domenica 15 settembre 2013

Il grave sgarbo di La Repubblica a Papa Francesco

Bergoglio avrà imparato la prima triste lezione del suo gioioso pontificato: puoi telefonare ai disoccupati, puoi arrivare senza scorta dagli ultimi delle terra, puoi cambiare il segretario di Stato vaticano e puoi quasi sciogliere lo Ior. Non correrai rischi. Ma non puoi scrivere a un giornale italiano. Sarai certamente e vergognosamente strumentalizzato. Anche se sei il papa.
Immagino conosciate ormai il fatto, papa Francesco riceve due lettere piene di pomposi quesiti di quel vecchio con la barba che si crede filosofo e poiché è persona cortese, risponde. Cosa fa il direttore di Repubblica, Ezio Mauro? Fa quello che farebbe con qualsiasi editorialista di cui sia costretto a pubblicare l’articolo ma giudicandolo fuori linea: gli forza il titolo. Così succede che in prima su Repubblica oggi trovate un fondo firmato da Francesco intitolato: “La verità non è mai assoluta”. Uno sgarbo senza senso di Mauro al pontefice. Può mai un papa, vicario di Cristo in terra, di un Cristo che è “la Via, la Verità, la Vita”, pensare che la verità non sia mai assoluta, che la verità sia relativa?
La frase ovviamente nel testo non c’è. Bergoglio è un gesuita colto e attento. Cerca il dialogo con tutti con dal punto di vista dottrinale è ovviamente inappuntabile. Ezio Mauro, immagino con la collaborazione del vecchio filosofo, inventa un titolo alla lettera del papa che non ha ovviamente alcun riscontro con il testuale. Una scorrettezza mai vista e insensata. Mi sono ritrovato a chiedermi: perché Repubblica è caduta in questo clamoroso infortunio? Per costruire una falsa contrapposizione tra Francesco e il suo predecessore, il Benedetto della crociata contro il relativismo? E’ chiaro che se la verità non è assoluta, è relativa. Sarebbe la fine del messaggio cristiano.
Forse semplicemente Scalfari e Mauro non hanno cultura sufficiente a comprendere lo sgarbo che hanno fatto al papa inventandosi quel titolo senza senso in prima pagina su Repubblica. Bergoglio avrà imparato la lezione: la strumentalizzazione della stampa italiana non si ferma davanti a nulla, neanche davanti ai gesti di umiltà e cortesia estrema di un pontefice.
Mario Adinolfi

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