martedì 29 gennaio 2008

Intervento Giorgio Gibertini al convegno con Giuliano Ferrara 28 gennaio 2008

Aborto lo scandalo supremo del nostro tempo
Carissime ascoltatrici ed ascoltatori, amici ed intervenuti in questa serata qui a Nomadelfia, sede di Roma, e soprattutto, carissimo direttore Giuliano Ferrara, grazie, grazie della vostra presenza in questa convegno, attorno a questo tema, attorno al figlio concepito.
Un grazie “fraterno” al Popolo di Nomadelfia, ai responsabili di Roma che ci danno calorosa ospitalità, al resto della Popolazione che ci segue da Grosseto grazie a Radio Mater. Ho fortemente voluto che questa manifestazione si svolgesse qui perché qui, da voi, o Nomadelfi, si concretizza l’accoglienza alla vita in ogni sua forma, soprattutto quella più debole e indifesa che è la vita nel grembo materno. Nella vostra casa, con la vostra protezione, sotto lo sguardo vigile ed amoroso del nostro don Zeno, questo Convegno trova il suo ideale svolgersi.
Un saluto affettuoso agli ascoltatori di Radio Mater coi quali ormai ci conosciamo da qualche anno e che hanno cominciato a conoscere, non solo la mia voce, ma anche il mio modo di pensare ed i temi loro proposti che sono spesso motivo di discussione e di tanti interventi telefonici in diretta. Sul grande tema della Moratoria sull’aborto gli amici ascoltatori di Radio Mater hanno già avuto modo di esprimersi e di portare la loro adesione e testimonianza. Saluto e mando un abbraccio al fondatore e responsabile di Radio Mater, don Mario Galbiati, e lo ringrazio per lo spazio che sempre concede al tema della vita.
Soprattutto, e mi capirete, cari amici, il mio ringraziamento più grande va a lei, Direttore, che questa sera onora la nostra piccola associazione culturale la quale, grazie alla sua presenza, ottiene nuovo slancio e vivacità ed anche un accreditamento fino a poco fa insperato.
Il 19 dicembre scorso, da fedele fogliante, sono sobbalzato sulla sedia nel leggere il suo editoriale dal titolo “Appello, ora la moratoria per l’aborto”. Non ci credevo. L’ho riletto. E l’ho riletto ancora più volte in questi giorni per carpirne i segreti, per scrutarne i messaggi tra le righe, per sentirne la dolcezza di una prosa leggera e precisa quasi fosse un brano da imparare a memoria.
Le confesso, Direttore, che pur non conoscendola mi sono spesso immaginato, giorno dopo giorno, lei che quella sera scrive quelle parole e le verga col ghigno perfido ed amorevole di chi sa che l’indomani rimescolerà ancora le carte in tavola ma non per buttarla in caciara, come si dice qui a Roma, ma per l’amore verso quella gente che sta attorno al tavolo di gioco su questa terra.
Mi sono immaginato spesso la sua Redazione, i commenti dei suoi collaboratori, che non conosco, ma soprattutto lei con in mano dispacci di agenzia per godersi i primi commenti e la gioia di aver rimesso a terra i salti di gioia di chi, giustamente esultava per la moratoria sulla pena di morte, ma da sempre, incredibile anomalia italiana, si era e si è dimenticato del bambino condannato a morte nel grembo materno.
Le confesso, Direttore, che quella sera ho portato a casa il suo editoriale e l’ho sistemato nel Presepe che con Sara, mia moglie, ed i miei figli, avevamo appena allestito. Sono anche andato oltre. In Radio, nella diretta del primo gennaio, ho definito questo suo editoriale come il bambinello nel Presepe 2007. Ora assieme vogliamo aiutare questo bambino a crescere, a farlo nascere.
Da 19 anni sono nel Movimento per la vita italiano. Tutti noi del Movimento sapevamo che il 2008 sarebbe stato un anno di manifestazioni e di “celebrazioni” per i trenta anni della legge 194 che, nel 78, ha legalizzato l’aborto in Italia. Lei, con quel suo editoriale, non ci ha fatto passare vacanze tranquille ma ha anticipato il 2008 di 12 giorni! Ci ha dato una sveglia, lo ammetto, e forse ne avevamo bisogno: grazie Direttore.
Non voglio rubare molto spazio ai tanti amici intervenuti per ascoltarLa, per capire da vicino che cosa sia questa Moratoria sull’aborto, per valutarne l’efficacia, la possibilità di realizzazione, per scrutare nel suo animo se vi alberga la sincerità o la convenienza. Qui stasera ognuno ha portato il suo bagaglio di esperienze, il suo desiderio di confronto, e voglio lasciare spazio il più possibile agli intervenuti ed a lei affinché ci sia una relazione, un incontro.
Ma mi sia consentito porre alcune riflessioni e domande per dare il via al nostro incontro.
Scandalo supremo del nostro tempo.
Personalmente condivido molto l’impostazione che lei ha dato a questa campagna. Nel mio piccolo, durante il mio girovagare per l’Italia in piccole conferenze, ho sempre parlato che il problema è l’aborto, non le Leggi. Liberiamoci dell’aborto in tutto il mondo, facciamo si che nessuna madre vi ricorra più, per nessun motivo, vinciamo la battaglia dal punto di vista culturale e lasciamo alle femministe abortiste il vessillo vuoto delle leggi in cui incartare il loro prezzemolo. Tra l’altro so che recentemente è stato vittima di un assedio, a colpi di prezzemolo, sotto la sua Redazione. Le siamo vicini anche se so che lei non ha bisogno della nostra protezione però è sconvolgente come un certo mondo non voglia neanche parlare dell’aborto e si arrocca dietro lo scudo di una legge intoccabile e non solo non ci lascia parlare, ma neppure vuole ascoltare! Qualche vetero femminista in giro, nei dibatti, la si trova sempre… come il prezzemolo infatti. Ma per questo splendida è stata la sua intuizione di andare oltre, di superare gli steccati di una legge e puntare a qualcosa di più grande e questo, a noi giovani soprattutto, ha aperto il cuore.
Con chiarezza e sincerità lei parla dell’aborto come un omicidio. Punto. Non per condannare le donne o per richiedere l’ergastolo per chi lo commette. Mi è piaciuta molto la sua definizione di omicidio. “Non è la cancellazione del passato, quella è impossibile. E’ la negazione del futuro. E dunque, non esiste omicidio più perfetto della soppressione di un embrione nel grembo della madre”.
Un inciso vorrei farlo sulla contraccezione perché, come tutti ormai sapete, i difensori dell’aborto stanno cercando ancora una volta di inquinare le acque parlando di contraccezione e di moratoria sulla contraccezione. Ma in che paese vivono? Non frequentano gli Autogrill? Le farmacie? E’ più facile ormai trovare i preservativi nella macchinette che un pacchetto di caramelle! Ma se per contraccezione intendono la pillola del giorno dopo e la Ru486 allora non ci faremo ingannare perché questo è aborto non è contraccezione. Caro Direttore, lei e il suo giornale vi siete sempre spesi, con ottimi editoriali, nello smascherare le falsità della cosiddetta contraccezione d’emergenza e della pillola del mese dopo. Non ci lasceremo ingannare. Voglio gridarlo anche io come titola il libro da lei edito: fate l’amore non l’aborto! Spenda soldi, cara ministro Turco, non per spot in cui dice “mettiti un preservativo e fa quello che vuoi” ma provi, se ne è capace, a parlare dell’amore, che non odora di lattice, ma del donarsi e del rispettarsi reciprocamente. Possibile che non si possa più parlare di bimbi, di figli, di amore?
Ho letto ogni giorno le lettere che sono arrivate al suo giornale e che ora anche ripubblicate nei libri (che anche stasera sono a disposizione) e vi ho visto dietro tanti giovani, quelle generazioni che la 194 non l’hanno votata, l’hanno subita, se la sono ritrovata ed alcuni sono dei sopravvissuti.
Facciamo un po’ di calcoli. La legge è del 1978 e nel 1981 si tentò di abrogarla con un Referendum Nel 1981 poterono votarla, contrastarla coloro che erano nati prima del 1963. Oggi siamo nel 2008 ed il diritto di voto ce l’hanno le persone, uomini e donne, nati dopo il 1990. Quindi dal 1963 al 1990 vi sono 27 anni di persone, oggi anche loro madri e padri, che questa legge se la sono trovata, l’hanno subita, non hanno potuto contrastarla nell’81, sono sopravvissuti all’aborto perché nati dopo il 1978… ecco tutta questa gente ha un’opinione diversa sull’aborto e sulla legge e vuole esprimerla e si sta esprimendo unendosi al Popolo della Vita.
Scandalo supremo del nostro tempo per noi giovani e, le donne e madri qui presenti me lo concederanno, per noi padri.
Direttore, seguendo giorno dopo giorno l’evolversi della Moratoria abbiamo tutti potuto apprezzare la sua sincerità, il suo mettersi a nudo, il suo giocarsi tutto parlando del proprio digiuno liquido e dei tre aborti passati in cui è stato anche “complice”.
Vi ho scorto il grido di tanti padri che telefonano in Radio o che ci scrivono lettere impotenti davanti a questa “schizofrenica e grottesca ideologia della salute della Donne”.
Tanti anni fa a Bolzano, mentre raccontavo l’antilingua insito nella Legge 194 e dicevo di come il Padre del bambino non è per nulla considerato, a meno che la madre non consenta un suo consulto, un giovane liceale, Matteo, lanciò l’astuccio sul tavolo ed interrompendomi disse: ma questo non è possibile!
Ma questo non è possibile lo ripeto ancora io oggi!
Padri sottomessi e schiacciati ed uccisi, coi loro figli, davanti a questa delega di pieni poteri delle donne. Tutto questo ha portato ad una deresponsabilizzazione del padre ma ha anche distrutto molte coppie, fidanzate o già sposate. A questi padri promisi tanti anni fa che non avrei lasciato cadere invano il loro sangue ed anche stasera vorrei che, a questa moratoria, partecipassero attivamente assieme le donne e gli uomini del Popolo della vita per non lasciar cadere invano questo sangue.
Concludo con un brano di una lettera che una madre, che ha abortito, ha scritto alla Radio ed al Vescovo di Fermo i primi di gennaio proprio in riferimento alla Moratoria sull’aborto.
Sentite cosa scrive:
“(…) C`è qualcosa che voglio dire. Sa Direttore, ci vuol coraggio anche a fare quello che ho fatto io. Glielo dico con molta umiltà e con il cuore in mano. Ci vuol coraggio anche a decidere di NON metterlo al mondo un figlio, assumendosene tutte le responsabilità.
In questi giorni di dibattito sulla 194 sorrido spesso amaro. Sorrido perché sono convinta che la stragrande maggioranza di chi siede sui banchi della politica, come sempre più frequentemente capita, non sa neppure di che parla. Nell`una e nell`altra parte. E non sanno di che parlano non solo i politici. Non lo sanno neppure gli uomini di Chiesa e le donne forzatamente femministe. Dritto e rovescio della stessa medaglia. Non lo sanno. Eccola Direttore allora la prima ipocrisia. Eccola qua. Prima delle mani sporche che chiedono la moratoria sulla pena di morte. Il parlare a vuoto, tanto per, senza cogliere davvero il senso, la profondità, di quello che si dice. Si discute con una superficialità dell`argomento, tra una notizia e l`altra, che quasi sarebbe meglio parlare dell`ultimo calendario fatto dall`ultima bellone di turno...invece di star lì a scomodare un concetto importante come quello della VITA. O, se vuole, del suo opposto, della MORTE.
Giusto nelle Sue parole ho trovato un pò di buon senso. Specie quando ha detto che l`aborto è soluzione semplice ma “non per le donne, che ne hanno comunque uno strazio”. Non ho colto però la Sua proposta. Questa vorrei conoscere. Questa Le chiedo. Non ci lasci solo con un`analisi...ci dia una specie di ricetta. O, quanto meno, un` indicazione”.

Carissimo Direttore, carissimi amici, carissimi santi volontari dei Centri di Aiuto alla vita, carissimi Nomadelfi e noi tutti che ci riconosciamo nel Popolo della vita, ricordiamoci che alle parole, alle iniziative, alle fiaccolate, agli scritti per la vita e contro l’aborto devono necessariamente seguire gesti concreti di aiuto e vicinanza a queste madri perché è questo che si attendono, non solo chiacchiere o campagne elettorali, non solo analisi ma anche ricette.
Non sto ovviamente facendo critica direttamente a nessuno perché qui dentro, in questa sala, nelle pagine del quotidiano il Foglio, sono racchiuse tantissime persone che parlano poco ma che salvano vite umane.
Direttore, lei ha avuto il grandissimo merito di dare al tema della vita nuovo slancio e non oso immaginare quanti figli avrà già in giro da quelle madri che, leggendo i suoi editoriali, hanno deciso per la vita.
Ne sono certo. Ne ho avuta, nel mio piccolo, anche io riprova come ho testimoniato nel mio libro che si intitola “Mi hanno accolto con un abbraccio” e che dice proprio questo, ovvero, come a volte, basta un abbraccio, una semplice parola di verità ed amore per aiutare una madre a scegliere per la vita.
Non so quanto questo slancio potrà durare. Lei è entrato come un elefante nella cristalleria del nostro attendismo (mi permetta il paragone) e sono sicuro che continuerà ad andare avanti e noi le staremo a fianco, ognuno con le sue peculiarità.
Ma ai politici, non solo a quelli qui presenti e che saluto, mi permetto di dire che non bastano ordini del giorno e proposte di leggi perché dopo tutto questo scrivere rimane la madre col suo aborto ed ha bisogno di assistenza, aiuto post aborto, accoglienza: traduciamo tutto questo in aiuto concreto.
Stiamo accanto a queste madri vittime anch’esse dell’aborto e sosteniamo la moratoria mondiale sull’aborto. Ci dica cosa dobbiamo fare, in che cosa consiste, come possiamo essere utili, quando dovremo essere pronti a scendere in piazza: ci dica che è un sogno possibile e realizzabile e noi ci siamo!
Se un aborto costa allo Stato circa mille euro perché non cominciare a darli alle madri che scelgono per la vita?
Sapete perché dobbiamo sostenere questa iniziativa?
Perché un giorno a Padre Pio fu chiesta la sua opinione sull'aborto. Padre Pio pensò qualche secondo e poi rispose: basterebbe un giorno senza nessun aborto e Dio concederebbe la pace al mondo fino al termine dei giorni.
Questa Pace io voglio. Per me, per i miei figli. Non la falsa Pace delle bandiere appese ai balconi di chi lotta contro la guerra ma è favorevole all’aborto; non la falsa Pace di chi lotta contro la Pena di Morte ma è favorevole all’aborto. Voglio la Pace che parte dal grembo materno.
E allora “Rallegriamoci perché la nostra buona coscienza ci induce a complimentarci con noi stessi per questa Moratoria sull’aborto”.
Sursum Corda. Ad Maiora.
Giorgio Gibertini

Nessun commento:

Posta un commento