“Da oggi – ha ricordato a tutti i presenti Monsignor Michele Di Tolve, Vescovo ausiliare di Roma – con il sacramento della Confermazione voi potrete vedere tutto con occhi nuovi, sarete capaci di distinguere cioè che è bene da ciò che non lo è, ciò che è bello da ciò che non lo è, ciò che è vero da ciò che non lo è. Poi dovrete avere il coraggio di testimoniarlo”.
Con queste e altre belle parole ieri, domenica 10 novembre, abbiamo vissuto una giornata di grazie per la Cresima del nostro quarto figlio, Paolo, il figlio in affido che ormai è con noi da otto anni.
Per educare un figlio serve un villaggio, dice un Proverbio africano, e credo che questa frase possa spiegare bene che cosa sia l’affido: l’insieme di più persone, realtà, istituzioni per dare a un ragazzo quello di cui ha bisogno.
Di questo villaggio fanno parte, anzitutto, i nostri famigliari: nonni, sorelle e fratelli, cugini da sempre presenti (e in tanti lo erano fisicamente anche ieri) e vicini in questo percorso.
A loro si sono aggiunti, mi piace citarlo, tutti gli altre tre fratelli naturali di Paolo ognuno con la propria famiglia affidataria, insomma quelli che per noi sono diventati, col tempo, nuovi “parenti” in questa famiglia allargata, in questo villaggio.
Il nostro momento di festa è proseguito poi presso la fraternità di Nomadelfia dove per prima abbiamo visto testimoniato l’affido (la rinascita, come la chiamano qui) difatti anche loro, in comunità, prendono spesso figli in affido e quando succede questo svolgono il rito di affidamento davanti all’altare recitando le Parole di Gesù sulla Croce: donna ecco tuo figlio, figlio ecco tua madre.
Anche noi quel giorno, e pure oggi, abbiamo sentito queste parole di Gesù a noi rivolte: Giorgio e Sara, questo è vostro figlio. Paolo, questi sono i tuoi genitori.
E abbiamo ribadito il nostro Grazie e il nostro SI.
E’ un momento di Grazia. Attingiamone a piene mani.
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