Pubblicato su il Predellino in data 28 marzo 2011
Sulla vita non si vota fu il fortunato slogan che condusse il Popolo della Vita (nella sua definizione presa dall'Evangelium Vitae) alla vittoria del referendum sulla Procreazione Medicalmente Assistita: correva l'anno 2005.
Se sulla vita non si vota è lecito domandarsi sulla morte si vota o no e, per estensione, è giusto sostenere una legge chiamata sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento ma che comunque riguarda la sfera ultima del nostro vivere?
L'idea del 2005 di non votare al referendum non fu, come in molti hanno liquidato, solo ottima strategia politica voluta in primo luogo dall'allora Vicario di Roma Cardinale Camillo Ruini.
Dietro quella decisione il Cardinale pose anche tutta la sua saggezza e lungimiranza in materia: non si può mettere ai voti ciò che non proviene da noi ma da Dio soltanto, il bene più prezioso che abbiamo, il primo diritto fondamentale datoci per il solo fatto di esserci, cioè la vita.
Sempre per estensione il concetto va esteso anche alla morte che comunque della vita è parte. Seneca diceva, nel De Tranquillitate Animi: "Chi avrà paura della morte non farà mai nulla da uomo vivo; ma chi saprà che la sua morte è stata stabilita fin dal momento in cui è stato concepito, vivrà secondo questa regola e contemporaneamente con la stessa forza d'animo si darà da fare perché nessuna delle cose che gli capitano giunga improvvisa."
Nel frattempo, dal primo testo approvato alla Camera dei Deputati due anni fa ad oggi, in questi due anni molte cose sono cambiate.
Si occupano di "Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento" sia il disegno di legge approvato al Senato nel marzo 2009 (testo Calabrò) sia quello attualmente in via di approvazione alla Camera. Eccone i contenuti e le diversità.
Cos'è la Dat.
Si definisce "Dichiarazione anticipata" un documento in cui «il dichiarante esprime il proprio orientamento in merito ai trattamenti sanitari in previsione di un'eventuale futura perdita della propria capacità di intendere e di volere». Al comma 3 si specifica che nella Dat «può anche essere esplicitata la rinuncia da parte del soggetto ad ogni o ad alcune forme particolari di trattamenti sanitari in quanto di carattere sproporzionato o sperimentale».
Nel ddl Calabrò la parola "anche" non era presente, essendo stata aggiunta alla Camera, lasciando sottintendere un ampliamento del contenuto della Dat. Il testo Di Virgilio ha aggiunto che «eventuali dichiarazioni di intenti o orientamenti espressi dal soggetto al di fuori delle forme e dei modi previsti dalla presente legge non hanno valore e non possono essere utilizzati ai fini della ricostruzione della volontà del soggetto».
Questo punto è molto importante visto che per convincere i giudici sulle volontà di Eluana il padre Peppino Englaro ha sempre riportato presunte frasi da lei dette e testimonianze orali di amiche.
Soggetti per cui vale la Dat.
Il testo approvato al Senato affermava che «la dichiarazione anticipata di trattamento assume rilievo nel momento in cui è accertato che il soggetto in stato vegetativo non è più in grado di comprendere le informazioni circa il trattamento sanitario e le sue conseguenze», mentre nella versione della Camera la Dat «assume rilievo nel momento in cui è accertato che il soggetto si trovi nell'incapacità permanente di comprendere le informazioni circa il trattamento sanitario e le sue conseguenze ».
Nel passaggio alla Camera c'è stato, quindi, un ampliamento della platea dei soggetti per cui la Dat assume rilievo, non riguardando solo i soggetti in stato vegetativo ma tutti coloro si trovino nell'incapacità permanente di intendere e di volere.
Alimentazione e idratazione.
In entrambi i testi è previsto che questi sostegni vitali non possano essere interrotti con una decisione anticipata. Il ddl Calabrò affermava che «nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente, sono forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze fino alla fine della vita».
Mentre il testo della Camera prevede che «nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente, devono essere mantenute fino al termine della vita, ad eccezione del caso in cui le medesime risultino non più efficaci nel fornire al paziente i fattori nutrizionali necessari alle funzioni fisiologiche essenziali del corpo».
Questo "capisaldo" irrinunciabile della legge è lo snodo di tutto, il motivo del contrasto in corso e per noi la pietra di riferimento sulla quale appoggiare la casa della cultura della vita. La morte comincia dal momento della nascita.
Non dobbiamo averne paura perché se no ci coglierà di sorpresa. Oggi si ha paura della morte e della malattia per questo si crede di poterle esorcizzare o anticipandole od evitandole.
Qualche anno fa una indagine sui malati terminali dell'Istituto europeo di oncologia (Veronesi, anche lei dovrebbe conoscere questo posto!) rivelò che tutti i malati, se curati bene, volevano comunque continuare a vivere, a lottare.
E' il segreto della nostra vita: avere una "madre" che ci si mette accanto per morire assieme con noi, metaforicamente o fisicamente parlando, come la Madre di Cecilia nel racconto del Manzoni.
Sulla morte pure non si dovrebbe votare ma sappiamo che, purtroppo, tutto ciò che non è vietato è lecito e questo ha portato alla morte di Eluana causa assenza di idratazione ed alimentazione.
Questa legge è stata più volte emendata, stralciata, tirata, accorciata e perfezionata cercando una mediazione possibile e tenendo conto che viviamo nel paradiso terrestre e non ancora in quello celeste.
Anche sulla morte non si dovrebbe votare ma mettere dei paletti legislativi per difendere la vita (e la morte) dall'assalto del relativismo etico imperante, ci permetterà di aggrapparci ancora di più alle nostre convinzioni e testimoniarle per vincere la battaglia culturale
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2 commenti:
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