Questa sera,
tornando a casa,
ci siamo fermati davanti al Gemelli,
mentre di solito corriamo via
per superare quell’imbuto di traffico,
incubo quotidiano
per noi che abitiamo qui in zona.
Ma in questi giorni
anche il traffico è più dolce,
perché ci permette di prolungare lo sguardo
verso le vetrate del Policlinico
e, pur non sapendo dietro quale tu sia,
immaginare che tu sia proprio lì.
Questa sera abbiamo rallentato,
Papa Francesco,
in macchina con i figli,
per mandarti un saluto,
una preghiera.
Le luci blu della polizia
ci hanno invitato a procedere,
ma noi siamo riusciti
a recitare qui sotto
un’Ave Maria tutta per te,
tutta per il nostro vicino di casa ammalato.
Guarisci presto,
e se hai bisogno di qualcosa,
facci sapere:
ci mettiamo un attimo ad arrivare.
1 commento:
L'umanità di una Chiesa come casa comune
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