mercoledì 4 dicembre 2013

Attendere Gesù come si attende un amico

Il mio migliore amico viene da lontano. Viene a trovarmi. Appena ricevuta la notizia, il mio cuore si è messo in attesa gioiosa. Conto i giorni che mancano al suo arrivo. Le mie giornate, pur essendo uguali alle altre, si colorano di una luce nuova. Le attività e i pensieri sono come attraversati da un desiderio silenzioso e fervido, da una gioia pregustata. Tutto acquista un sapore nuovo. 
Non dovrebbe essere così il tempo di Avvento? E poi finalmente possiamo scambiarci l'abbraccio dell'amicizia: lo sguardo, che non ha bisogno di parole; le parole che non hanno bisogno di chiacchiere; la presenza reciproca che non ha bisogno di fotografie. E questo non dovrebbe essere il Natale, con la sua corona di feste?
Non mi è chiesto di compiere azioni strane, ma di tirare a lucido la mia anima, dando novità al tessuto quotidiano della vita. Non guardando alle foglie gialle che inesorabilmente si staccano, ma alla linfa che risale potente e discreta lungo la corteccia, fino a gonfiare di primavera anche le punte più lontane dei rami. Mi è chiesto di attivare con gesti pazienti il fuoco di brace che mai si spegne, di alimentare con tenace preghiera la fiamma palpitante, di seminare lungo la giornata piccoli gesti di semplice amore, simpatica, incoraggiamento. Dicendo a tutti: "Il Signore è vicino, il regno di Dio è qui".
Mons. Roberto Tebaldi
Vicario Episcopale per la Pastorale

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