a fare colazione da un'altra parte.
giovedì 23 agosto 2018
sabato 18 agosto 2018
Salita sul monte come vittoria (anche psicologica) su se stessi
Siamo saliti al Monte Vettore (2476 m) con tutta la famiglia, parenti e
amici. Per me è stata una impresa visto che fino a qualche mese fa camminavo pochissimo, sport solo il giovedì, e zero passeggiate in montagna.
Per le mie ultime salite devo andare indietro nel tempo a quando ero educatore al Campeggio dell'Oratorio San Luigi di Novate Milanese: decine di anni fa.
E' stata una faticosissima quanto bellissima esperienza che più che altro mi è servita per vincere su me stesso, contro i miei limiti, le mie paure, i miei freni, anche psicologici.
La notte prima non ho dormito dall'agitazione.
I bambini sono stati bravissimi, molto più di me, e hanno imparato sulle loro gambe perchè la montagna è spesso utilizzata come metafora della vita.
Arrivato in vetta ho urlato come un bambino? No, più di un bambino. Urlato di gioia. Così come ho esultato all'arrivo alla macchina dopo la discesa.
Ho vinto dimostrando a me stesso, ancora una volta, che sia fisicamente sia psicologicamente, anche alla nostra età, qualche sfida è ancora superabile!
Ora mi sto preparando per la prossima meta, il Monte Gran Sasso!
venerdì 3 agosto 2018
August capo d’inverno: addio nonna Alba, ci vediamo la prossima volta.
“Ietv viè”
ci hai detto l’ultima volta dopo che ti abbiamo strattonata, fatta ballare
attorno al bombolone dell’ossigeno, pitturato le unghie dei piedi, cantato
qualche canzone e pregato assieme coi nipoti.
“Ietv viè”,
sicuramente avrò sbagliato la pronuncia, nonna, come mi dicevi sempre, e io non
sono come Stefano che ha studiato molto più di me e parla bene anche il vostro
dialetto!
Sei morta i
primi giorni di Agosto e questo mese chi ci dirà: “August capo d’inverno?”
Sei entrata
nel lungo inverno della vita proprio ad Agosto, l’Alba al tramonto ma oggi non
voglio solo piangere, non voglio celebrare una tragedia perché morire a quasi
92 anni, con questa serenità, con tutto questo amore attorno, non possiamo
definirla una tragedia.
Oggi voglio
ridere con te, se ci riesco, ancora una volta ma lo rifaremo per sempre
guardandoci le centinaia di foto e video che ti abbiamo fatto con te
consapevole, anzi, attrice protagonista quando ti lasciavi mettere il
cerchietto in testa, la maschera dell’uomo ragno, il cocktail in mano o l’uovo
di pasqua rovesciato in testa.
Ci sono
centinaia di foto che andrebbero proiettate oggi su questo altare e
parlerebbero di te meglio delle nostre parole e racconterebbero ai presenti,
che ti hanno conosciuta in vita, anche solo una volta di passaggio, chi eri
veramente nonna: un condensato di dolcezza, fermezza, bontà, originalità,
amore, preghiera.
La prima
volta che ti ho conosciuta eri sui gradini di casa, al terzo gradino, e come
già avevi fatto con chi mi aveva proceduto mi hai fermato e mi hai detto: “Ehi,
hai intenzioni serie? Se no “Ietv viè” . Quel giorno ho capito un’altra grande
verità del matrimonio cristiano. Sposando Sara ero consapevole di entrare in una nuova famiglia che aveva
questa nonna simpaticissima, questi fratelli così uniti e ben educati, i cugini
anche loro affettuosi e i miei suoceri.
Non sono
andato via, anzi, nonna, come vedi, siamo ancora qua.
Ti ho
conosciuta solo negli ultimi 15 anni di vita per questo i miei ricordi sono
pochi ma tutti intensi.
I tuoi detti
in dialetto, anche se, sono convinto che qualcuno te lo eri inventato al
momento per soddisfare la mia sete di conoscenza: ce ne sono alcuni che neanche
Silvana sapeva tradurre.
La tua
passione per il calcio si è incrociata anche con la mia e mi ha fatto amare un
po’ anche l’Inter perché era la tua squadra (perché ci ha giocato Baggio
dicevi) ma soprattutto mi ha fatto conoscere l’Ascoli che seguivi alla radio
ultimamente anche nelle radiocronache di tuo nipote Matteo. Sei stata
sicuramente una delle ultime ad usare la radio per seguire il calcio e a
scrivere le lettere a mano!
Il gioco
delle carte, che hai insegnato anche ai bambini, come con piacere li ascoltavi fare i compiti, recitare le
poesie a natale o suonare il flauto traverso.
Prima di
partire hai aspettato Eleonora, per l’ultimo saluto, hai seguito a distanza il
matrimonio di Ugo, hai accolto anche Paolo e Winnie capendo che l’amore che
avevi inculcato ai tuoi nipoti era
maturato in modo esponenziale e si era ormai aperto a nuove esperienze di
genitorialità.
Quanto amore
hai donato e quanto te ne è tornato indietro, nonna!
Se posso
permettermi, nonna, mi porto via questi tre insegnamenti:
la
spensieratezza e serenità con la quale affrontavi la quotidianità e con la
quale ti sei spenta andando incontro alla morte. Quando hai compiuto 90 anni ti
ho chiesto: nonna, vorresti avere 10 anni in meno? E tu mi hai dolcemente
sorpreso rispondendomi: “no, ormai si va solo avanti”, col sorrisino semplice
di chi ormai è consapevole che la vita è al termine perché è nell’ordine
naturale delle cose, della vita.
Quella vita
(e siamo al secondo insegnamento) che seppur ti ha tolto tanto, il marito,
Nonno Ugo che non ho mai conosciuto, tua figlia zia Anna che ho visto due
volte, e babbo Vincenzo… ma non ti ho mai sentita in questi anni rivolgerti al
Padre con rancore, con domande, ma solo con preghiere, soprattutto verso i
defunti. Noi siamo ancora qui a chiederci perché ci ha tolto Anna e Vincenzo e
tu sei sempre stata dignitosamente addolorata ma in fondo sempre serena, sempre
in comunione con loro, come sei adesso, per davvero, lassù, a farvi la vostra
partita a carte.
E infine
questi ultimi mesi ti sei fatta alzare, lavare, pulire dai tuoi nipoti come per
decenni hai fatto tu e ti sei riconsegnata a loro “bambina” permettendo loro di
chiudere il meraviglioso cerchio della vita e insegnandoci l’umiltà della
quinta stazione.
Vai nonna e
lasciaci andare. “Ietv viè”. Sì, ce ne andremo ora, ognuno per il suo percorso,
non faremo più a gara per correre a starti vicino sul divano, il grande
raccolto di chi dispensa solo amore.
Andremo
ognuno per la nostra strada, non ti preoccupare, ce la faremo. Addio nonna,
anzi a presto ora non abbiamo più neanche bisogno di tornare a Venarotta per
incontrarti perché viviamo in un grande abbraccio.
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