La città in cui vivo, Roma, è ricca di luoghi del silenzio, religiosi e non, ma tutti altamente spirituali.
Facendo il commerciale, come lavoro, mi imbatto spesso in strade o stradine impreziosite dalla umana pietà di qualche edicola dedicata alla Madonna ma spesso, purtroppo, da qualche fotografia di giovani ragazzi e ragazze morti per incidente stradale. Non sempre, dipende dal luogo, riesco a fermarmi ma sempre lascio al volo, di passaggio, una Ave Maria.
Oggi invece mi sono fermato qui a Roma su via della Magliana, tornata prepotentemente alla ribalta della cronaca, con un carico di dolore immenso, per l’omicidio cruento della giovane Sara Di Pietrantonio.
Ho spento il motore e sono sceso in questo spiazzo della locanda La Tedesca a leggere i messaggi, biglietti lasciati per Sara e ad osservare, uno a uno, i piccoli regalini posati da mani amorose sul ciglio della strada, anch’essi ormai rovinati dal tempo che continua inesorabilmente a passare col fare da consolatore.
Poco più avanti, il luogo del delitto, con il suo cumulo di nera cenere anch’essa quasi definitivamente portata via, anche se lentamente, dal vento e dalla pioggia di questi giorni.
Ho fermato il mio correre verso casa per trovare qui il mio quotidiano luogo del silenzio e depositare la mia preghiera consegnando a Maria tutta la rabbia di quei giorni, le domande, i perchè, gli odi, le imprecazioni: pensaci tu, oh Madre, a Sara e alla sua famiglia.
Sant’Agostino diceva: “Una lacrima per i defunti evapora, un fiore sulla loro tomba appassisce, una preghiera arriva sino al cuore di Dio”. E sono ripartito….
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