venerdì 10 giugno 2011
Astenersi è un diritto: il comitato per il non voto di Magdi Cristiano Allam
Caro Presidente Giorgio Napolitano, Le scrivo per chiederle, quale Presidente di tutti gli italiani, di manifestare pubblicamente la piena legittimità del «non voto» al referendum, chiarendo che i cittadini hanno l'assoluta facoltà di non andare a votare per i referendum abrogativi di leggi approvate dal Parlamento e d a lei stesso promulgate, sottolineando che si tratta di una scelta conforme all’articolo 75 della Costituzione e della Legge 25 maggio 1970 n. 352, che contemplano il «diritto » ma non il «dovere» del voto al referendum. La mia richiesta si giustifica per quanto lei ha detto lo scorso 6 giugno quando, alla domanda se si sarebbe o meno recato alle urne il prossimo 12 e 13 giugno per votare i 4 referendum, lei ha risposto affermativamente in questi termini: «Sono un elettore che fa sempre il suo dovere». Ora dal momento che non è affatto un «dovere » ma soltanto un «diritto» votare al referendum, le chiedo di rettificare pubblicamente la sua posizione per restituire piena dignità agli italiani che scelgono di non votare, eliminando qualsiasi ombra di dubbio che siano da considerarsi cittadini meno rispettosi della nostra Costituzione e delle nostre leggi. La mia preoccupazione si fonda, su un piano più ampio, sulla constatazione della parzialità, che talvolta sconfina nella faziosità, dell’informazione pubblica offerta dalle televisioni e dai giornali che si limitano ad indicare ai cittadini che possono votare «Sì» o «No», si ricorda che il referendum deve ottenere il 50 per cento più un voto degli aventi diritto al voto per essere considerato valido, ma in nessun modo si comunica agli italiani che hanno la facoltà di non andare a votare. Ebbene dal momento che l’esito del referendum non sarà determinato dal rapporto tra i «Sì» e i «No», bensì tra chi andrà a votare e chi non andrà a votare, è del tutto evidente che se gli italiani non sanno che è assolutamente legittimo non andare a votare o se anche dovessero semplicemente nutrire il sospetto che non andando a votare sarebbero da considerarsi dei cittadini meno degni di chi va a votare, si commette una grave scorrettezza sul piano dell’informazione e si procura un serio danno politico a chi sceglie di non votare. Perciò mi auguro, caro Presidente, che lei possa dare il buon esempio affinché l'insieme dei mezzi di comunicazione di massa assicurino un’informazione corretta e responsabile, finalizzata a far conoscere la realtà del dettame costituzionale e giuridico in materia referendaria e a garantire il rispetto della pari dignità dei cittadini che votano o che all’opposto scelgono di non votare per il referendum. La mia richiesta risulta ancor più giustificata dal momento che tutte e quattro le leggi o relative norme di cui si chiede l'abrogazione sono state da lei promulgate senza ricorrere al rinvio alle Camere, dove quindi l’assenza di rilievi nel merito o nella forma implica una sua sostanziale accettazione non solo della loro piena legittimità ma anche della loro compatibilità con il contesto politico, economico e sociale in cui si calano. Al fine di dare voce agli italiani perbene e di buona volontà che sceglieranno di non andare a votare perché convinti della bontà delle leggi approvate dalla maggioranza dei parlamentari che rappresentano il popolo italiano e da lei stesso promulgate, diamo vita a un «Comitato per il non voto al referendum del 12 e 13 giugno ». Mi auguro che lei vorrà riceverci al Quirinale per evidenziare in modo inequivocabile che siamo cittadini di pari dignità e che operiamo nel pieno rispetto della nostra Costituzione e delle nostre leggi. È estremamente importante che a pochi giorni dal voto lei, quale Presidente super partes di tutti gli italiani, dica chiaramente che non andare a votare i referendum è una facoltà di qualunque cittadino italiano, il quale, se la esercita, non incorre in alcuna sanzione ed esprime una posizione di «non voto » che presuppone delle scelte e ha dei risvolti sostanziali che chiunque è chiamato a rispettare e che non valgono meno di chi, altrettanto legittimamente, si comporta diversamente. Caro Presidente, nell’attesa di leggere una sua pubblica dichiarazione legittimante la facoltà dei cittadini di non votare per il referendum e nella speranza che lei vorrà incontrare il «Comitato per il non voto», la ringrazio anticipatamente per un’iniziativa che smorzerà gli eccessi ideologici e farà venir meno la strumentalizzazione politica di chi concepisce il referendum come una sorta di colpo di grazia per porre fine al governo che ha voluto le leggi che si vorrebbero abrogare.
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