sabato 5 marzo 2016

Gesù Politico (dal mio libro Per una Nuova Generazione di Politici Cattolici)

L’impegno politico di Gesù non segue sicuramente le coordinate del tempo. A lui non interessano le cose che tutti gli altri cercano: potere, popolarità, controllo, ricchezza, conquiste militari ….Anzi spesso mostra la pericolosità ultima di questo tipo di ambizioni. La via di Dio non coincide con gli interessi nazionali, con le piccole passioni politiche. La politica di Gesù è diversa, nuova, completa, radicale, multidimensionale.
Gesù però reclama ogni autorità, ogni potere. Il suo messaggio è politico, il suo regno ha una straordinaria valenza sociale, oltre che spirituale e personale.
Da Betlemme alla croce, è il re dei Giudei, che non è tanto un innocuo titolo onorifico o cerimoniale. È il figlio di Davide, e dappertutto si sottolinea la sua discendenza regale. E’ il Messia, colui che sosterrà le nazioni (secondo le profezie di Isaia). Davanti a Pilato, Gesù sa che una sua risposta minimamente affermativa alla domanda se egli sia veramente il Re dei Giudei farebbe seguire una immediata condanna. Eppure risponde semplicemente: “tu lo dici”. 
Il suo messaggio, il regno di Dio, ha una dimensione anche politica ed è questo che suscita la reazione di tutti i gruppi del tempo: erodiani, farisei, zeloti, romani, sadducei …Gesù è percepito come minaccia pubblica, e per questo è da eliminare. Egli reclama molta più autorità di quanto gli altri reclamino per loro stessi. E questa autorità supera l’autorità politica, ma non la rinnega. Per non parlare, poi, delle sue interazioni con il Sinedrio.
Con Gesù il Regno di Dio irrompe nella storia umana. Gesù inaugura la sua attività pubblica con l’annuncio programmatico del Regno di Dio che ora irrompe nella storia umana.[1]
Egli vive e muore al cospetto della città: “la croce è un evento pubblico che si è svolto davanti a tutti”.[2]
A quanti contestano le sue scelte di solidarietà e condivisione con i peccatori Gesù risponde appellandosi allo stile di Dio che come un medico va a cercare quelli che stanno male.[3]
In alcune parabole Gesù trascrive l’agire di Dio che sta alla base delle sue scelte di amore gratuito e compassionevole. La nuova immagine di Dio Padre che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni e fa piovere sopra i giusti e gli ingiusti legittima l’estensione del principio dell’amore solidale fino ad includere il nemico. Questo amore gratuito radicale ed universale è la giustizia sovrabbondante che porta a compimento le esigenze etiche annunciate profeticamente nel Decaologo.[4]

Questa è la giustizia del regno di Dio che i discepoli devono cercare e promuovere con tutto il loro impegno senza lasciarsi fagocitare dalle preoccupazioni ossessive per la vita e sicurezza materiale. “Perciò vi dico: Non siate con ansietà solleciti per la vita vostra di quel che mangerete o di quel che berrete; né per il vostro corpo di che vi vestirete. Non è la vita più del nutrimento, e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il Padre vostro celeste li nutrisce. Non siete voi assai più di loro? E chi di voi può con la sua sollecitudine aggiungere alla sua statura pure un cubito?E intorno al vestire, perché siete con ansietà solleciti? Considerate come crescono i gigli della campagna; essi non faticano e non filano; eppure io vi dico che nemmeno Salomone, con tutta la sua gloria, fu vestito come uno di loro. Or se Iddio riveste in questa maniera l’erba de’ campi che oggi è e domani è gettata nel forno, non vestirà Egli molto più voi, o gente di poca fede? Non siate dunque con ansietà solleciti, dicendo: Che mangeremo? che berremo? o di che ci vestiremo? Poiché sono i pagani che ricercano tutte queste cose; e il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose. Ma cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno sopraggiunte.”[5]

In tale orizzonte di amore creativo è possibile superare la logica della legge del taglione “occhio per occhio, dente per dente”, e ristabilire rapporti nuovi anche con il malvagio.

La proposta evangelica a tale riguardo – scrive sempre Rinaldo Fabris – anche se formulata con un linguaggio paradossale, “offri l’altra guancia”, è vincolante ed impegnativa perché viene confermata dalla scelta finale di Gesù che affronta la morte per restare fedele al Padre nella solidarietà estrema della condizione umana. In questa logica di fedeltà filiale Gesù ha rifiutato come tentazioni diaboliche le vie di un messianismo alternativo che fa leva sull’interesse economico, il prestigio taumaturgico e la gestione del potere. In forza di questa scelta religiosa Gesù si sottrae alla strumentalizzazione politica implicita nella questione del “tributo a Cesare”. Egli da una parte rivendica il diritto di Dio, unico “Signore”, e dall’altra ridimensiona il ruolo di Cesare che ha il diritto di riscuotere le tasse in quanto occupante della Palestina. [6]






[1] Vangelo di Marco 1,15 


[2] Conferenza Episcopale Italiana, Evangelizzazione e testimonianza della Carità, 21 in Il Regno Documenti 


[3] Vangelo di Marco 2,17 


[4] Vangelo di Matteo 5, 17-21.48 




[5] Vangelo di Matteo 6,25-33 




[6] Rinaldo Fabris, Politica come servizio, edizioni Piemme

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