Fu solo molti anni dopo che, andando con il mpv in udienza generale, ebbi l'occasione di incontrare il Papa e potermi mettere in ginocchio davanti a lui.
Correva il Venticinquesimo triste anniversario della promulgazione della Legge 194 e ci presentammo al Papa, nella sala Clementina, col il carico dei nostri bambini e madri aiutati a nascere come volontari del movimento per la vita italiano.
Allora ero responsabile nazionale giovani di questa associazione ed insistetti in giunta per far partecipare a questa udienza privata pure tutti i responsabili giovani regionali: e così fu.
Ci preparammo all'evento singolarmente.
Io vi arrivai con i miei 30 anni di cose da raccontare al Papa anche se sapevo che avremmo dovuto condensare il nostro salutino personale in massimo venti secondi: certo non mi manca la capacità di sintesi.
L'udienza fu.... una sorpresa.
Il Papa entrò da dietro trainato su quella sedia marrone con le ruote e, dopo il primo impatto che ci costrinse al silenzio, scattò l'applauso di tutti noi 80 presenti.
Appena sistemato al suo posto tre figli di un consigliere nazionale corsero ad abbracciarlo: fu una scena bellissima.
Dopo il nostro saluto iniziale il Papa prese a leggere il suo discorso ma, seconda sorpresa, dopo qualche riga si interruppe e fu sostituito, nella lettura, da un monsignore: cominciava a combattere duramente con la malattia e lo apprendemmo in diretta.
Il Papa seguiva e sottolineava, con movimenti del capo e della mano destra, la lettura del testo. Poi ci benedisse.
Iniziò la fila lungo Sala Clementina per salutarlo. Ad uno ad uno portando la nostra storia, la nostra vita, le nostre emozioni contavamo i passi ed i secondi che ci separavano da quel momento tanto atteso, agognato, invocato.
Non reggevo l'emozione. Stavo arrivando davanti a lui, a Giovanni Paolo II. Nella mia vita avevo voluto conoscere anche Madre Teresa di Calcutta, ma non mi fu possibile.
Ora c'era lui, davanti a noi, disponibilissimo per salutarci ad uno ad uno anche se la fatica e la malattia erano ben evidenti sul suo volto.
Che cosa potevo dirgli in venti secondi? Mi ripetevo a memoria le cento parole che avevo messo in fila per parlargli un po' di me, della mia vita, di quello che avevo fatto e che volevo consegnare a lui, in quel momento. Rivisitavo verbi, aggettivi, avverbi per essere semplice, immediato, non banale. Ecco tocca me.
La calamita riprese a funzionare.
Ricordo solo che mi ritrovai in ginocchio davanti a lui. Ricordo solo che lo fissai per un attimo e fui fissato. Ricordo solo che io gli dissi: "Grazie", baciai la mano e mi alzai.
La foto l'ho sempre custodita quasi gelosamente regalandola a parenti e mia mamma ancora ce l'ha appesa, con la poesia, in camera sua.
Certo poi ho visto la medesima foto con Giovanni Paolo II in centinaia di uffici di parlamentari, imprenditori, giornalisti e scrittori. D'altra parte un papa che ha vissuto 85 anni, per 27 fu pontefice, visitò oltre 100 paesi e quasi tutte le parrocchie di Roma, è facile che abbia incontrato molte persone e sia "entrato", volente o nolente, nelle foto di migliaia di fedeli.
La mia è questa, anzi sono queste. Parlano di tanti anni fa e di tanti chili fa, è vero, ma non ha importanza.
E' un ricordo indelebile per me ma soprattutto è una Grazia, un tesoro, che ho voluto condividere con voi.
Viva il Papa.
4 commenti:
E che fortunello! Beh se in caso dovesse ricapitarti pensami...quel famoso mercoledì ho corso come una matta in piazza San Pietro per l'udienza...e tadàààà ho visto da abbastanza vicino. E solo da lì mi sono emozionata. Figurati incontrare il Papa dal vivo come è successo a te. Il tocco di un vero Angelo.
Grazie Laura. Concordo. Davvero fortunato sono stato.
E' sempre bello condividere i ricordi. Eppoi se c'è di mezzo Giovanni Paolo II...
Grazie Gaetano...vieni in diretta a condividerne uno con tutti noi di Radio Mater? Puoi?
Posta un commento