giovedì 20 gennaio 2011

Noi, in Afghanistan a morire per la pace

Pubblicata su La Bussola Quotidiana 

La notizia della morte del Caporal maggiore Sanna lo ha raggiunto qui in Italia, nella sua casa di Follonica, dove sta trascorrendo un breve periodo di riposo (“Finalmente un po’ di spazio anche per me e per la mia famiglia”, ci ha sussurrato), ma presto ripartirà per Herat, in Afghanistan. Le prime parole sono dedicate alla famiglia del commilitone ucciso, poi il Caporal Maggiore Capo scelto della Folgore Gianfranco Calipari accetta di rispondere a qualche nostra domanda sul senso della presenza italiana in Afghanistan.

Che cosa vuol dire missione di pace in una situazione di guerra come quella afghana?
Missione di pace significa, prima di tutto, "guadagnarsi" la fiducia della popolazione cercando di trasmetterle sicurezza e serenità attraverso un atteggiamento che porti rispetto a leggi e tradizioni, poiché non si è invasori ma risorsa fondamentale per dare, da un lato, un appoggio alle forze di polizia e governative del paese ospitante, e dall'altro, aiuti umanitari alla popolazione nel pieno rispetto della dignità umana. Le missioni di pace vengono così definite poiché non si è invasori ma tutori dei diritti umani. Ciò viene dimostrato dal fatto che le regole di ingaggio delle missioni di pace del contingente italiano, sono sempre fondate sul divieto di ricorrere all'utilizzo della forza, ad esclusione dei casi in cui è necessario difendere e tutelare l'incolumità del contingente stesso, della popolazione e dell'ambiente in cui vive.

Che cosa fate concretamente?

In concreto il contingente si occupa di: pattugliare e controllare le vie di comunicazione , se necessario,anche attraverso l'utilizzo di check -point; di sorvegliare l'incolumità dei beni culturali e religiosi spesso distrutti durante le guerre tra etnie diverse; costruire e ricostruire, scuole, ospedali, sistemi d'irrigazione e quant'altro è necessario per garantire il benessere della popolazione; interventi medici di primo soccorso, effettuati all'interno delle varie basi militari; distribuzione di viveri e di materiale scolastico nei villaggi e centri urbani; impiego di personale civile locale, all'interno delle basi militari, per dare un'opportunità lavorativa ed economica alla popolazione locale, oltre al fatto che è segno di fiducia ed amicizia verso il paese ospitante.

Quanto pesa il sacrificio della famiglia? (E qui risponde anche la moglie Federica Vinciarelli) 
Gianfranco: Quando un ragazzo svolge i primi anni di servizio militare, le missioni rappresentano un momento di crescita lavorativa e formativa ricche di esperienze che contribuiscono ad accrescere e rafforzare le motivazioni che sostengono questo tipo di vita non solo da un punto di vista lavorativo, ma anche da un punto di vista personale, poiché ti offrono la possibilità di vedere oltre. Quando, accanto a questo tipo di bagaglio personale, si affianca la scelta di costruire una famiglia, la missione non si svolge più singolarmente, ma la si vive e condivide con essa. Mi chiedo: vale solo 25.000 euro annue la vita di ognuno di noi? Vale per questa o per ogni altra cifra, lasciare crescere i propri figli senza la presenza del papà? La vita militare è una vocazione perché non è da tutti trascorrere più giornate con i propri colleghi che con la propria famiglia e rischiare quotidianamente la vita se non si crede veramente in qualcosa. Vale la pena vivere e morire per la pace, l'amore e la solidarietà verso il prossimo, e credere nelle nostre istituzioni e per la nostra bandiera, portatrice di pace e democrazia.

Federica: Quando mi sono innamorata di Gianfranco, mi sono innamorata anche del suo lavoro, perché era ed è parte di lui. Tante volte mi sono trovata a non comprendere il sacrificio e l'impegno che metteva in tutto ciò che faceva, credevo che a volte non ne valesse la pena...ma lui mi diceva sempre con gli occhi che gli brillavano davvero, che ogni sua azione ed impegno aveva un significato ed un alto valore, non solo per se, ma per tutti noi. E' dura crescere un figlio, trovandosi spesso da sola, dovendo scegliere e decidere da sola.....e accontentarsi di averlo vicino solo telefonicamente o grazie alla web, sperando che l'appuntamento virtuale non salti per un chissà quale motivo.....Poi purtroppo lo sconforto che a volte ti prende ha un grosso scossone che ti riporta al valore importante delle cose:"morti sei paracadutisti in un attentato..."il cuore in gola e le lacrime che ti riempiono gli occhi, ti ricordano che tuo marito è la per un qualcosa che è al di sopra di tutto e tutti: la pace e la democrazia. Tutti utilizzano questa parola senza ricordare che se non fosse stata garantita da coloro che hanno sacrificato la propria vita per essa, saremmo anche noi schiavi di qualcosa, o qualcuno....Sono orgogliosa di avere un uomo che vive e lavora per costruire un mondo di pace, un uomo ed un padre che ha scelto di mettere la vita a servizio di tutti noi e che quotidianamente ci insegna a vivere nel rispetto di tutti.

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