martedì 3 maggio 2011

Negozi aperti ma vuoti e piazze chiuse ma piene per la Beatificazione

Chi come me ha seguito la Beatificazione di Giovanni Paolo II solo dalle vie laterali , oserei dire periferiche, si è accorto di un fatto che solo chi non conosce il popolo delle GMG, o del Papa, se vogliamo cosi chiamarlo, sapeva da subito. Ora che stiamo archiviando questo periodo di Grazia, culminato con la Beatificazione, e si comincia a ragionare a freddo sull'evento reclamando chi i soldi, chi la titolarità, chi la non necessità di elevare agli altari così presto Karol Wojtyla.
Voglio anche io a freddo dire qualcosa.
Iniziamo dai negozianti. L'apertura dei negozi per il Primo Maggio ha scandalizzato molti sia perché capitava di Domenica sia perché tradizionalmente il 1 maggio non si lavora. Vero è che conosco gente nata il Primo Maggio che questo principio l'ha fatta suo e vero è che c'è gente che lavora solo per il Primo Maggio per preparare il concerto della sera, che ormai ha sostituito qualsiasi altra celebrazione, ma, per chi come me appunto ha seguito la Beatificazione dalle vie laterali, posso confermare che i negozi erano vuoti. Non ci voleva molto a capirlo, cari negozianti, se me lo chiedevate ve lo avrei anticipato. Immaginate una famiglia che parte da Milano coi figli a seguito per partecipare, quel giorno, alla Beatificazione. Arriva a Termini stanca ma felice e, dopo aver speso un sacco di soldi per il viaggio in treno (notoriamente non ci sono aiuti per le famiglie che viaggiano), dopo aver preparato i panini e le bibite da viaggio per risparmiare, avvicinatasi il più possibile a San Pietro per vivere anche da lontano l'evento secondo voi si mette a fare shopping?  Al limite, come ho sempre fatto io, desiderio di ogni pellegrino, di ogni giovane, di ogni famiglia religiosa che partecipa a questo evento è raggiungere il libretto della Messa di Beatificazione, trattenerlo a difficoltà nella folla per poter, dapprima seguire la cerimonia, e poi portarselo via come cimelio. Io, che sono più empio mi sono accontentato, impossibilitato ad altro, delle bandierine celebrative.
Il Sindaco Alemanno piange 4,6 milioni di euro spesi da Roma (quindi da noi cittadini romani) per l'evento. Beh, per prima cosa voglio dire che tra i tanti eventi e le tante tasse sono contento che questa volta siano andate per qualcosa anche di mio interesse. Ora, si chiede il Sindaco, chi mi ridarà questi soldi? Io avrei aspettato almeno un'altra settimana prima di battere cassa perchè almeno i primi giorni li avrei passati a ringraziare la Provvidenza di avermi trovato Sindaco in quel dato momento storico. Poi si potrebbe cominciare a fare la somma delle tasse di soggiorno, le tasse dei pullman, dei biglietti metro e via dicendo e forse, non ne sono sicuro, i conti cominciano a pareggiare.
Il Fatto Quotidiano elogia la Beatificazione e quel milione e mezzo di fedeli (anche se il giornale di Padellaro parla di 700 mila) che rappresentano la vera fede, i veri religiosi e non la solita Chiesa. Chi gliel'ha detto a loro non lo so. Ancora una volta quelli del Fatto confermano di non aver capito nulla. Io sono certissimo che quel milione e mezzo di persone, o settecentomila se sono più contenti, tutte le domeniche vanno a messa nelle proprie parrocchie e non distingue l'amore verso Dio se ha la faccia del proprio parroco o quella del Beato Wojtyla. Troppo facile fare queste distinzioni retoriche e per nulla attinenti alla realtà e questi sono fatti non....
Infine è giusto che ognuno dica la sua su questi due Papa ed anche io lo voglio fare. Mi ha emozionato molto Benedetto XVI che, con gli occhi grondanti felicità, ha elevato agli altari il suo amico lasciando però che la Cerimonia religiosa di Beatificazione avesse il centro e non prendendosi lui le luci della ribalta e non scadendo nella facile retorica dell'entusiasmo del Santo Subito.
"Quante volte ci hai benedetto in questa Piazza" ha ricordato guardando il cielo e consapevole che ancora, dalla finestra del Paradiso, Giovanni Paolo II era lì a guardarci e benedirci.
L'omelia di Benedetto XVI andrebbe riletta ogni settimana, almeno per questo primo mese, quasi per impararla a memoria, parola dopo parola.
Preghiera dopo preghiera.
Avrei sempre voluto partecipare alla preghiera del mattino di Giovanni Paolo II. Dai racconti in questi giorni stanno emergendo particolari bellissimi su quei suoi momenti quotidiani, lunghe ore, di intimità con Dio. Una preghiera che rimaneva anche impressa con la deformazione fisica dell'inginocchiatoio: è questa la fede grande come un granello di senape di cui si parla nel vangelo?
Non lo so ma avrei voluto stare li attorno e capire la forza di quel raccoglimento.
Un giorno Padre Angelo del Favero ci disse: "Alzatevi un'ora prima al giorno per pregare: non sarà un'ora di sonno persa ma un'ora di vita guadagnata".
Ci devo provare.
Ecco, anche noi che abbiamo vissuto la Beatificazione dalle vie laterali riuscendo solo a toccare il Lembo del Mantello ci siamo sentiti il suo sguardo addosso quando, girandosi, ci ha detto: ah, ci sei anche tu allora!

1 commento:

caterina carosi ha detto...

Assolutamente d'accordo...e noi (per vie periferiche o meno) c'eravamo ;)

Posta un commento