Tanto vinco io: la pienezza della Pasqua
Il Santuario del Santissimo Crocifisso di Nemi è proprio in fondo alla via ed arrivarci, accompagnati dal passo lento e claudicante del Padre che ci accompagna, è come percorrere una piccola via Crucis. La splendida cittadina è insieme contorno ed interno e riesce, con particolare maestria, ad essere Presepe sotto Natale e via Crucis verso Pasqua.
La Chiesetta è piccola e sembra costruita attorno al Cristo Sofferente ed oggi è Santuario da quando la leggenda racconta di un evento miracoloso: nel 1669, un umile frate francescano, fra' Vincenzo da Bassiano, reduce dalla Palestina dove si era recato in pellegrinaggio al Santo Sepolcro, portò con sé un legno proveniente dal monte Calvario.
Tornato alle sue mansioni nel convento di Nemi, fra' Vincenzo iniziò a scolpire un Crocifisso a grandezza naturale, riservandosi di modellare per ultimo il volto. Finito il corpo, diede un primo abbozzo al viso, ma le sue mani sembravano aver perduto l'antica abilità.
Quella sera si sentì smarrito e sfinito fisicamente, si prostrò davanti a quel suo "Crocifisso monco" e pregò con fervore perché il Signore gli concedesse di condurre a termine l'opera, poi cadde esausto sul duro giaciglio. All'alba, la campanella del contento lo svegliò per cantare il Mattutino. Cercò spontaneamente il Crocifisso. Un'emozione indicibile assalì l'umile fraticello. Non voleva credere ai suoi occhi: un viso bellissimo, divinamente espressivo pendeva sul tronco incompleto della sera avanti.
La tragicità dell’espressione e la particolarità che il volto del crocifisso presenta – il verismo della resa dei capelli ritorti perché intrisi di sangue e la bocca semiaperta con la lingua e il palato mirabilmente veri - diede subito adito al leggendario ed al miracoloso.
Ci racconta tutto questo Padre Luigi mentre ci avviciniamo al Crocifisso sentendone già l’attrazione mistica che tutto domina ma, inconsapevole ancora, che il vero miracolo doveva compiersi.
Quel Cristo sofferente, guardandolo da sinistra, rimane davvero impresso e tutti noi, in silenzio, ci accostiamo in preghiera col desiderio di lenire un po’ quelle ferite al nostro Signore perché sembrano così vere, così’ vive, così pulsanti.
Poi padre Luigi si sposta un po’ dall’altro lato e ci dice: “Ora guardatelo da qui. Non pare anche a voi che quella bocca aperta lasci intravvedere uno spiraglio di serenità come se Cristo stesse pensando: tanto vinco io”.
Mi cedono le gambe, non basta più la preghiera, provo con la contemplazione, provo ad elevarmi, voglio arrivare lì, su quel sorriso “beffardo” perché consapevole che tutto era scritto, che questo momento passerà, che tanto Lui vincerà sul dolore, sulla persecuzione, sulla morte.
Che bello un crocifisso che insieme è morte e resurrezione, morte e vita. D’un tratto la Pasqua si rivela in me finalmente nella pienezza del suo significato, quello che cercavo sin da piccolo, quello che ho rincorso ogni anno, ogni domenica andando alla Messa ed ora nelle parole semplici per poterla spiegare ai miei figli.
Tanto vinco io, Signore, anche io se resto con te, accanto a quella Croce senza abbandonarti nel momento in cui tutti lo faranno e ti sentirà veramente Padre, figlio, amico e fratello.
Giorgio Gibertini
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