Pubblicato su La Bussola Quotidiana il 31 gennaio 2011
E’ iniziato oggi alle 8 il primo click day del 2011, cui ne seguiranno altri nei prossimi giorni, suddivisi per nazionalità e lavori: pochi secondi per presentare online le previste 400mila domande di regolarizzazione di immigrati su una disponibilità di 98.80. Una gara di velocità per aggiudicarsi il diritto a venire o rimanere in Italia, come previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 30 novembre 2010 relativo alla "Programmazione transitoria dei flussi d'ingresso dei lavoratori extracomunitari non stagionali nel territorio dello Stato, per l'anno 2010".
Tutti ne parlano, del fenomeno immigrazione, anche perché ormai è quotidianità vissuta da tutti quando si cerca un muratore, si va in pizzeria, si è serviti al ristorante o si ha bisogno di qualcuno che si prenda cura dei nostri anziani.
Tutti analizzano il fenomeno dal punto di vista socio-economico oppure per gli aspetti legati alla sicurezza dei cittadini.Attorno al fenomeno immigrazione si sono creati anche numerosi traffici illeciti. Negli ultimi giorni proprio la cronaca ci ha parlato a Milano del Pinoy Club, un ente benefico di assistenza agli immigrati, che in realtà forniva agli stranieri falsi permessi e datori di lavoro al prezzo di settemila euro. A Roma sono recentemente finite in carcere 22 persone, tra cui anche la responsabile di un Caf ed un medico, che avevano creato un business da 4 milioni di euro: 7 mila euro per una pratica completa, 100 euro per un certificato medico, 20 per il trasporto in auto agli uffici e 500 per fingersi datori di lavoro degli stranieri.
Il Sole 24 Ore riporta anche altre truffe simili, ma con tariffe più basse, scoperte dalla polizia a Perugia, Genova ed Ancona.
La beffa, se così vogliamo chiamarla, è doppia sia per lo straniero sia per l’Italia stessa. Per l’immigrato, perché spende - consapevole o no - un bel po’ di soldi per poi vedersi respinta la richiesta di permesso di lavoro e quindi rischiare l’espulsione. Per l’Italia perché continua così a riempire le proprie città di clandestini i quali, spesso, per sopravvivere sono poi costretti a delinquere.
Peraltro il fenomeno va oltre la criminalità organizzata ed è difficile anche da quantificare, perché passa dai rapporti personali. E’ il caso dei “finti domestici” assunti “per finti bisogni” da italiani compiacenti, magari per un congruo rimborso spese. “Ho tre figli, vivo in cinquanta metri quadri, dove lo metto il domestico?”, ci confida un nostro amico nel raccontarci della richiesta avuta, da un imprenditore egiziano già regolarmente in Italia e con lavoro, di assumergli come badante il fratello “tanto dopo tre mesi scrivi al ministero che non ne hai più bisogno e ci penso io a risistemarlo”. Offerta per il “disturbo”: 1.500 euro. In tempi di crisi è una bella tentazione, ma anche questa – nel suo piccolo – è una forma di corruzione.
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