Una giornata di preghiera, riflessione e meditazione a Nomadelfia lascia il segno e te la porti dentro, con le sue domande, le sue riflessioni, per tutta la settimana seguente.
Domenica don Ferdinando, successore di don Zeno alla guida della comunità di Nomadelfia, di anni 80, ci ha guardato teneramente tutti negli occhi e accompagnato dal tremolio delle sue mani, ci ha dolcemente parlato della importanza dell’abbraccio nei rapporti umani, della necessità di vivere esperienze di incontro reali e di non affidarci solo a questi mezzi (sul quale mi leggete, ad esempio) o alle memorie artificiali, della educazione alla gratuità, della necessità di allontanare dalla coppia i cellulari, che ha chiamato “disturbatori minions” e infine della ricchezza della povertà e della povertà della ricchezza.
Niente slogan, molta concretezza vissuta in tutti questi anni e testimoniataci in una ora di incontro tra il verde, il sole e il silenzio del Parco dell’Insugherata in Roma.
Mettere assieme le nostre povertà per farle diventare ricchezza: questo concetto, ben spiegato e ben sviluppato, mi tormenta ormai da ora perché ne voglio comprendere a fondo la sua forza rivoluzionaria per vivere bene, per vivere felici in questa epoca, nel nostro tempo.
Sono tanti i luoghi dello spirito che incontro nel mio girovagare per l’Italia (vi segnalo anche questo, Piglio) dove poter sostare anche una sola mezz’ora e ritrovarsi, come diceva il poeta Ungaretti : “docile fibra dell’universo”.
Vi auguro di trovarlo oggi un posto così e poi raccontiamocelo, non teniamolo per noi, ma condividiamolo per farlo diventare ricchezza di tutti.
Buongiorgio
@giorjolly
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