martedì 1 novembre 2011

Tutti Santi o Tutti morti?

Oggi è la festa di Ognissanti, domani di ogni morto. La vicinanza dei due eventi è significativa e di estrema importanza anche se è noto a tutti che a casa da scuola (o dal lavoro) ci si sta solo per i Santi e meno per i morti. Sarà per il solito fatto che la morte ci fa un po' paura, l'essere Santi molta ammirazione. Eppure è proprio la festa dei Santi che dovrebbe incuterci maggiore timore e rispetto: è la chiamata di ognuno di noi, è il percorso che dobbiamo intraprendere, è ciò a cui dobbiamo tendere e, in teoria, ciò per cui siamo nati e siamo destinati. Diventare santi. Lo dico subito: non ce la faccio. Chi mi aiuta?

Morire in fondo è più facile, non è che dobbiamo fare niente.
Cioè, si può anche provocare la propria morte ma anche impegnandosi al massimo per evitarla prima poi arriva e come una livella pareggia i conti e rende giustizia a tutti: non si scappa, è veramente l'unico cammino che ci accomuna, a cui siamo involontariamente destinati, scritto dentro di noi dal momento del concepimento.
Quindi, ribadisco, mi fa più paura l'essere Santo che è più difficile.
Il morire è facile a confronto.
Oggi è la festa quindi di tutti quelli che già sono riconosciuti Santi, di quelli che sono in fila per esserlo (ricordo su tutti don Zeno di Nomadelfia e Giovanni Paolo II) e di tutti i nostri cari che sono morti e sono in Paradiso, o lì nei pressi, ed attendono le nostre preghiere per poter fare un passo in avanti in quella fila sterminata ai cancelli della Misericordia di Dio.
Preghiamo per loro?
Io poco... perciò oggi finisco qui di scrivere e comincio a pregare.

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