Chiedere il silenzio dei cattolici in politica significherebbe "tradire il Vangelo e quindi Dio e l'uomo". Lo ha affermato il presidente della Conferenza episcopale, cardinale Angelo Bagnasco, aprendo la 46esima Settimana sociale dei cattolici italiani a Reggio Calabria svoltasi nell’Ottobre del 2010.
"Aspettarsi che i cattolici si limitino al servizio della carità perché questa è un fronte che raccoglie consensi e facili intese, chiedendo invece l'afasia convinta o tattica su altri versanti ritenuti divisivi e quindi inopportuni - ha affermato Bagnasco - significherebbe tradire il Vangelo e quindi Dio e l'uomo". Le accuse di confessionalismo "Dispiace constatare che qualunque dichiarazione la Chiesa faccia a riguardo dei valori morali - ha affermato Bagnasco - sia bollata da qualcuno di confessionalismo, come se si volesse imporre alla società pluralista una morale cattolica". La questione è un’altra, ha aggiunto il presidente della Cei citando Benedetto XVI, e nasce dall’esigenza di trovare "il fondamento etico per le scelte politiche". I cattolici e la politica "La tradizione cattolica sostiene che le norme obiettive che governano il retto agire sono accessibili alla ragione e quindi "il ruolo della religione nel dibattito politico non è tanto quello di fornire tali norme, come se esse non potessero essere conosciute dai non credenti, e ancora meno è quello riproporre soluzioni politiche concrete, cosa che è del tutto al di fuori della competenza della religione".Ad essa spetta invece "aiutare nel purificare e gettare luce sull’applicazione della ragione nella scoperta dei principi morali oggettivi, un ruolo correttivo che tuttavia - ha osservato il porporato - non è sempre bene accolto". "La Chiesa - ha concluso Bagnasco - non cerca l’interesse di una parte della società, quella cattolica o che in essa comunque si riconosce, ma è attenta all’interesse generale".
1 commento:
e la frase: "date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio"... Va bene che l'età è avanza ma dimenticare è diabolico!
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