lunedì 10 ottobre 2016

Terremoto: fate presto, ad Amatrice fa già freddo


Mentre passiamo in silenzio, in religioso silenzio, il tratto di Salaria che accarezza Amatrice, il termometro di bordo segna 8 gradi ed è soltanto l’ora di cena. Noi proseguiamo, come da 12 anni a questa parte, il tragitto verso Venarotta (Ascoli Piceno) ma da quel momento in poi anche i bambini fermano i videogiochi e si incollano ai finestrini per vedere come sta andando la rinascita di questi paesi. Scorrono lenti Amatrice, Accumuli e poi Pescara del Tronto che grida aiuto pendendo sulla Salaria e costringendoci tutti a rallentare ancora di più, perchè in quel tratto si viaggia ad una corsia sola. Poi infine Arquata del Tronto, Trisungo e via via tutti i paesini fino a Venarotta. Sono 25 km di domande, preghiere, dubbi, sguardi. Devo dire che lungo la Salaria molte tendopoli, soprattutto nelle Marche, sono state rimosse e ci auguriamo che quei nostri concittadini siano in alloggi migliori, mi piacerebbe pensare nelle loro case.

Il dolore di Amatrice invece non lo si vede dalla Salaria ma lo si sente per quel continuo via vai di macchine della Polizia e dei soccorsi, per quella strada insolitamente vuota nel fine settimana, per quei cartelli di lavori in corso sparsi ovunque. Fa già freddo qui, l’inverno arriva subito, non esiste l’autunno. Fate presto per questi nostri concittadini, fratelli, sorelle. Vi prego, fate presto!

Il terremoto è entrato nella mia vita il 24 agosto alle 3.38 e non mi lascia più. Anche sabato sera alle 20.15 ha bussato forte a casa nostra, ospite non gradito, mentre eravamo tutti a cena, come per ricordarci, maledetto cecchino, che lui ci osserva, ci guarda, ci ricorda. E’ una guerra psicologica durissima per noi che non abbiamo subìto danni a cose o persone, e non riesco a entrare nella mente di chi vive in una tenda solo perchè 25 km più in là.

Ogni mese passerò di qui, ogni mese vi porterò con me, se vorrete, ma soprattutto, da queste pagine, terremo alta l’attenzione verso queste terre che cominciano ad essere troppo dimenticate.

Il Direttore

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