mercoledì 10 agosto 2011

Il pesciolino rosso alle giostre di Lido del Sole

A Lido del Sole, vicino a Rodi Garganico, vi è un Luna Park spettacolare, ricco di giochi per grandi e piccini, e la scorsa settimana è stato per noi un appuntamento irrinunciabile. Un chilometro di passeggiata sul lungo mare e poi l'arrivo in questo piccolo centro turistico che ha anche un altro grande pregio:
pur avendo ancora le indicazioni stradali, non vi è più la Banca ed il Bancomat quindi, una volta finiti i soldi, non c'è più niente da spendere. Viviamolo come pregio! Se ci si riesce.
Mauro si è dilettato sul trenino: 5 gettoni a disposizione per lui valevano 5 giri sul trenino in compagnia di Matteo, il più piccolo. Massimo, il mediano, ha prima cercato di capire i videogiochi e poi si è concentrato, con ottimo successo (metterò on line presto i video) sugli autoscontri per bambini: abbiamo già capito che non gli compreremo una moto! E' pericolosissimo.
Poi ad un certo punto, nel centro del Luna Park, Mauro ha notato uno stand dove non giocava nessuno e che cos'era di bello? Quello dei pesci rossi. Sapete quel gioco che dovete provare a fare centro lanciando palline da ping pong in una trentina di contenitori di varie misura: sembra facile ma non lo è. Abbiamo provato due volte e, per la costanza, siamo stati premiati dal gestore (forse perchè anche unica famiglia a giocare) con un pesciolino rosso che poi abbiamo dapprima custodito nel suo sacchettino di plastica per il chilometro a piedi di ritorno al campeggio, poi in una pentola trovata in bungalow, infine nella bottiglia dell'acqua minerale per il viaggio di ritorno dalla Puglia e prima di giungere all'Acquario.
Mauro ha voluto chiamare il pesciolino rosso col nome di Figaro.
Benvenuto Figaro (altro maschio!).
Tra mille giochi e colori e giostre i miei figli sono stati attratti anche dai pesciolini rossi, dall'intramontabile gioco del pesciolino rosso.
Ieri ho letto questo pezzo sul Mattutino di Avvenire e ve lo ritrascrivo perché concordo appieno con l'ottima riflessione di Gianfranco Ravasi, uno dei motivi per cui vale sempre la pena ed il prezzo acquistare questo giornale.
Buona lettura.
"I pesci rossi nella palla di vetro nuotavano con uno slancio, un gusto di inflessioni del loro corpo sodo, una varietà di accostamento a pinne tese, come se venissero liberi per un grande spazio. Erano prigionieri. Ma si erano portati dietro in prigione l'infinito. In una fiera di paese, nel territorio ove sono in vacanza, a sorpresa trovo ancora in vendita o come premio di non so quale gara alcune bocce con pesciolini rossi. Non so quanto sia legittimo questo commercio, ma per me - e penso per non pochi lettori - è come una ventata che mi porta i profumi e i colori del passato, quando pullulavano questi mini-acquari che si ottenevano qualora si fosse stati capaci di inserirvi con un lancio a distanza una pallina da ping pong. Ho così cercato il romanzo di uno scrittore ormai dimenticato, Emilio Cecchi, intitolato appunto Pesci Rossi (1920), e ne ho proposto proprio l'inizio che contiene una riflessione acuta. Quei pesciolini si muovono con eleganza anche in questo piccolo spazio, quasi fossero nell'immenso oceano. Sono, in realtà, prigionieri; eppure essi hanno portato con sé il respiro del mare, delle distese infinite, e i loro arabeschi di nuoto sono come la memoria di quella libertà che è rimasta attaccata a loro, anzi, dentro di loro. È facile sciogliere la metafora. Si può essere condannati su una sedia a rotelle, oppure votati a un'esistenza monotona e ristretta, o persino relegati in una cella, ma l'anima può librarsi oltre, nello spazio infinito del cielo, nella cavalcata della fantasia, nel volo verso altri orizzonti che la lettura o il pensiero rende possibile. La reclusione è prima di tutto una questione dello spirito, come lo è la libertà."

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