Contattiamo Giuseppe Lorenti, responsabile del Progetto Nautilus per il Consorzio Connecting People, realtà che da oltre dieci anni opera nel campo dell’accoglienza ed integrazione degli immigrati, al termine di una tavola rotonda conclusiva per la presentazione dei dati della ricerca.
Nautilus ha raccolto più di 4000 interviste, ha conosciuto più di 4000 persone, può contribuire a rammendare la trama di più di 4000 storie. Condotta in collaborazione con il Dipartimento Ricerca Sociale de La Sapienza, la ricerca di Nautilus – presentata dal Prof. Morcellini, direttore del Dipartimento, durante il convegno di chiusura del progetto – è stata effettuata su 1083 questionari, inseriti nel database al 15 di maggio. Il Report finale, di prossima pubblicazione, farà riferimento a una base dati di più di 4000 interviste, adesso in corso di imputazione nella banca dati. L’intervista è molto approfondita. Composta da circa 60 domande, è frutto di un processo di collaborazione di tutti i partners: Connecting People ha messo in campo il proprio know how in tema di accoglienza, OIM la propria competenza in materia di asilo e del mondo dell’immigrazione, il consorzio Mestieri ha contribuito a focalizzare gli item importanti per definire i profili e le competenze professionali, il dipartimento de La Sapienza ha definito l’aspetto metodologico. Il questionario e’ stato distribuito in 12 sportelli presenti in tutti i centri d’accoglienza per richiedenti asilo presenti sul territorio compreso il nuovo centro di Mineo e con l’aggiunta della città di Torino dove non ci sono Cara ma ci sono storicamente molti rifugiati. Dalla ricerca è risultato che il 90,3% degli intervistati è sono uomini, per l’86% di eta’ inferiore ai 34 anni. La religione è musulmana nel 78% dei casi, cristiana nel 20 % di cui il 9% sono cattolici. Provengono da 40 paesi ma quasi la metà arriva da Tunisia, Afghanistan e Somalia. Il 51% e’ partito dai paesi d’origine nell’ultimo anno e l’83% dichiara di voler rimanere in Italia. La grande frammentazione linguistica emersa ha reso evidente la necessità di formare mediatori linguistici. Quanto alle qualifiche, il 6% ha un titolo universitario e post laurea contro il 12% degli italiani. L’ 11% dei richiedenti asilo non ha alcun titolo di studio, il 40% è diplomato o con la licenza media, il 42% ha licenza elementare. Difficile l’accesso al mercato del lavoro: solo 24 persone su 1083 hanno un’occupazione stabile, l’87% degli intervistati non ha mai effettuato colloqui di lavoro. Alla domanda “Quale lavoro accetterebbe?”, tutti sono disponibili a fare sostanzialmente tutto. La questione abitativa è uno dei problemi piu’ gravi. Tra gli ospiti dei Cara, l’83% giudica positivamente l’accoglienza ricevuta in Italia. I più soddisfatti sono i tunisini (243 risposte positive su 244 intervistati), insieme ad afghani e pakistani. Meno soddisfatti sono somali e turchi. Quanto al fenomeno dell’autosegregazione, su 1082 intervistati ben 878 affermano di vivere in stretta relazione con i propri connazionali e il 77% non frequenta mai italiani.
Lorenti è particolarmente contento di rilasciarci questa intervista perché alcune media presenti al convegno non hanno trattato, a suo dire, nel giusto modo i risultati del progetto.
Che cosa ci dice la ricerca Nautilus?
Nautilus non è “solo” una ricerca ma molto di più. Nautilus è potenziamento del sistema nazionale d’asilo attraverso: apertura di sportelli di informazione, orientamento, consulenza e conoscenza reciproca rivolti ai rifugiati a Catania, Caltanissetta, Trapani, Crotone, Brindisi, Bari, Foggia, Roma, Torino, Gradisca d’isonzo, da Maggio si è aggiunto lo sportello presso il Villaggio della solidarietà a Mineo; attività formativa per gli operatori degli sportelli: 100 ore finalizzate non soltanto alla trasmissione di nozioni e informazioni sul fenomeno dell’asilo in Italia ma soprattutto alla sperimentazione e condivisione di un linguaggio e una metodologia comune di intervento; creazione di una banca dati, che raccoglie informazioni e consente ricerche incrociate su alcuni campi: un patrimonio essenziale per esercitare forme d’orientamento efficaci, razionali e non contingenti; job matching: implementazione incrocio relativo ai profili professionali con la banca dati del consorzio Mestieri per avviare forme di job matching; attività di analisi e mappatura territoriale delle realtà impegnate a vario titolo sull’integrazione; costruzione di network di comunità, elemento ineludibile per realizzare vera integrazione, attraverso la convocazione di tavoli di concertazione locale.
Quindi Nautilus è una opportunità concreta di integrazione, non solo carta, parole e questionari. Ci può raccontare qualche risultato concreto già ottenuto in un solo anno di progetto?
Questo è uno degli aspetti fondamentali del progetto Nautilus che i media nazionali non sono riusci a cogliere ed a far passare. Le elenco i successi per città in cui siamo presenti. Foggia. 4 titolari di protezione internazionale sono stati inseriti nel Corso di Formazione per Mediatori Culturali organizzato da Smile Puglia, su un bando della Provincia di Foggia. 1 dei partecipanti è stato assunto come mediatore culturale dal Consorzio Connecting People. Trapani. In seguito al II Tavolo di concertazione, si è avviato un percorso per facilitare l’accesso da parte dei titolari di protezione internazionale alla formazione professionale. La Direzione Provinciale del Lavoro ha inviato una nota, su formale richiesta di Connecting People, al Dipartimento Regionale dell’Istruzione e della Formazione Professionale per proporre la possibilità di autocertificare da parte dei titolari di protezione internazionale i titoli di studio necessari, prevedendo prove pratiche di verifica delle competenze ovvero tramite la possibilità di inserire i titolari tra le categorie di soggetti svantaggiati oggetto della programmazione FAS. Gradisca d’Isonzo (GO). Un protocollo d’intesa con il Comune di Sagrado ha consentito il progetto “Incontriamoci in biblioteca”, per favorire l’integrazione sociale degli ospiti del C.A.R.A. e fornire loro un’occasione di apprendimento formativo e lavorativo: presa in carico delle prenotazioni, supporto nelle attività di classificazione dei libri, il prestito e la riconsegna, realizzazione di iniziative culturali. Catania. Nautilus, grazie alla collaborazione con i progetti S.P.R.A.R., ha individuato i profili di titolari di protezione internazionale più adatti a ricoprire il ruolo di mediatore culturale. 5 titolari di protezione internazionale sono stati assunti nell’ambito del progetto Nautilus. 4 titolari di protezione internazionale che, in seguito allo sgombero dell’immobile sito a Catania in Viale Africa, sono rimasti senza fissa dimora, e altri 2 titolari di protezione internazionale già ospiti di strutture SPRAR di Catania sono stati inseriti lavorativamente presso un’azienda edile di Caltagirone come operai di cantiere. Mineo (CA). L’incontro con Ministero dell’interno e Ministero del Welfare ha prodotto una collaborazione per il bando sull’inclusione sociale di Mineo che vedrà Connecting People tra i soggetti promotori per il progetto Relar per l’attivazione di tirocini formativi in particolare per gli ospiti del centro di Mineo. La banca dati rende semplice e completa la rilevazione dei profili professionali dalle 600 interviste realizzate (con redazione di CV). Caltanissetta. Grazie alla collaborazione con Ufficio Provinciale del Lavoro, Centro per l’Impiego, Centro Territoriale Permanente per l’istruzione e la Formazione in Eta’ Adulta, Associazione “I Girasoli” Onlus, Ecap Caltanissetta, Nautilus ha realizzato, oltre alla somministrazione di questionari: attività di orientamento ai diversi servizi del territorio, elaborazione CV, promozione di corsi di formazione professionale e corsi di lingua e cultura italiana, promozione di tirocini e tutoraggio, redazione di un elenco di professionalità e competenze richieste dalle aziende della Provincia, servizi di consulenza legale, assistenza nella compilazione dei moduli per il rinnovo del Permesso di Soggiorno e per la richiesta di ricongiungimento familiare. Torino. Nautilus ha individuato profili di beneficiari spendibili sul mercato del lavoro e in particolare donne, con una buona conoscenza della lingua italiana ed una propensione al lavoro di cura e di assistenza domestica, che sono state indirizzate allo sportello ABCura, gestito dal partner di progetto Mestieri, che lavora per l’inserimento di assistenti familiari. 8 richiedenti protezione internazionale, individuati grazie alla somministrazione dei questionari, lavorano oggi nei centri di accoglienza per richiedenti asilo torinesi. Il tavolo di concertazione locale sta inoltre elaborando un progetto di integrazione lavorativa per richiedenti protezione internazionale, partendo dalle domande di lavoro delle imprese alla camera di commercio e dai profili professionali emersi dalle interviste.
Dal Progetto Nautilus è possibile attingere a nuove idee per le politiche migratorie?
L’obiettivo della ricerca condotta da Nautilus non è la conoscenza fine a se stessa, ma la definizione dei “profili migratori” dei rifugiati e dei richiedenti asilo, con lo scopo di supportare con elementi maggiormente aderenti alle realtà biografiche degli intervistati le policies di inclusione e integrazione, attivando percorsi di integrazione lavorativa coerenti con le competenze e le aspirazioni delle persone. Dai risultati delle attività è emersa l’importanza di una seria riflessione sul decreto flussi. L’emergenza umanitaria sta cambiando il volto del sistema d’asilo in Italia, rendendo sempre più stringente la necessità di strutturare un circuito integrato in grado di governare il fenomeno e di una legge dedicata e organica sull’asilo in Italia. La ricerca ha rilevato anzitutto una consistente presenza di titolari di protezione internazionali che possono (e devono) diventare forza lavoro per il nostro Paese. Oltre a fornire dati indispensabili per costruire efficaci politiche di integrazione, lo strumento dell’intervista ha consentito su ogni territorio l’instaurarsi di relazioni interpersonali, base per ogni possibilità concreta di intervento.
Il futuro del progetto Nautilus?
La progettazione e la realizzazione di progetti di inclusione sociale richiede tempi lunghi. I primi risultati concreti in termini di integrazione si sono raccolti dopo 10 mesi di attività di una vasta équipe multidisciplinare distribuita sul territorio italiano. Il finanziamento del Progetto Nautilus 2 potrà valorizzare tutto il lavoro fatto, costruendo percorsi di integrazione più numerosi e stabili.
Pubblicato su Dailyblog
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