Sono a Roma: si muove il letto a castello
dove sto coi figli per farli addormentare, si muove il lampadario, si
muove tutto. Qui a Roma, a oltre 170 km da dove è l’epicentro e subito
la mente corre a due mesi fa, a quando il terremoto è entrato nella mia
vita, e a quelle persone, popolazioni, parenti, clienti, amici.
Da 13 anni vivo qui e questa è la mia terra.
Ho tanti parenti nelle Marche, lo spaete amici cari: provo subito a chiamarli, sono al buio, hanno paura.
Ho tanti amici nelle Marche, Umbria, Abruzzo: cerco notizie di loro su internet.
Ho tanti clienti nelle Marche, Umbria, Abruzzo: invio loro una mail.
L’Italia è una Repubblica fondata sul
terremoto, sulla fragilità, sulla frangibilità. Urliamo Basta perchè non
sappiamo più che cosa fare, perchè se è vero che le scosse non devono
buttarci giù le case, però ci fanno paura, ci fanno dormire tutti
abbracciati, ci fanno dare spiegazioni ai figli che avremmo volentieri
evitato. Le scosse continue sono uno stress difficile da spiegare a chi
non le vive e, anche se non ci buttano giù la casa, ci buttano giù il
cuore, ogni volta, ogni attimo.
E’ difficilissimo imparare a convivere col terremoto che si comporta come un cecchino.
Basta, anche da questo editoriale lasciatemi gridare Basta: lo so che non serve niente ma almeno mi sfogo
Il Direttore
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