Jérôme Lejeune
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Jérôme Jean Louis Marie Lejeune (Montrouge, 26 giugno 1926 – Parigi, 3 aprile 1994) era un pediatra e genetista cattolico francese, la sua notorietà è dovuta al fatto di aver scoperto che un anomalia genetica è collegata ad una disabilità mentale, nello specifico scoprì la causa della Sindrome di Down. Il 25 aprile 2007 è iniziata la causa di canonizzazione ed è stato nominato Servo di Dio.
Indice [nascondi] o 1.4 Morte e causa di beatificazione · 2 Note |
Biografia [modifica]
La carriera scientifica [modifica]
Dopo aver compiuto i suoi studi di medicina, Jerôme Lejeune diventa ricercatore al CNRS nel 1952 ed in seguito venne nominato esperto internazionale per la Francia sull'effetto biologico delle radiazioni atomiche.
Nel luglio 1958, a 32 anni, effettuò l'esame dei cromosomi di alcuni bambini affetti dalla Sindrome di Down e scoprì che questi bambini avevano un cromosoma di troppo (la cosiddetta trisomia) sul cromosoma 21, così venne scoperta la causa della sindrome di Down.
Per la prima volta nella storia della genetica medica è stabilito un legame tra un ritardo mentale ed un'anomalia cromosomica. Successivamente, con i suoi collaboratori, scopre che il meccanismo di molte altre malattie cromosomiche e apre così la via alla citogenetica ed alla genetica moderna.
Capo dell'unità di citogenetica all'"Hôpital Necker Enfants-Malades" di Parigi, Lejeune acquisisce una reputazione mondiale. Studia con il suo gruppo più di 30.000 cartelle cromosomiche e si cura più di 9.000 persone colpite da una malattia mentali, in particolare i bambini affetti da Sindrome di Down.
Nel 1963, Lejeune è il primo a descrivere dal punto di vista scientifico la Sindrome del grido di gatto, il nome di questa malattia proviene dal fatto che le grida dei bambini sono molto simili ai miagolii di un gatto. Questa malattia è anche chiamata "Sindrome di Lejeune".
L'anno successivo, diventa professore di genetica alla facoltà di medicina di Parigi e nel 1978, papa Giovanni Paolo II gli chiese di far parte dell'Pontificia accademia delle scienze e del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari.
Nel 1981, è eletto all'Accademia di scienze morali e politiche e due anni più tardi, nel 1983, l'Accademia nazionale di medicina. Diventa, nel 1994, il primo presidente della Pontificia Accademia per la Vita creata da Giovanni Paolo II lo stesso anno.
Riconoscimenti [modifica]
Lejeune venne nominato dottore honoris causa o membro di numerose altre accademie, università straniere, ottenne numerosi premi per i suoi studi sulle patologie cromosomiche, fra i quali: il premio Kennedy nel 1962, il premio William Allan nell'1969 ed il premio Griffuel nel 1993 per i suoi studi sulle anomalie cromosomiche nei tumori.
La difesa della vita [modifica]
Vendendo i risultati delle sue ricerche, fatti per la ricerca di cure, si accorge che questi vengono utilizzati per altri fini che disapprova: individuazione precoce degli embrioni portatori di malattie mentali per facilitare l'interruzione medica di gravidanza (IMG). Decise allora di difendere pubblicamente i bambini malati, dal loro concepimento alla fine naturale della loro vita, diventa quindi presidente onorario dell'associazione "SOS futures mères" (il primo movimento "pro-life" francese), opponendosi all'aborto e all'uso del mifepristone (la pillola abortiva) che definisce "primo pesticida umano".
Morte e causa di beatificazione [modifica]
Morì il giorno di Pasqua il 3 aprile 1994 in seguito ad un cancro, lasciando la moglie Marie e i cinque figli. La "Fondazione Jérôme-Lejeune", fondata dopo la sua morte dai suoi parenti, prosegue la sua azione a favore delle persone con malattie mentali.
Papa Giovanni Paolo II è andato a visitare la sua tomba a Chalo-Saint-Mars, il 22 agosto 1997, in occasione della giornata mondiale della gioventù di Parigi, il pontefice dirà di lui in una lettera al cardinale Lustinger:
«Nel corso di tutta l'esistenza del nostro fratello Jérôme, questo richiamo ha costituito una linea portante. Nella sua qualità di biologo, si è appassionato alla vita. Nel suo campo è stato una delle massime autorità a livello mondiale. Molti organismi lo invitavano a tenere delle conferenze e sollecitavano il suo parere. Era rispettato anche da quanti non ne condividevano le convinzioni più profonde. Desideriamo oggi ringraziare il Creatore, "dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome" (Ef 3, 15), per il particolare carisma del defunto. Bisogna parlare in questo caso di carisma perché il Professor Lejeune ha sempre saputo far uso della sua profonda conoscenza della vita e dei suoi segreti per il vero bene dell'uomo e dell'umanità e solo per questo. È divenuto uno degli arditi difensori della vita, soprattutto della vita dei bambini prima della nascita che, nella nostra civiltà contemporanea, è spesso minacciata a tal punto che si può pensare ad una minaccia programmata. Oggi questa minaccia si estende anche agli anziani e agli ammalati. Le istituzioni umane, i parlamenti democraticamente eletti, usurpano il diritto di poter determinare chi ha diritto alla vita e chi può invece vedersi privato di questo diritto senza alcuna colpa da parte sua. In diversi modi, il nostro secolo ha sperimentato questo comportamento, soprattutto durante la seconda guerra mondiale, ma anche dopo la fine della guerra. Il Professor Jérôme Lejeune si è assunto pienamente la responsabilità specifica dello scienziato, pronto a diventare un "segno di contraddizione" senza tener conto di pressioni esercitate dalla società permissiva né dell'ostracismo di cui era oggetto. Siamo oggi di fronte alla morte di un grande cristiano del XX secolo di un uomo per il quale la difesa della vita è diventata un apostolato.» [1]
Il 25 febbraio 2007 l'arcivescovo di Parigi, mons. Andrè Vingt-Trois ha nominato padre Jean Charles Naud, priore dell'abbazia di Saint Wandrille, postulatore della causa di beatificazione di Lejeune, l'annuncio è stato fatto nella XIII Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita.
LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II
AL CARDINALE JEAN-MAIRE LUSTIGER PER
LA MORTE DEL PROFESSORE JÈRÔME LEJEUNE
Al Signor Cardinale Jean-Marie Lustiger,
Arcivescovo di Parigi
“Io sono la risurrezione e la vita, chi crede in me, anche se muore, vivrà” (Gv 11, 25).
Queste parole di Cristo ci vengono in mente di fronte alla morte del Professor Jérôme Lejeune. Se il Padre dei cieli lo ha chiamato da questa terra lo stesso giorno della Risurrezione di Cristo, è difficile non vedere un segno in questa coincidenza. La Risurrezione di Cristo costituisce una grande testimonianza resa alla Vita che è più forte della morte. Illuminati da queste parole del Signore, vediamo in ogni morte umana come una partecipazione alla morte di Cristo e alla sua Risurrezione, soprattutto quando una morte si verifica lo stesso giorno della Risurrezione. Una morte simile rappresenta una testimonianza ancora più forte alla vita alla quale l’uomo è chiamato in Gesù Cristo. Nel corso di tutta l’esistenza del nostro fratello Jérôme, questo richiamo ha costituito una linea portante. Nella sua qualità di biologo, si è appassionato alla vita. Nel suo campo è stato una delle massime autorità a livello mondiale. Molti organismi lo invitavano a tenere delle conferenze e sollecitavano il suo parere. Era rispettato anche da quanti non ne condividevano le convinzioni più profonde.
Desideriamo oggi ringraziare il Creatore, “dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome” (Ef 3, 15), per il particolare carisma del defunto. Bisogna parlare in questo caso di carisma perché il Professor Lejeune ha sempre saputo far uso della sua profonda conoscenza della vita e dei suoi segreti per il vero bene dell’uomo e dell’umanità e solo per questo. È divenuto uno degli arditi difensori della vita, soprattutto della vita dei bambini prima della nascita che, nella nostra civiltà contemporanea, è spesso minacciata a tal punto che si può pensare ad una minaccia programmata. Oggi questa minaccia si estende anche agli anziani e agli ammalati. Le istituzioni umane, i parlamenti democraticamente eletti, usurpano il diritto di poter determinare chi ha diritto alla vita e chi può invece vedersi privato di questo diritto senza alcuna colpa da parte sua. In diversi modi, il nostro secolo ha sperimentato questo comportamento, soprattutto durante la seconda guerra mondiale, ma anche dopo la fine della guerra. Il Professor Jérôme Lejeune si è assunto pienamente la responsabilità specifica dello scienziato, pronto a diventare un “segno di contraddizione” senza tener conto di pressioni esercitate dalla società permissiva né dell’ostracismo di cui era oggetto.
Siamo oggi di fronte alla morte di un grande cristiano del XX secolo. di un uomo per il quale la difesa della vita è diventata un apostolato. È chiaro che, nella situazione attuale del mondo, questa forma di apostolato dei laici è particolarmente necessaria. Vogliamo oggi ringraziare Dio, Lui che è l’Autore della vita, di tutto ciò che è stato per noi il Professor Lejeune, di tutto quello che ha fatto per difendere e promuovere la dignità della vita umana. Vorrei in particolare ringraziarlo per aver preso l’iniziativa della creazione della Pontificia Accademia “Pro Vita”. Membro della Pontificia Accademia delle Scienze da molti anni, il Professor Lejeune ha preparato tutti gli elementi necessari a questa nuova fondazione e ne è divenuto il primo Presidente. Siamo sicuri che pregherà ormai la Saggezza divina per questa Istituzione così importante che gli deve in gran parte la propria esistenza.
Cristo dice: “lo sono la risurrezione e la vita. Chi crede in me, anche se muore, vivrà . . .”. Crediamo che queste parole si siano realizzate nella vita e nella morte di nostro fratello Jérôme. Che la verità sulla vita costituisca anche una fonte di forza spirituale per la famiglia del defunto, per la Chiesa di Parigi, per la Chiesa in Francia e per tutti noi, cui il Professor Lejeune ha lasciato la testimonianza veramente radiosa della sua vita di uomo e di cristiano.
Nella preghiera, mi unisco a tutti coloro che partecipano alle esequie e invio a tutti, tramite il Cardinale Arcivescovo di Parigi, la mia benedizione apostolica.
Dal Vaticano, 4 aprile 1994.
IOANNES PAULUS PP. II
Nessun commento:
Posta un commento