martedì 4 febbraio 2014

"La grande bellezza" in Roma, e di Roma, secondo me è un'altra

Non me ne voglia il maestro Sorrentino se commento in questo modo il suo film "La Grande Bellezza" e lo critico da cittadino romano (11 anni che vivo qui) e da spettatore. Non conosco la Roma di cui parla Sorrentino nel suo film. Non dico che non esista, io sicuramente non la conosco e non ne sono molto dispiaciuto visto il ritratto che ne esce.
Però conosco un'altra Roma che vive la sua grande bellezza dentro e fuori le mura eterne. Una Roma fatta di famiglie che mettono a letto serenamente i propri figli nonostante i pochi soldi ed i pochi metri quadri a disposizione, una Roma fatta di giovani Scout che spalano tutta notte l'acqua dal loro teatro per poter mettere in scena il Rugantino, una Roma allegra di feste con giovani e adulti che si divertono grazie all'euforia provocata dalla sola adrenalina, una Roma di giovani impegnati alla ricerca della verità religiosa e politica, una Roma di giovani lavoratrici trascorrono la notte ai bordi dell'indifferenza della Stazione Termini portando sollievo ed una coperta di lana agli altri.
E via dicendo... quante "grandi belle altre Roma" si potrebbero raccontare in un film senza scadere nella vacua e voyeuristica banalità di tette al vento, malinconia e cocaina pur nella cornice eterna che inizia con lo sguardo quotidiano sul Colosseo.
Conosco Roma e la sua grande bellezza, insieme di Storia e di Storie, che parte sì dal particolare "buco della serratura" ma non per forza sbava dietro tutti gli altri buchi di serratura.


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