Quello che succede in Egitto è difficile capirlo dai telegiornali. Meglio la pizzeria sotto casa che, come tutte le pizzerie ormai a Roma (tutte o quasi) è gestita da Egiziani.
Entriamo dopo la partita e c'è aria di festa. A stento raccolgono l'ordine della nostra Diavola: tutti a naso in su a vedere la diretta da Il Cairo. Volume alto, quasi fastidioso per quell'arabo di cui non comprendiamo niente e non ci servono neanche le didascalie.
Vediamo una folla festante, le luci verdi, gli elicotteri in televisione. Qui sono tutti felici, uomini e donne, ed i bambini rigidi sulle sedie.
Chiedo se è "buona cosa" quello che sta succedendo. Mi dicono di si e mi spiegano la situazione più coi sorrisi che con le parole.
Propongo un brindisi. Alzo il bicchiere con la Birra, mi rispondono sollevando un supplì ripieno.
La storia, la loro, la nostra, passa anche da questi piccoli angoli di Egitto che abbiamo in casa.
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