GIULIANO GENNAIO ( dal libro Google ergo sum)
Io non l’ho mai conosciuto questo ragazzo ma Babbo ne ha sempre parlato benissimo. Neanche mamma l’ha mai conosciuto, forse sentito qualche volta, perché ho visto la sua faccia quando Babbo, quel lunedì di Aprile, le ha detto: è morto Giuliano, dovevamo vederci oggi. Babbo ha spiegato a mamma che con questo ragazzo aveva un appuntamento nel pomeriggio perché lo stava aiutando non solo nella campagna elettorale ma anche a cercarsi un nuovo lavoro. Giuliano insegnò a Babbo a scrivere i comunicati stampa. Mio babbo prima di spedirli a tanti indirizzi di giornalisti che lo stesso Giuliano gli aveva passato, per aiutarlo, mandava il comunicato all’amico che glielo rimandava corretto o con solo un “ok”, e poi Babbo schiacciava un semplice tasto e, così facendo, mi spiegò successivamente, raggiungeva tantissimi altri computer come il suo ma di persone in quel momento importanti. Probabilmente dall’altra parte del filo c’erano tanti altri computer collegati perché oltre al muro non vedevo tutte queste persone. Poi Giuliano, pur avendo, diceva mio padre, su alcuni temi di Bioetica idee diverse, comunque invitava spesso mio Babbo alla rassegna stampa che lui faceva per una radio privata: mio padre dice che da lui ha imparato a parlare alla Radio. Immagino che gli piacessero tanto, anche a mio babbo, quelle mattinate piene di fogli di carta da leggere e commentare. Giuliano era più giovane di mio babbo ma si sarebbe presto sposato. Chiedeva sempre di noi bambini, sicuramente ne avrebbe avuti anche lui e ci avremmo giocato assieme perché Babbo gli voleva tanto bene e parlava di lui come di un vero liberale, ovvero una persona che, anche se di idee diverse, accetta di parlare con te, accetta che tu esponga il tuo pensiero per cercare, nel confronto, un punto di incontro.
Quel fine settimana mio padre e Giuliano si sono scambiati dei messaggi brevi sul telefonino e babbo gli aveva anche chiesto scusa che non aveva potuto partecipare alla sua rappresentazione su Cechov perché ci portava dai nonni. Giuliano aveva sorriso, dice Babbo come sempre, e con quei suoi occhioni grandi ed il viso paffuto avrà sorriso, ed aveva detto a mio Babbo che si sarebbero visti al ritorno. Papà era contento perché sicuramente Giuliano poteva aiutarlo come aveva sempre fatto perché si apprezzavano e si stimavano. Il lunedì gli ha telefonato, ha risposto un amico di Giuliano ed ha detto a mio Babbo che Giuliano era morto, che deve essere una cosa per la quale il mondo un istante si ferma, medita, e poi riparte. Il giorno del funerale mio padre è tornato a casa con una foto di Giuliano che conserva ancora vicino al suo letto: così l’abbiamo conosciuto anche noi e nelle preghierine ci ricordiamo sempre anche di lui. Buono e giusto, Giuliano. Il giorno stesso del funerale poi mio Babbo fu convocato in un bar del centro di Roma da una signora importante di quel gruppo di amici e gli fu detto che non poteva più tornare al suo posto e che doveva inventarsi una nuova vita.
Quella sera mio babbo e mia mamma si sistemarono in cortile e parlavano in modo solenne di ripartire da zero, di ricostruire una vita e che se ne erano scappati tutti ed io capii che non si riferivano a chi era morto così l’improvviso.
Quella sera babbo e mamma parlarono a lungo, a volte con rabbia, spesso con amarezza, di molte persone che avevo sentito nominare ma poi, prima di andare a dormire, mi accorsi che dalla sdraio di mio babbo penzolava la coroncina azzurra e che mio babbo accompagnava il lento movimento delle dita con quello delle labbra.
Mamma mi disse che babbo stava pregando soprattutto per quel suo amico che ora non c’è più e che è finito in un posto lassù in cielo, oltre le nuvole ed il sole, dove vanno tutti quelli che muoiono ovvero tutti quelli che si addormentano ma non si risvegliano più.
Avevo un po’ paura ad addormentarmi quella sera ma poi mi addormentai sicuro che mio babbo, sulla moleskina privata che non fa vedere a nessuno, nella pagina dei buoni e cattivi, aveva inserito tra i buoni, che gli erano stati vicino nel momento di difficoltà, anche Giuliano Gennaio. Sentii sussurrare mio padre: perché te ne sei andato Giuliano? Che cosa mi dovevi dire oggi? Certo, mi sono domandato io, se adesso questo Giuliano è morto come farà babbo a sapere che cosa gli doveva dire? Mamma mia che domanda grossa questa, io non vi so rispondere, e voi? Forse è meglio che ci dormo un po’ sopra ma forse neanche Babbo sa rispondervi tanto è vero che si è attaccato a quella coroncina e non la molla più. Poi la mamma quando mi lascia a letto va fuori da Babbo e bisbigliano assieme ave Maria ave Maria.
Nessun commento:
Posta un commento