Ho quasi 44 anni. E’ la prima volta che vivo in diretta il terremoto. Sono con la mia famiglia a Venarotta (Ascoli Piceno) e alle 3.38 di questa notte, senza preavviso, la casa di Nonno Ugo ha tremato, fortemente, per almeno 10 secondi. Matteo, il nostro piccolo di quasi 6 anni, era appena giunto nel nostro letto matrimoniale e mi sono ritrovato abbracciato a lui, in piedi. Mia moglie pure è saltata giù dal letto e siamo corsi in camera degli altri figli anche loro svegliati dal fortissimo e lunghissimo sussulto della terra. 10 secondi o non so perchè come dicono, e come ho vissuto, in quegli attimi il tempo è eterno e così poi lo è stato davvero per alcuni che anche questa notte sono morti.
Dalle 3.38 di questa notte non ho chiuso occhio contando ogni minima scossa (almeno 52), allegandoci un’Ave Maria e una preghiera a Sant’Emidio (protettore di Ascoli Piceno specializzato in terremoti), cercando notizie e preparandomi al peggio.
Qui il peggio non è avvenuto ma è accaduto un poco più in là, in quei paesini che da tredici anni lambiamo nel nostro andirivieni tra Roma e Venarotta per tornare dalle nonne: lì si contano i morti e amici, parenti, volontari stanno scavando con le mani per portare soccorso e arginare i danni postumi dell’inatteso e indesiderato terremoto.
Mia moglie Sara ha ritrovato presto la serenità perchè ha già vissuto altri terremoti e quindi sapeva che dopo la prima scossa ci possono essere piccoli o grandi assestamenti e che, forse, il peggio è passato.
Nonna Silvana ci ha fatto rimanere in casa perchè la casa di Nonno Ugo è sicura e se crolla questa vuol dire che tutto è crollato e quindi siamo nelle mani di Dio, stanotte più di sempre, e ha cominciato a pregare.
Io dalle 3.38 gironzolo per la casa senza meta ubriaco di paura con la consapevolezza di essere uno scampato (non un sopravvissuto) ma il pavimento trema continuamente sotto le mie gambe terrorizzate e sono come alla guida di una zattera in balìa di una tempesta.
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