giovedì 26 maggio 2011

Le mogli che difendono i mariti ad ogni costo - di Francesco Merlo

Verrebbe voglia di interrogare ad una ad una tutte le donne del mondo per sapere quante difenderebbero il proprio uomo contro ogni logica apparente, al di là del dolore più atroce e dell’offesa più volgare, con vigore e con pietà, con virilità femminile, come stanno facendo la signora Strauss Khan e la mamma di Teramo che ha perso la figlia di 20 mesi per la sbadataggine del marito, padre omicida per disgraziata distrazione. E chissà come avrebbe reagito la moglie superstite di Barbablù davanti alle vesti stracciate e alle carni straziate dal suo sposo, e chissà cosa avrebbe fatto Maria se Giuseppe avesse dimenticato Gesù bambino sotto il sole.
Di sicuro siamo tutti ancora a bocca aperta e non ci raccapezziamo davanti alla dignità della signora francese, a quel suo negare la violenza così evidente del marito, a proteggerne il viziaccio, a derubricare anche lo stupro in eccesso di testosterone e in marachella sessuale: <quando si avvicina uno stupro, rilassati e goditela> dice Kevin Kline nel film ‘The Extra Man’ (‘Un perfetto gentiluomo’). Davvero è possibile che anche la signora Anne Sinclair la pensi così? E’ possibile che Chiara Sciarrini abbia avuto una sola, iniziale reazione di rabbia e ora ripeta <mio marito è un buon padre> sul cadavere sezionato della sua Elena, al punto da far pensare che in quella donazione di organi ci sia una qualche forma di risarcimento più per lui che per se stessa, quasi a rassicurarlo che in fondo in fondo non l’ha uccisa del tutto?
A parti invertite, come avrebbero reagito i mariti, quei due mariti? Io penso alla vigliaccheria, che è il nostro istinto immediato, la chiave che porta alle cose abiette e peggiori, ad aggrapparsi per esempio alle corna dell’onore e a piagnucolare sotto la protezione delle convenzioni oppure, nel caso di Teramo, a recriminare e ad abbandonarsi alla rabbia cieca, come se dimenticare una bambina nell’auto equivalesse a dimenticare la caffettiera sul fuoco o il rubinetto che sgocciola. Le famiglie non si sfasciano perché la morte spalanca all’improvviso le porte di casa, ma per molto meno, e può arrivare in ogni momento la goccia che fa traboccare il vaso pieno di rancori e di rimpianti.
Ma è solo il maschio a vedere nella donna che gli invecchia accanto un eterno rimprovero? Se nella commedia leggera c’è ‘casa Vianello’, nella tragedia pesante di Teramo molti sarebbero diventati stracci inerti, oppure si sarebbero consegnati alla furia, avrebbero trovato nell’omicidio colposo la prova conclamata che le famiglie sono pozzi di odio, e si sarebbero liberati del fardello matrimoniale, coltivando la vendetta con il plauso di tutto il mondo. E magari a Teramo un’altra donna, una moglie diversa da Chiara Sciarrini ora parlerebbe di follia assassina, di atto mancato, di violenza contro di lei, di resa dei conti. E tutta la vulgata psicoanalitica e il facile sociologismo le verrebbero in aiuto.
Anche la signora Sinclair è oggetto di sociologismi. Ma nessuno può sostenere convintamente che difenda, nel marito importante, il proprio status symbol. E’ infatti la giornalista che tutte le giornaliste vorrebbero essere. Elegante e affascinante fa sempre grandi ascolti, e sa porre con garbo le domande giuste senza mai diventare caricatura, senza rifugiarsi nel pittoresco, senza ricorrere al gattamortismo di chi si finge debole e indifesa per lucrare consenso. Ed è la tipica donna che piace alle donne, ruolo complicato da incarnare. Al punto che in Francia è (era?) più amata di Carla Bruni. Ed è anche ricchissima di suo, ovvero indipendente e dunque incorruttibile. Solo il suo uomo l’ha potuta fermare. Per lui aveva rinunziato alla ribalta televisiva e per lui adesso si rifiuta di interpretare il ruolo classico e scontato della donna ferita. Quelle sue immagini nel tribunale di New York, con i baci e i sorrisi inviati al marito, hanno fatto indietreggiare la pietà con cui tutti la vorrebbero consolare. Al contrario, esibisce l’orgoglio, addirittura la superbia, per quel mostro che è stato certificato come mostro. Ma su cosa è fondata questa superbia?
A Teramo una donna offre un esempio di solidarietà molto alta perché è alimentata dalla sofferenza. E’ il volto inaspettato dell’amore, quello poggiato e completato dal dolore di madre, un amore che è come la spontaneità del respiro, è quello che rimane. Si tratta di sentimenti purissimi, di una linea d’affetto straordinaria che percorre il triangolo che va dalla mamma alla figlia e ritorna, rafforzato, al padre, al marito che sta scontando la più terribile delle condanne a vita. Nessun tribunale e nessun gendarme potrà infatti punirlo in modo più grave: la morte della figlia è la pena che si è inflitto da solo, la più dura. E adesso solo la moglie può salvarlo.
Più misteriosa è la signora Strauss Khan. Per suo marito è stata scomodata l’antropologia, per lui è stato fatto l’identikit del predatore alfa. Ma anche il leone, che è il re della foresta, riesce a fare il suo dovere di leone solo perché, a qualche passo di distanza, c’e la leonessa che lo guarda in tralice. La signora Strauss Khan difende il suo leone per solidarietà sessuale? E’ possibile che, sola in tutta la Francia, non sapesse che il marito frequentava club scambisti ed era già stato accusato di violenza e non c’era donna che non dovesse o resistergli o cedergli? E non si accorge che è disperata la battaglia per riabilitarlo, quale che sia la conclusione processuale a New York?
Sono domande alle quali ciascuno può dare una sua risposta perché sono tante le spiegazioni possibili. A me pare giusto segnalare che solo l’universo femminile riserva ancora sentimenti così sorprendenti come quelli della signora di Parigi e della signora di Teramo, vita inesplorata fuori dai luoghi comuni, con una chiarezza e una forza che nessun esame del Dna e nessuna autopsia potranno mai avere, con una potenza che nessuna indagine di giornalista e di magistrato, francesi o americani o abruzzesi che siano, potrà mai eguagliare.

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