Intervento di Giorgio Gibertini - responsabile organizzativo Movimento per la vita italiano
Ringrazio gli organizzatori di questo Convegno perché hanno avuto il coraggio di mettere assieme, attorno ad un tavolo, quello che molti hanno pensato, anche pensatori illustri. Dal 28 gennaio ad oggi abbiamo celebrato in Italia la giornata della memoria, la giornata per la vita, che è un po’ il giorno anche della memoria dei 5 milioni quasi di bambini abortiti in Italia, e ieri abbiamo avuto la sorpresa di un presidente della Repubblica Italiana che finalmente ha speso parole di ricordo e commemorazione per le vittime di un altro genocidio taciuto, quello dei nostri concittadini, fratelli, morti nelle foibe di Istria e Dalmazia.Anche per noi del Movimento per la vita italiano questo deve essere un punto di partenza: avere il coraggio di rivendicare il genocidio censurato dell’aborto e chiedere che sia ricordato al pari degli altri genocidi. A quando un presidente della Repubblica spenderà una parola in merito?
Mi sono lasciato a lungo affascinare, suggestionare anche, dal titolo di questo Convegno. “L’eclissi della bellezza.” La parola "eclissi" deriva dal greco: 'ek' prefisso che significa "da" (moto da luogo) e 'leipein' che significa "allontanarsi".
L'eclissi è un evento astronomico che avviene quando un corpo celeste come per esempio un pianeta o un satellite, si colloca tra una sorgente di luce (es. il sole) e un altro corpo: in altre parole il secondo corpo entra nel cono d'ombra del primo. Le eclissi possono essere divise in categoria a seconda che il corpo oscurato lo sia in tutto o in parte:
- eclissi totale quando il corpo è completamente oscurato
- eclissi parziale quando il corpo è solo parzialmente oscurato
- eclissi anulare quando il corpo è più grande dell'occultatore e quindi non viene oscurato del tutto, del corpo più grande ne rimane un cerchio luminoso.
- eclissi ibrida quando il corpo è apparente all'occultatore, quindi può essere totale-anulare
Ma veniamo al nostro tema e mio obiettivo oggi sarà quello di lasciare una speranza ma non perché sono un inaffondabile ottimista ma perché la realtà e le cose che facciamo, e che conosco, sono più belle del buio e sono la risposta già insita a questi genocidi.
Aborto. Il genocidio dell’aborto, ne avete già parlato, provoca ogni giorno 347 omicidi nelle strutture pubbliche italiane col permesso della Legge 194/78. Ma se forse noi non possiamo fare niente, anche cronologicamente parlando, per altri genocidi in corso ed ovviamente per quelli del passato, qui possiamo agire, ognuno di noi può fare qualcosa per fermare, dal piccolo, il genocidio dell’aborto. Soprattutto noi del Movimento per la vita dobbiamo rivendicare con orgoglio questo. I nostri Centri di aiuto alla vita, le nostre sante operatrici, che nel silenzio, vittime della congiura quotidiana, operano per la vita ed hanno aiutato a nascere, in questi anni, 77 mila bambini, aiutando assieme le loro mamme, sono la risposta più concreta a questo genocidio. Come risposta concreta è Progetto Gemma, adozione pre-natale a distanza, che grazie all’impegno di donatori anonimi che versano per 18 mesi euro 160, ad una mamma incinta dal terzo mese in poi, sono nati 12 mila bambini. E questi 12 mila bambini, di cui abbiamo volte e nome, sono stati letteralmente strappati all’aborto. A questo genocidio, abbiamo visto, esiste già una risposta ma dico anche che da questo genocidio si può rinascere come ci testimoniano le decine di mamme che, dopo l’esperienza tragica dell’aborto, si sono messe a disposizione della vita e seguendo l’invito di Giovanni Paolo II nell’Evangelium Vitae, aiutano ora altre mamme a non commettere il loro errore. Esiste il perdono di Dio, il proprio perdono e quello del proprio figlio ma soprattutto le mamme che hanno abortito rinascono aiutando la vita a nascere.
Eutanasia: esiste la possibilità di morire bene. Sì che esiste. Diciamolo, testimoniamolo come ha fatto, e continua a fare, il dott. Mario Melazzini. Credo che la storia di Welby diventerà un boomerang contro chi si è aggirato come avvoltoio attorno all’uomo Piergiorgio. Stanno venendo alla scoperta, quasi ogni giorno, storia di vite vissute fino all’ultimo. Non storie di morenti, ma storie di persone agli ultimi giorni della propria vita come saremo noi un giorno, come è stato scritto al momento del nostro concepimento. Esistono esperienze di accompagnamento alla morte che permettono alla persona di morire serenamente dando anche un senso ai propri ultimi giorni, dando anche un senso al dolore, alla sofferenza. Oggi è questo che si vuole “eclissare” ma invece esistono esperienze che vanno nella direzione opposta, ovvero in quella di promozione di una cultura della morte che è ben diversa dalla cultura di morte. Riprendiamo la gioia di vivere, di prepararsi a quel momento che, come diceva il Manzoni, è proprio come “… una festa promessa da tanto tempo e data per premio”.
Famiglia: su questo ultimo capitolo si gioca il rischio dell’eclissi totale. E’ vero che le statistiche ci dicono che ogni giorno ci sono 200 separazioni e 100 divorzi ma, nonostante questo, noi sappiamo che la bellezza sta nel matrimonio, nella famiglia ed a quella dobbiamo tendere e soprattutto far tendere i nostri giovani. La cultura contro la vita e la famiglia, che ha iniziato i suoi attacchi negli anni 70, parlando prima di “uomo cancro del pianeta”, poi propinandoci il divorzio e l’aborto, è ora giunta all’attacco forse finale. Lo dico o non lo Di.co? scusate il facile gioco di parole. Ma dietro questa proposta di legge assurda e pericolosa del governo italiano non vi è solo l’istituzione di un modello di serie B ma, peggio ancora, l’affossamento totale della famiglia con l’apertura dell’istituto matrimoniale camuffato alle coppie omosessuali e conseguente adozione dei bambini. Lo sappiamo tutti che è questo l’obiettivo finale e dobbiamo denunciarlo per non far eclissare del tutto il nostro sole. Ma soprattutto noi sposi, noi padri e madri, dobbiamo testimoniare la bellezza della famiglia. Famiglia che meraviglia. Dobbiamo testimoniarlo con la nostra vita ma anche con le parole. Dobbiamo far sì che i giovani vedano nella famiglia un modello da raggiungere, da perseguire con ogni forza. Dobbiamo invitare i giovani a volare alto, a scommettere sul per sempre, non su “corresponsioni d’amorosi sensi” ma a tempo determinato, con la data di scadenza già scritta in partenza. Ma che educatori siamo se come modello offriamo la cultura delle mezze misure, la cultura del discreto. Puntiamo al massimo, all’ottimo. Ottimo è la famiglia. Ottimo è fare figli. Conviene fare famiglia. Conviene fare figli. Diciamolo, dimostriamolo, testimoniamolo. Esiste il per sempre: ed è la cosa più bella che possa capitarci.
Chiudo con una esperienza vissuta pochi giorni prima della Giornata per la vita 2007. La responsabile nazionale di Progetto Gemma mi invia, a suo nome, in una parrocchia Romana, san Giuseppe Artigiano, che ha acceso 27 progetti gemma. Per la Giornata per la vita i parrocchiani hanno invitato a Roma due mamme da loro aiutate con Progetto Gemma e con le quali sono riuscite ad entrare in contatto. Hanno loro organizzato una quattro giorno di visita della Capitale e tanti momenti assieme alla comunità di adottanti. Mi trovo quindi in questa semplice, modesta, sala parrocchiale, conosco questi semplici, modesti, adottanti, gente come noi, ognuno con le proprie famiglie ed i propri problemi, e poi arrivano queste mamme coi loro bambini: Davide di cinque mesi e Brian di poco più di un anno. Mi chiedono una parola di benvenuto. Ma che dire di fronte al trionfo della vita? Ho ringraziato la Parrocchia, gli adottanti, i veri protagonisti, assieme alle mamme, di Progetto Gemma, di questo trionfo della vita. Non è il Movimento per la vita che compie il miracolo: noi facciamo solo da “passacarte”, permettetemi il termine. I veri santi dell’operazione Progetto Gemma sono gli adottanti che, senza conoscerla, si prendono carico di una mamma in difficoltà, le porgono la loro “carezza economica” ed accolgono, come nonni, il figlio che nascerà. E poi che dire di fronte a Davide e Brian? L’alternativa all’aborto esiste, ed è la vita, scusate se è poco. Con la mente viaggi indietro nel tempo e qualche mese prima la loro mamma era tentata d’abortire e Davide e Brian potevano non esserci ora, qui, a Roma, in questa sala parrocchiale ancora ignari della grazie che è capitata. Ma sono qui. Strappati all’aborto. Sono qui. Vivi. Vita. Che cosa dire? Niente. Solo mettersi a contemplare , ancora una volta, il miracolo della vita.
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