Fli. Una strana idea di Laicità.
Con una lettera pubblicata sul Corriere della Sera del 28 dicembre, otto illustri esponenti di Futuro e Libertà (Antonio Buonfiglio, Roberto Menia, Andrea Ronchi, Pasquale Viespoli, Roberto Rosso, Daniele Toto, Giuseppe Scalia, Angelo Pollina) provano a convincerci, e forse a convincersi, che il loro neonato partito è laico e non laicista, e che anche il loro leader riconosce il ruolo centrale della Chiesa. Non ci si può esimere dal provare a dare una risposta ad alcune affermazioni contenute nella lettera. Affermazioni che tra l'altro confermano che Fli è un partito «liquido» non soltanto perché il suo fondatore, quando c'è bisogno di dare risposte, sparisce, ma anche perché al suo interno vi sono tantissimi ruscelli.
Prima di tutto non basta riempire una lettera al Corriere di riferimenti e citazioni cattoliche (tre, per l'esattezza di Benedetto XVI, Robert Schumann ed Angelo Bagnasco) per dimostrarsi laici rispettosi della centralità della Chiesa cattolica nella vita sociale. Inoltre non è poi così convincente citare il proprio manifesto programmatico, intriso di belle parole che rischiano però di rimanere buone intenzioni ed essere usate soltanto come specchietto per le allodole per convincere i cattolici che Futuro e Libertà non è un partito laicista.
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