In una notte da barbari Milano ha perso la sua piazza e l'idea di riprendersi un luogo del cuore lasciato nei weekend ai piccioni, alle comitive di turisti, ai questuanti e ai sudamericani senza altri posti dove andare. Tra petardi, spinte, gomitate, eccessi di birra e di spumante, come ha scritto una lettrice al Corriere , il primo Capodanno dell'era Pisapia non ha ripetuto il miracolo del raduno di primavera, quando un doppio arcobaleno aveva illuminato la svolta politica dando a migliaia di cittadini che erano lì un senso di appartenenza e la sensazione di una riconquista. E adesso altri lettori scrivono, si lamentano, protestano, raccontano di aver attraversato un Vietnam invece di un sagrato e che piazza Duomo non appartiene più ai milanesi ma a un esercito di incivili, per giunta stranieri. Sono anni che è così, purtroppo, che la piazza simbolo di Milano è una scatola vuota, senz'anima e senza vita, abbandonata dai milanesi che il venerdì sera vanno altrove a cercare i luoghi del cuore, privata anche delle insegne luminose dell'omino Brill e della dattilografa che sovrastava il palazzo Carminati, memoria collettiva e ricordo di stupori infantili.
La delusione del Capodanno però brucia più di altre volte, perché nella festa segnata da paure e mugugni molti ci vedono il fallimento di un'integrazione, la conferma di un esproprio che lascia piazza Duomo nelle mani di chi la usa per gazzarre e vandalismi. È davvero impossibile convivere nello stesso spazio, separati dai petardi e da nazionalità diverse, come si chiede la lettrice? Si può denunciare l'inciviltà di certi stranieri senza passare per razzisti? Non erano soltanto extracomunitari però quelli che hanno sparato petardi a mezza altezza, c'erano anche tanti tamarri italiani la sera del 31 dicembre in piazza Duomo. Il deficit di educazione e di senso civico è grave a tutti i livelli e occorrerà correre ai ripari per evitare altri pericolosi bis. Quanto a piazza Duomo bisogna registrare che i milanesi, qui, sono diventati minoranza, ogni domenica come la notte di Capodanno.
Giangiacomo Schiavi da Il Corriere della Sera
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