giovedì 3 febbraio 2011

Denudata la giornalista de Il Giornale

Sono ancora scosso dalla notizia di ieri riguardante la perquisizione, anche corporale, subìta dalla collega Anna Maria Greco (che non conosco ma con cui solidarizzo). Leggo e rileggo il suo racconto, misto di rassegnazione e serenità, come deve aver vissuto quel momento. Rassegnazione perché forse si aspettava, come tutti i cosiddetti giornalisti di Destra, che quel suo articolo le avrebbe portato qualche problema, magari non quella di essere costretta, davanti ai figli, ad andare in bagno e denudarsi per la perquisizione corporale di una Carabiniera. Serenità dovuta all'aver semplicemente svolto il suo lavoro senza infrangere le regole. Anna Maria Greco non la conosco se non tramite i suoi scritti ma mi sono domandato, tutto il giorno, e penso che sia una domanda comune a tutti quelli che fanno questo mestiere: e se capitasse a me? Io non li farei entrare a casa mia, davanti ai miei figli, per essere poi guardato con sospetto anche da loro pur essendo ancora troppo piccoli. Ma posso non far entrare in casa i Carabinieri con mandato di perquisizione? Non conosco bene la Legge, chiedo a voi lumi però riporto quello scritto ieri da Il Giornale nell'articolo di Anna Maria Bernardini De Pace (che invito a leggere) la quale sicuramente se ne intende più di me: " Il codice di procedura penale all’art. 352 dice «nella flagranza del reato o nel caso di evasione, gli ufficiali di polizia giudiziaria procedono a perquisizione personale o locale quando hanno fondato motivo di ritenere che sulla persona si trovino occultate cose o tracce pertinenti al reato che possono essere cancellate o disperse, ovvero che tali cose o tracce si trovino in un determinato luogo o che ivi si trovi la persona sottoposta alle indagini o l’evaso… ». Anna Maria Greco non è l’indagata. Certamente non stava commettendo alcun reato al momento della
perquisizione, né stava «evadendo» dal Paese, dal carcere o da chissà dove. Era a casa sua con la sua famiglia, dormiva ancora, racconta lei, quando, di primo mattino, sono comparsi i carabinieri i quali, dopo avere rovistato, investigato, frugato per tutta la casa, sequestrato persino il computer del figlio, l’hanno fatta spogliare e sottoposta a perquisizione corporale. Al fine, secondo il codice, di trovare su e dentro di lei «tracce o cose occultate pertinenti al reato». Cosa, per esempio? Un dossier? Una chiavetta usb o un cd? E dove? Non mi fate essere volgare! Non essendo l’indagata e non trovandosi in flagranza di reati, all’evidenza la giornalista è stata considerata un luogo, un nascondiglio e testimonianza del reato.

Sono scosso, forse allibito, un poco impaurito certo deluso e preoccupato per questa intimidazione e per questa violazione della persona, dell'intimità, della dignità e della professionalità di una cittadina qualunque, non di una giornalista di destra.

A casa mia col caos di tre bambini i Carabinieri farebbero fatica a reggersi in equilibrio... ma questo clima sta rendendo a tutti difficile mantenere l'equilibrio in ogni situazione

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