Il 22 maggio del 2003 è racchiuso in quella foto che ho appeso in camera ed in ufficio. Ricorreva il 25mo anniversario della Legge 194 ed il Pontefice Giovanni Paolo II ricevette tutto il direttivo nazionale del Movimento per la vita italiano in udienza privata. Come responsabile nazionale giovane ebbi l’onore della prima fila ed il piacere di poter invitare i vari responsabili giovanili delle regioni italiane. Il Papa entrò spinto su quella sedia in legno che camminava e l’immagine parve subito mista di sacro e profano. Noi tutti in piedi. Sistemarono il Papa al suo posto ed iniziò l’udienza ma, quando il Pontefice iniziò a leggere il suo messaggio e saluto, si interruppe subito dopo la prima pagina lasciando il resto al collaboratore. Una delle prime volte in assoluto che il Papa cominciava a farsi aiutare anche nella lettura. Poi il saluto inginocchiati da lui. La lunga coda. Quei secondi in coda in cui pensi a tutto quello che potresti dirgli. Più ti avvicini più le gambe tremano. Arrivo davanti a lui, portandomi dentro trenta anni della mia vita e venticinque di suoi insegnamenti e sono solo capace di crollare in ginocchio, incrociare il suo sguardo, sussurrare un timido “grazie” e venirmene via e scoppiare in lacrime. E’ questa la foto appesa in ufficio. Non ho mai raccontato a nessuno di questo fatto, lo voglio restituire al Papa oggi nel giorno del suo saluto.
Per noi giovani che sfioriamo i trenta anni è stato il nostro unico Papa dato che ci ha accompagnato per 27 di questi anni. Dei Pontefici precedenti ricordiamo poco o nulla. Siamo cresciuti vedendo dovunque sempre e solo la sua immagine: da bambini al catechismo, da adolescenti ai raduni mondiali, come giovani col naso all’insù all’Angelus domenicale, come sposi ricevendo la sua benedizione. Abbiamo dentro la sua voce, quel tono così confidenziale e caloroso che ci ha sempre fatto sentire amati nonostante i suoi insegnamenti ci risultassero spesso come rimproveri.
Ci ha amato tanto, come giovani, e lui ringiovaniva stando in mezzo a noi, cantando con noi, agitando il bastone o veleggiando le braccia al cielo.
E’ difficile pensare ad un mondo senza questo Papa perché è stato il nostro punto di riferimento da sempre ed ora ci sentiamo smarriti, persi, senza bussola.
Gli anziani, i saggi, ci insegnano che è una condizione normale quella che stiamo attraversando ma vorremmo avere certezze, aiutateci a trovare ancora certezze in questa vita.
Il ricordo più grande che ho del Papa, oltre alle parole che sempre ha speso in difesa della vita nascente e morente, è il suo famoso: NON ABBIATE PAURA!
Faccio fatica oggi a sentire forte quel grido NON ABBIATE PAURA ripetuto centinaia di volte in ogni luogo del mondo e ricordo le immagini trasmesse dalla Valle dei Templi di Agrigento quando, svolazzante il mantello, ci gridava NON ABBIATE PAURA, con quella voce forte che ora rimane solo impressa nel messaggio e schiava della parole che si scrivono e non può più pronunciare.
NON ABBIATE PAURA, ce l’ha sempre ricordato, di fronte alle difficoltà della vita di ogni passeggero di questa terra, di fronte ai totalitarismi che è andato a scardinare, in cima ai muri da abbattere e con lo sguardo rivolto all’altra parte
NON ABBIATE PAURA giovani di dire la vostra, di vivere, di scegliere la vostra vita, di essere protagonisti, sentinelle, sale della terra e tutti gli altri vezzeggiativi che ha usato per noi
NON ABBIATE PAURA madri che avete un figlio in grembo, sia che siate suore bosniache violentate, sia che siate giovani venticinquenni con lavoro, di buona famiglia, sia che siate donne sposate già madri di due figli ed avevate programmato già tutta la vostra vita
NON ABBIATE PAURA volontari per la vita di dire sempre la verità, di accogliere le madri lasciate solo col loro figlio in grembo, di dire loro le parole scomode e vere che quello è un figlio e non un prodotto del concepimento od un handicappato
NON ABBIATE PAURA di dire che la vita è sacra, dal primo all’ultimo istante, quando un corpo non sa muoversi, non sa parlare, non sa comunicare ed è un contenitore di un’anima imperscrutabile che va solo amata, rispettata ma non uccisa per una falsa concezione della dolce morte
NON ABBIATE PAURA giovani, non aver paura Giorgio, per il dopo di me….
Questa è l’unica parte del suo Vangelo che non riesco ancora a vivere ed a capire perché mi sento solo e non ne ero proprio preparato.
NON ABBIATE PAURA…. Credo che in tre parole il Papa ci abbia insegnato, spiegato, trasmesso il senso della vita di un cristiano riassumendo così tutto l’insegnamento di Cristo.
E più passa il tempo più mi sento di prometterti, caro Papa, che non avremo paura. Non avrò paura altrimenti il tuo insegnamento sarebbe morto con te.
Grazie Papa per l’amore col quale ci hai amato.
Giorgio Gibertini
02 aprile 2005
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