sabato 10 marzo 2012

Dalla, la Chiesa è ipocrita? di Mario Adinolfi

Ho trovato davvero fuori luogo l’articolo di ieri di Michele Serra inneggiante al “velo dell’ipocrisia squarciato”, perché ai funerali di Lucio Dalla la Chiesa ha consentito al “vedovo” Marco Alemanno di esprimere il suo dolore pubblicamente durante le esequie bolognesi. Fuori luogo nei toni e nei contenuti. Fuori luogo perché la Chiesa non ha mai vietato l’espressione del dolore ai funerali, non ha mai proclamato editti contro il dolore omosessuale, non è mai stata ipocrita in questo delicato territorio.
Anzi, è stata sempre fin troppo chiara. Ripete delle regole. Le ha ripetute anche monsignor Cavina durante i funerali di Dalla e Serra non ha mancato di notarlo e di sfotterlo per questo. Le regole sono banali, forse, ma non ipocrite: non si può avvicinare all’eucarestia chi è in peccato mortale, chi vive nel “disordine”. Dunque un omosessuale che non rinuncia a quel comportamento sessuale che per la Chiesa è fuori dall’ordine naturale, non può fare la comunione.
Non può farla Marco Alemanno, non posso farla neanche io che sono divorziato e amo un’altra persona. Anche a me la Chiesa vieta l’eucaristia: è una regola, l’accetto, quando vado a messa evito di fare la comunione. Dov’è l’ipocrisia della Chiesa? È di una nettezza che fa quasi paura, ripete le sue regole anche davanti a cinquantamila persone accorse ad un funerale molto pop, vieta persino di cantare le canzoni del defunto.
Quanta bellezza c’è in queste nettezza, caro Serra. C’è proprio tutto questo bisogno di metterla alla berlina? Di sfottere il gesto amorevole e accogliente di non vietare l’accesso all’altare al compagno di Lucio Dalla, dimostrando ancora una volta (semmai ce ne fosse bisogno) di essere più che caritatevole nella sua concretezza? La Chiesa è un ultimo baluardo. La sfida continua che a sinistra si imbastisce per provare a infangarla è stucchevole e anche perdente. Alla fine dei giochi, tutti ci si ritrova lì: non ci sono più case del popolo e sezioni del partito. C’è una chiesa e ci si ritrova lì, per la gioia di un battesimo, di una prima comunione, di un matrimonio e per il dolore di un ultimo saluto.
Ci si ritrova tutti lì, prima o poi, perché è la sola casa rimasta credibilmente in piedi per moltissimi se non per quasi tutti. È una casa accogliente, dipingerla come perennemente arcigna e “ipocrita” perché si è perennemente vittime di un complesso d’inferiorità molto “de sinistra”, è una sciocchezza oltre che un’ingiustizia lessicale e concettuale. Sì, la Chiesa ha delle regole, ce le ha pure il club di Topolino. Se le rispetti, fai la comunione. Altrimenti, no. Tutto qui. Poi c’è amore e accoglienza, concreta, per tutti. Per Marco Alemanno e il suo dolore, come per gli ultimi della terra. Basta ideologismi anticlericali, basta bandiere issate per far pagare tasse ad un asilo di suore che per quelle tasse sciocche ha rischiato di chiudere.
Guardiamo alla Chiesa, in particolare alla Chiesa italiana, con il giusto rispetto. Se ne nutrirà la crescita della sinistra, che forse così lentamente si libererà dal suo complesso d’inferiorità

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