Caro
Papa Francesco, ho 19 anni, uno zaino, dei libri e qualcosa da chiedere
al Papa. Caro Papa Francesco, ti dico che non devi perdere tempo. E non
è vero che le voci sulla ricchezza, sugli sprechi, siano solo storie di
basso qualunquismo. No, abbiamo bisogno anche di questo. E quando la
mattina vado all’Università, voglio sapere che ci sei. Con le tue storie
sull’amicizia, sulla ricchezza dei poveri, sul segreto di un amore che
si arricchisce donando. E voglio che tu faccia 'verità'. Anche a costo
di sollevare tappeti pieni di polvere e segreti.
Perché
la nostra religione fa rima con 'conversione', e non con 'perversione'.
E voglio che tu sia giovane con noi. Perché quando desideriamo correre
sui sogni, sui progetti onesti, non c’è bisogno di qualcuno che ci
ammonisca, che ci osservi restando immobile, ma vogliamo qualcuno che
corra con noi. E se è vero che per i giovani si è fatto, e si fa già
tanto, tuttavia restano quasi sempre 'un discorso', non diventano mai
'un fatto'. Ed è facile riempirsi la bocca della parola 'giovani', ma
mettere in rapporto la loro emozione con le tante sfaccettature del
mondo è complesso. Provaci. E meno teologia. Dio è già ricerca.
E
se ricerchi hai già Dio e non sei solo un io. Non scriviamolo solo
nelle Encicliche, nelle Bolle, Dio. A noi giovani piace giocare,
piacciono le bolle di sapone dietro cui guardare il mondo e immaginare.
Creiamolo il nostro io attraverso Dio. Allora non scriviamolo soltanto,
ma disegniamolo, coloriamolo. E voglio che ci vieni a trovare. Perché,
le Giornate Mondiali della Gioventù, sono una cosa straordinaria. Ma
oltre a quelle 'Giornate', ci sono le 'giornate' con la g minuscola in
cui non ti ricordi nemmeno più di essere gioventù, di essere amore.
Vienici a trovare nella normalità, vienici a trovare in Università.
Perché non c’è bisogno solo di 'eventi', c’è bisogno anche di 'momenti'.
Viaggia.
Fino ad avere il fiatone. Fino a non poter disfare la valigia perché
devi ripartire. Se Dio ti ha dato questo Mondo da guidare, da oggi lo
devi attraversare. Una suora, un giorno mi disse: «Se hai sete, vuol
dire che l’acqua esiste» E se la Chiesa siamo noi, sì, ti dico: abbiamo
sete. Ma se la Chiesa siamo noi, insieme, ti dico, sì: abbiamo anche
l’acqua. E amaci, e non farti chiamare solo Papa. Fatti chiamare anche
Papà.
Alessandra Arini su Avvenire del 14 marzo 2013
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