"Noi sottoscritti, presa visione del documentario della BBC "Sex Crimes and the Vatican", che la RAI ha acquistato e che potrebbe essere messo in onda in un suo programma, ci rivolgiamo ai dirigenti della RAI e alla Commissione Parlamentare di Vigilanza perché il documentario non sia proposto da una
rete pubblica sostenuta dal canone di tutti gli italiani. Non siamo affatto contrari a una franca discussione del problema della pedofilia e dei tragici casi di sacerdoti cattolici colpevoli di abusi su minori, che - sulla scorta dell'ampia letteratura scientifica oggi disponibile - miri, secondo le parole di Benedetto XVI ai vescovi dell'Irlanda, del 28 ottobre 2006, a "stabilire la verità di ciò che è accaduto in passato, prendere tutte le misure atte ad evitare che si ripeta in futuro, assicurare che i principi di giustizia vengano pienamente rispettati e, soprattutto, guarire le vittime e tutti coloro che sono colpiti da questi crimini abnormi".Siamo però contrari alla proiezione dello specifico documentario "Sex Crimes and the Vatican", che - ben lungi dall'affrontate il tema in modo corretto - è una semplice requisitoria anticlericale contro il regnante Pontefice, punteggiata da affermazioni clamorosamente false o fondate sull'ignoranza dei più elementari principi del diritto canonico. Per esempio, si presenta l'istruzione "Crimen sollicitationis" del 1962 come un documento che aveva
lo scopo di coprire gli abusi avvolgendoli in una coltre di segretezza tale per cui “la pena per chi rompe il segreto è la scomunica immediata”. A prescindere dal fatto che la "Crimen sollicitationis" si occupa nei primi settanta paragrafi delle relazioni sessuali fra sacerdoti e donne maggiorenni, e dedica ai rapporti di sacerdoti con minori prepuberi soltanto mezza riga nel paragrafo 73, è precisamente il contrario. Il paragrafo 16 impone alla vittima degli abusi di “denunciarli entro un mese” . Il paragrafo 17 estende l’obbligo di denuncia a qualunque fedele cattolico che abbia “notizia certa” degli abusi. Il paragrafo 18 precisa che chi non ottempera all’obbligo di denuncia “incorre nella scomunica”. Dunque non è scomunicato chi denuncia gli abusi ma, al contrario, chi non li denuncia. Un'altra gravissima menzogna del documentario consiste nel sostenere, a
proposito della lettera "De delictis gravioribus" del 2001 sottoscritta dal cardinale Ratzinger come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e che dà esecuzione a norme fissate da Giovanni Paolo II poche settimane prima relative alla competenza dei diversi tribunali ecclesiastici, che si tratti del “seguito” della "Crimen sollicitationis" e che “ribadiva con enfasi la segretezza, pena la scomunica”. In realtà nella lettera del 2001 non si trova neppure una volta la parola “scomunica”. Se c’è qualche cosa di nuovo nella "De delictis gravioribus" rispetto alla disciplina precedente in tema di abusi sessuali, è il fatto che la lettera crea una disciplina più severa per il caso di abuso di minori, rendendolo perseguibile oltre i normali termini di prescrizione, fino a quando chi dichiara di avere subito abusi quando era minorenne abbia compiuto i ventotto anni. Questo significa – per fare un esempio molto concreto – che se un bambino di quattro anni è vittima di abusi nel 2007, la prescrizione non scatterà fino al 2031, il che mostra bene la volontà della Chiesa di
perseguire questi delitti anche molti anni dopo che si sono verificati e ben al di là dei termini di prescrizione consueti. Certamente nella Chiesa vi sono stati episodi tristi e dolorosi che hanno coinvolto sacerdoti colpevoli di pedofilia e talora anche vescovi che non sono intervenuti tempestivamente per sanzionarli. Al contrario esatto di quanto sostiene il documentario, l'energica azione del cardinale Joseph Ratzinger prima e di Papa Benedetto XVI poi - su cui non a caso si cerca di gettare fango in Italia subito dopo il successo del Family Day -, anche se non ha potuto risolvere tutti i singoli casi, ha costruito una normativa e favorito una prassi di grande severità, rigore e coraggio di cui chiunque abbia studiato il triste problema senza pregiudizi ideologici dà atto al Regnante Pontefice. Si parli, dunque, di un problema reale e doloroso. Ma lo si faccia con verità e correttezza, senza proporre documentari sensazionalistici e falsi che sono a loro volta parte del problema e non della sua soluzione."
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