Caro Stefano, l’impresa più bella che sei
riuscito a costruire negli anni è stata quella di trasformare il veleno
della malattia in medicina per gli altri. Ciao amico mio, onorerò per
sempre la tua persona. Ero impreparato a questa notizia ma mi rendo
conto che è il mistero della vita. E non ci possiamo fare nulla. Sei
stato un grandissimo eroe del nostro tempo ed hai avuto vicino un
pilastro come Chantal, la tua sua dolcissima moglie. Hai offerto la tua
sofferenza in favore della ricerca, per combattere la Sla, quella
malattia di cui, quando ti ha colpito anni fa, si sapeva davvero ben
poco. Un’offerta la tua che non ha valore tanto è stata preziosa anche
per altri.
Stefano, anche per questa ragione
lasci un ricordo e un’eredità fatto di grandiosa umanità e infinita
dignità. Quanti ricordi mi attraversano la mente in questo momento. Il
primo è quello del 2008 al Franchi, nell’amichevole tra Fiorentina e
Milan in favore della tua Fondazione. Di nuovo insieme nel nostro campo,
io e te verso la Fiesole e i nostri tifosi che cantavano. E poi due
anni dopo nella sede della Gazzetta, per la presentazione del tuo libro.
Sempre i tuoi occhi che parlavano, sempre Chantal al tuo fianco. Ma a
dir la verità devo confessarti che il pensiero corre spesso più indietro
nel tempo, a quegli anni passati insieme nella Fiorentina.
E
quando dalla Viola siamo andati tutti e due in Nazionale. Giovani,
spensierati, con tutta una carriera davanti. Il nostro sogno che si
stava avverando. E sai qual era allora la mia gioia più grande? Forse
non te l’ho mai detto: mandarti in gol con un assist e vedere nei tuoi
occhi un’infinita felicità. E’ il ricordo di quella felicità che oggi,
caro Stefano, riesce a compensare il dolore per la notizia della tua
morte. Insieme al fatto che finalmente ti sei liberato della Stronza, il
nome che hai sempre dato alla tua malattia. Che il mio pensiero di
preghiera ti possa accompagnare nel viaggio celeste.
Roberto Baggio
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