mercoledì 1 febbraio 2012

Perché continuo a scrivere del piccolo Matteo?


bara di Matteo Bramucci
Matteo Bramucci è morto a 18 settimane di gestazione nella pancia di sua mamma Angela e sotto lo sguardo triste di papà Vincenzo che era pronto ad accogliere il loro quinto figlio.
Appena avuto l’aborto spontaneo in un ospedale di Roma, Angela e Vincenzo hanno chiesto alla caposala di poter avere il bambino per seppellirlo a Roma, al Cimitero degli Angeli recentemente inaugurato.

E’ stato loro detto che non era possibile!
Angela ha subito avvisato Miranda, la nostra volontaria che la seguiva per il parto, che ha lasciato tutti ed è corsa all’ospedale ed è riuscita, forte di documentazione in mano e della sua energica ed amorevole determinazione, ad illuminare le menti della Direzione Sanitaria del nosocomio romano ed a preparare le carte per seppellire il piccolo Matteo.
Alcuni amici poi ci hanno aiutato nel disbrigo delle ultime formalità e ieri abbiamo seppellito Matteo presso il Cimitero degli Angeli strappandolo al suo destino, comune a quello di tutti i bambini abortiti, ovvero di finire tra i rifiuti organici ospedalieri.
Mamma Angela e Papà Vincenzo mi hanno pregato di continuare questa battaglia per far sapere a tutti gli Ospedali di Roma, ed alle mamme, che in caso di aborto è possibile chiedere il proprio figlio per tumularlo dignitosamente nei cimiteri di Roma senza dover rincorrere i medici per i corridoi degli ospedali e senza dover cercare da soli dove è finito il corpo del proprio figlio.
Speriamo inoltre che intervenga anche il Presidente della Regione Polverini per attuare quello che già succede in Lombardia dove i bambini abortito vengono direttamente portati al cimitero (senza diventare rifiuti organici ospedalieri) ed in caso vi sia richiesta di funerale, i costi sono a carico della Regione stessa e ciò perché spesso i genitori dei piccoli abortiti frastornati dal dolore di una perdita del figlio assolutamente desiderato non hanno né la capacità di decidere e soprattutto in alcun modo la conoscenza di una legge così particolare.
Me lo hanno chiesto il papà e la mamma di Matteo ed io, in suo nome, continuerò a parlarne ed a scriverne.
(Giorgio Gibertini)

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