Una tre giorni molto intensa di incontri nelle scuole che
mi hanno confermato molte cose, di questo mio servizio alla vita, e soprattutto
altre riguardanti direttamente i giovani. Lunedì 9 dicembre incontro al Liceo
Ballatore di Mazara del Vallo con 550 studenti presenti dalle 9 del mattino
alle 19: pazzi! Compimenti a voi ed ai vostri insegnanti che vi danno
possibilità di crescere e maturare che vanno oltre le lezioni in classe. Il mio
intervento in questa scuola era all’interno di un convegno dal titolo:
“Anthropos. Percorsi sull’uomo: la soglia e il confine”. Titolo del mio
intervento: “Cultura di morte e diritto alla vita”. Nel pomeriggio è stato
trasmesso il film The Beautiful Mind e poi, verso le 18, domande ai relatori.
Chiusura ore 19.15: ed i ragazzi erano tutti lì presenti. Da ammirare,
veramente. Da ammirare per il loro impegno, per la presenza attiva come ho
potuto notare dalle numerose domande rivolteci. Mi chiedono del diritto a
disporre della propria vita e quindi dell’eutanasia e si sentono dire che la
vita va vissuta fino in fondo, fino all’ultima pagina del libro. Mi chiedono
delle madri che abortiscono, mi suggeriscono di non condannarle ed io che dico
loro che non condanniamo nessuno soprattutto perché sappiamo che quando si
punta un dito verso l’altra persona, ce ne sono minimo altre tre, di dita,
puntate verso di noi. Gli parlo con amore dell’accoglienza che rivolgiamo a
tutte le madri, anche a chi ha abortito, e si stupiscono che trasmetto loro
tanta dolcezza. Complimenti ragazzi a voi ed al vostro preside ed insegnante.
La sera l’amico Marco Tumbiolo mi guida per le strade di
Mazara per conoscere questa città e per sistemarmi un po’ sul porto, godermi il
profilo del paese specchiarsi nell’acqua, e ringraziare per la bellissima
esperienza che stavo vivendo.
Martedì 10 dicembre, anniversario
della dichiarazione dei diritti dell’Uomo, mi reco al Liceo Scientifico Cipolla
di Castelvetrano dove dovrei incontrare due classi. Il preside mi accoglie e mi
dice che non gli sembrava giusto vietare a tutti i ragazzi di ascoltarmi e
quindi mi aveva radunato i 630 alunni nell’aula magna ed erano lì pronti ad
attendermi. Prendo il cd musicale, faccio ascoltare gli Articolo 31 e parto con
la relazione che potete anche leggere su questo sito. C’è un forte brusio di
fondo, ovviamente: come posso pretendere l’assoluto silenzio da 630 alunni
radunati assieme? Il tema è anche qui sui diritti umani e quindi sul primo
diritto a vivere. Devo dire che un forte momento di commozione, da parte di
tutti, c’è stato quando parlo della morte e del senso del morire portando la
mia esperienza, ovvero il ricordo di amici che la morte si è preso con sé. Mi
dicono che qualche settimana prima in quella scuola una ragazza sedicenne si
era tolta la vita: che questo corpo fecondi la terra e dia gioia di vivere a
tutti i suoi compagni di scuola, ed a tutti noi che in questo momento state
leggendo queste righe o scrivendole con me. Brusio di sottofondo, intervallo e
cominciano le domande. Tredici domande. Allora mi ascoltavano sti ragazzi! Sono
molto contento di questo perché i ragazzi sono come i bambini: sembrano
distratti e disinteressati invece sono li che ti ascoltano: hanno un loro modo
di stare attenti. Il difficile, per il relatore, è proseguire nel suo discorso
lasciando perdere il brusio fastidioso di sottofondo, fingendo di non sentirlo
perché altrimenti, richiedere troppe volte l’attenzione, significherebbe
rendersi antipatico. Tante domande tutte per me che mi danno possibilità di
approfondire il tema. Io quando parlo di eutanasia dico sempre che una persona
deve avere la possibilità di vivere fino all’ultimo giorno perché altrimenti
sarebbe come leggere un libro e vedere le ultime pagine strappate, non sapere
come andrà a finire. Giuseppe mi dice: e se quel libro non lo si riesce a
leggere? Gli rispondo: leggiglielo tu allora, standogli accanto. Interviene
anche un professore che contesta il mio attacco alla 194 ma io gli ribadisco i
punti deboli della legge e quelli non applicati: mi assicura che nell’assemblea
d’istituto del 17 dicembre ’02 porterà anche questa tematica all’ordine del
giorno. Un ragazzo “radicale” prende il microfono e mi ricorda che la legge è
stata anche scritta per salvare le madri dagli aborti clandestini? Ne sei
convinto, gli chiedo? Quanti erano gli aborti clandestini e quanti sono oggi.
Gli ricordo che anche io sono favorevole alla libertà di scelta della donna,
quando questa è vera libertà perché sono convinto che una madre, quando ha
davanti a te tutte le possibilità, tutti gli aiuti, tutta l’accoglienza, solo
allora è libera di scegliere e sceglie sempre per la vita. Mi stuzzicano poi
sul senso della vita. Dare un senso alla propria vita vuol dire “vivere ogni
giorno come se fosse il primo e l’ultimo: con la curiosità del primo e la
definitezza dell’ultimo”. Questo dico. Ma è la consapevolezza di chi riconosce
la vita dal concepimento che ti fa rispettare, ed amare, l’infinitamente
piccolo che si rivive in ogni giornata ed in ogni momento. Dare un senso alla
propria vita vuol dire anche non ubriacarsi, non drogarsi, non esagerare,
portare il casco in moto perché dobbiamo rispettare noi stessi e gli altri ai
quali siamo strettamente collegati. Altre domande ancora in generale, sulla
Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo ed è molto bella quella di un
ragazzo che mio chiede: secondo lei è giusto che il tribunale dei minori a
volte porti via i figli dalle madri? Che rispondergli? Certo, il tutto andrebbe
trattato caso per caso ma come non dire: non vorrei mai che una madre fosse
separata dal proprio figlio, e viceversa.
Il pomeriggio lo passo ospite dei
volontari di Castelvetrano che prima mi offrono un ottimo pranzo e poi mi
guidano nel visitare la città stessa (meravigliosa!) e la vicina Selinunte,
distesa sul mare con tutte le sue ricchezze di avamposto della Magna Grecia.
La sera mi invitano a parlare ad
un gruppo di genitori e mi reco verso la chiesa madre. All’ingresso mi ferma un
distinto signore e mi dice: l’ho già vista! Rimango basito. Dove? Non si
ricorda. Mi presento ed allora mi dice: ho visto la sua foto sul sito del
Movimento per la vita. Ho saputo dell’incontro di stasera e sono andato a vedere il sito e l’ho trovata:
che forza questa tecnologia! Una quarantina di genitori si siede ad ascoltarmi
e di cosa mi chiedono di parlare? Di morte. Di cultura della morte, di senso
del morire, di felicità nel morire come “una festa promessa da tanto tempo e
data per premio”. Racconto la mia esperienza, parlo loro del libro di Marie de
Hennezel “La morte amica” e leggo loro l’adatto brano di Seneca capitolo XI del
De Tranquillitate animi. Ne scaturisce una bellissima serata chiacchierando di
morte proprio in quella chiesa madre di Castelvetrano dove sono state scoperte
cripte favolose, una anche a forma di coro, dove veniva deposti i cadaveri dei
sacerdoti, ed era proprio sotto, in coincidenza col coro dei vivi, per
proseguire, idealmente, quella comunione di preghiera. Lugubre ed affascinante
assieme.Ci confrontiamo sulla morte e non so se ne veniamo fuori tutti più rasserenati.
Io sì. Io lo sono. Mi riportano a Mazara dalla famiglia che mi ospita, e mi
sopporta, in tutti questi giorni ed a cena parliamo ancora di Bioetica ma
intanto gli svuoto il frigo.
Mercoledì 11 dicembre sono
all’Istituto Industriale di Mazara del Vallo e qui mi donano la presenza di
duecento ragazzi e di qualche professore. Un siparietto curioso accade quando
io, parlando della legge 194 che non considera minimamente l’uomo, invito i
ragazzi presenti ad una rivolta: maschietti svegliamoci! Ripeto più volte. Un
professore non gradisce il mio termine “maschietti” e se ne esce urlando e
sbattendo la porta. Questo crea molta confusione ma provo a riprendere il filo
del discorso ed a proseguire. I ragazzi sembrano presenti, a volte assenti, ed
io proseguo nel sciorinare tutto quello che ho da dire ed alla fine, dopo il
primo imbarazzo, anche qui vengono fuori interessantissime domande. Non mi
chiedono solo dell’aborto in caso di violenza sessuale ma anche in caso di
handicap. Si creano discussioni tra di loro. I ragazzi si rubano il microfono
ed uno di loro si offende quando una compagna si esprime a favore dell’aborto
in caso di handicap: tu parli così solo perché non hai un parente handicappato,
le urla. E gela un po’ tutti ed anche me per il coraggio di questa
affermazione. Mi pongono domande anche sulla fecondazione artificiale ed anche
sul fatto di cosa ne pensiamo noi dei figli nati da fecondazione artificiale.
Si parla di eutanasia ed anche si sfiora il difficile argomento della verginità
e della castità. Poi Gaspare prende il microfono e dice: non sapevo che noi
uomini non abbiamo nessun diritto sui nostri figli perciò volevo invitare le
ragazze ad essere più responsabili. Poveri cuccioli questi maschietti, e lo
dico in modo affettuoso. Mi convinco sempre più che a fianco del nuovo
femminismo per la vita ci deve essere un nuovo maschilismo perché ai ragazzi di
oggi non va per nulla bene non essere minimamente considerati: ci vuole una
ribellione! Quasi tre ore di chiacchierata e poi lascio anche questo liceo
mentre molti ragazzi mi fermano ancora, mi salutano, mi ringraziano e so che
poi continueranno la loro discussione in classe. La sera incontro, prima di
ripartire, i volontari del Cav di Mazara del Vallo e conosco finalmente la
mitica Leonarda Narduzza Gallo e così un altro pezzo di storia della nostra
associazione può abitare nel mio cuore. Riparto poi per Palermo adagiandomi stanco sull’auto di
Eleonora che gentilmente mi riaccompagna.
CONCLUSIONI
Le giornate siciliane mi hanno
veramente lasciato tanto come ricchezza, come emozioni, come volti incontrati e
conosciuti. Non so se sono in grado di mettere per iscritto quello che mi porto
via sull’aereo con me.
- i giovani sono sempre una speranza e mai un
problema. Questo l’ho sempre detto ed ancor di più lo ripeto oggi. L’onore
che il Movimento per la vita mi fa di rappresentare i giovani pro life
italiani è veramente troppo grande ed immeritato per me. Gli oltre mille
studenti delle scuole di Mazara e Castelvetrano mi hanno confermato che un
futuro migliore è possibile. Ripetutamente mi sono congratulato, e lo
rifaccio anche qui volentieri, con i professori, presidi ed anche con gli
studenti stessi per la loro preparazione ed attenzione. Al prossimo adulto
che mi dirà che ai giovani non gliene frega niente, che sono
disinteressati, che non studiano pagherò personalmente il volo di solo
andata per Mazara del Vallo e lo inviterò a visitare queste scuole ed a
conoscere questi ragazzi. Grazie per tutto quello che mi avete lasciato.
- i pruriti degli adulti, ovvero, quando un
insegnante od un adulto mi dirà ancora che ai giovani queste tematiche non
interessano saprò come rispondergli. Gli adulti, alcuni insegnanti, hanno
paura a lasciare che i ragazzi aprano gli occhi su questi argomenti, hanno
paura a lasciare che i ragazzi sentano dirsi che l’aborto è un omicidio e
che quando si rimane incinta si può anche pensare a qualcosa d’altro che
non sia l’aborto. Solo gli adulti ancora sbandierano la 194 come una
vittoria civile dei diritti della donna: ai ragazzi di oggi non interessa
questo diritto di uccidere i propri figli ma vogliono sapere che cosa
veramente si può fare, in caso di gravidanza indesiderata, per salvare la
vita del figlio e della madre ed ecco che in campo arriviamo noi!
- femminismo per la vita. Concordo, lo ripeto, ci
vuole un nuovo femminismo per la vita ovvero che le ragazze si
riapproprino della bellezza della maternità e la vivano come una ricchezza
e non come un senso di colpa. All’Industriale mi si è presentata una
giovane madre, di 17 anni, che ha vinto l’indifferenza e lo sguardo ostile
di tutti ed ha tenuto suo figlio ed ora è ancora in quella scuola per
finire gli studi ed affrontare la maturità. Ha perso un anno, ok, ma ha un
figlio! Vi sembra poco? Quanti ragazzi perdono un anno per motivi anche
più banali?
- maschilismo per la vita. Mi sto accorgendo sempre
più, quando parlo coi ragazzi maschi che non sanno che la 194 non li
interpella minimamente se non previo consenso della madre, che questo
fatto suscita in loro una ribellione. Sono ancor più convinto quindi che
dobbiamo, come giovani pro life, impostare un manifesto sulla 194:
generazioni che l’hanno subita e generazioni che non l’hanno votata. Ci
siamo anche noi , noi uomini, pronti a ribellarci contro questa ingiusta
legge che non ci considera come se tutti i concepimenti avvenissero solo
ed esclusivamente per opera dello Spirito Santo. Noto con piacere che molti ragazzi passano
dall’incredulità alla rabbia: credo possa essere questo un terreno fecondo
per prendere consensi attorno alla proposta di revisione della 194.
- verità. Assetati di verità. Lo siamo noi giovani e
lo sono anche e soprattutto gli adolescenti, i ragazzi delle nostre
scuole. Siamo tutti ancora assetati di verità. I ragazzi vogliono sentirsi
dire che sbagliano, che non mettere il casco è un segno di
irresponsabilità, che drogarsi uccide, che l’aborto è un omicidio:
rinunciare a questa ruolo di educatori sarebbe delittuoso! I ragazzi hanno
bisogno di noi che diciamo loro tutto questo. E quando si dice ai ragazzi
la verità loro capiscono che li ami veramente, che non li inganni e quindi
si affezionano.
- entusiasmo e gioia di vivere. Ricevo spesso lettere
dai ragazzi che incontro che mi scrivono: grazie per la gioia di vivere
che mi hai trasmesso. Credo che sia una delle cose più belle da sentirsi
dire. A volte penso che non interessi molto quello che diciamo la il modo
in cui lo diciamo, per assurdo. Cerco di spiegarmi meglio. E’ l’entusiasmo
del vivere che trasmettiamo che rende i ragazzi certi che anche quello che
diciamo è vero perché si vede che ci crediamo e non siamo tra loro a
raccontare soltanto una lezioncina imparata a casa.
- la forza dell’esperienza. In uno degli incontri mi
hanno chiesto: lei cosa ne pensa di… ecc. ecc. Ho colto la palla al balzo
per dire: io non è che penso, porto l’esperienza di 55 mila bambini.
Voglio dire: noi non andiamo in giro a filosofeggiare od a raccontare
quello che noi pensiamo: noi portiamo la voce di 55 mila bambini salvati.
Noi dobbiamo sempre dire che la nostra è una testimonianza perché a noi
non viene in tasca nulla. Diciamo che l’aborto uccide due persone perché
abbiamo tra di noi tante madri che hanno abortito e che ora svolgono il
nostro volontariato, ma che soprattutto ci dicono, con la loro vita, le
loro parole, le loro lacrime, quanto sia drammatico abortire. Noi diciamo
che la vita è la scelta migliore sempre perché sappiamo che è la scelta
che non si rimpiange mai. Quando la mettiamo sul piano della testimonianza
e non della bella discussione accademica, noto sempre che i ragazzi la
accolgono più facilmente.
Come sempre devo anche oggi
confermare che è vero che ti giochi in prima persona nel volontariato ma quanto
è vero che in prima persona ricevi indietro 1400 volte tanto quello che hai
dato. Parti sempre con l’intenzione di dare chissà che cosa ma perché poi la
valigia al ritorno sempre più pesante, sempre più ricca?
Amare i giovani
Ho provato sempre e solo a fare
questo…. Il resto viene da solo
Giorgio Gibertini