Le bugie per legalizzare l’aborto
ROMA, lunedì, 5 febbraio 2007 (ZENIT.org).- Il dottor Renzo Puccetti, Specialista in Medicina Interna e Segretario del Comitato “Scienza & Vita” di Pisa-Livorno, sostiene che sono state raccontate molte menzogne per far accettare alla popolazione, soprattutto quella di sesso femminile, la liberalizzazione dell’aborto. In vista del referendum per legalizzare l’aborto indetto in Portogallo per il prossimo 11 febbraio, il dottor Puccetti ha riportato le tragiche esperienze vissute nei diversi Paesi dove è stato introdotto questo diritto.
“Elemento costante degli abortisti – ha precisato Puccetti in una intervista a ZENIT – è la falsificazione dei dati, della manipolazione della verità al fine di presentare la soppressione di una vita umana innocente come necessaria per la salvaguardia della vita, della salute, della libertà della donna”. “Niente di più falso. Difesa della vita e difesa delle donne non sono assolutamente in antitesi, affermare questo da parte di medici che conoscono i dati è mentire, sapendo di mentire”, ha sottolineato
A tal proposito ha detto: “Si afferma che la legalizzazione dell’aborto fa cessare l’aborto clandestino, ma questo è falso, in Italia, dopo 29 anni di aborto legale e oltre 4.600.000 aborti legali, l’Istituto Superiore di Sanità stima in 20.000 il numero di aborti annui clandestini (Relazione del ministro della salute sulla attuazione della legge contenente norme per la tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria di gravidanza (legge 194/78) anno 2006)”.
A chi afferma che la legalizzazione dell’aborto riduca le possibilità per le donne di morire a causa delle complicanze dell’aborto clandestino, il dottor Puccetti ha replicato che: “I dati dell’OMS riferiscono che la mortalità materna (la mortalità delle donne nel periodo dall’inizio della gravidanza fino al quarantaduesimo giorno dopo il termine della gravidanza, condotta a termine, o interrotta) in Portogallo, Irlanda e Polonia, dove l’aborto è illegale, è mediamente più bassa rispetto a quella dei tre paesi confinanti, rispettivamente Spagna, Inghilterra e Repubblica Ceca”.
“Inoltre – ha aggiunto – c’è uno studio che ha definitivamente fatto cadere il presunto ruolo ‘salvifico’ dell’aborto nei confronti della donna. In Finlandia sono stati valutati i decessi di tutte (non di campioni) le donne in età fertile entro un anno dal termine della gravidanza; è risultato che le donne che abortiscono volontariamente hanno una mortalità tripla rispetto a quelle che partoriscono, con un tasso di suicidi del 700% (Gisler M, Berg C, Bouvier-Colle MH, Buekens P.Am J Obstet Gynecol. 2004 Feb; 190(2):422-7)”.
“Lo studio del professor Fergusson – ha spiegato il medico –, condotto controllando una mole di cofattori, ha mostrato l’aumento d’incidenza della depressione e dei disturbi d’ansia nelle donne che abortiscono (Fergusson DM et al. J Child Psychol Psychiatry. 2006 Jan;47(1):16-24)”.
“Sulla base delle evidenze – ha sottolineato Puccetti – è acclarato che l’aborto è nocivo per la salute delle donne; le vere femministe, quelle che davvero combattono per la tutela della vita e della dignità delle donne, ne conosco molte, sono fermamente contrarie all’aborto, vedendo come questo sia semplicemente il primo passo di una tecno-scienza che, promettendo alle donne maggiore libertà, in realtà le espropria del proprio corpo, rubando il ‘saper fare’ della donna per affidarlo ad un tecnico del corpo femminile”.
Secondo il Segretario di Scienza & Vita di Pisa-Livorno “tra i frutti della mentalità abortista non è estraneo l’inverno demografico. Non sono rari i casi di donne che dopo uno o più aborti, effettuati perché non era il momento opportuno per una gravidanza, si ritrovano disperate a cercare l’accanimento procreativo con le tecniche più invasive, ma nella maggior parte fallaci, di procreazione artificiale”.
“Se si ammette per legge che il diritto a decidere il quando della maternità è prevalente su tutto, fino a poter sacrificare la vita umana – ha rilevato il medico pisano – è facile che nella società prosperi una cultura di annichilimento demografico”.
A tal proposito ha sottolineato che “pur considerando le madri immigrate che hanno raggiunto il 12%, fanno un numero doppio di figli ed anticipano la gravidanza in media di quattro anni rispetto alle donne italiane, in Italia la natalità è ai minimi termini”.
Uno degli argomenti utilizzati dai sostenitori dell’interruzione volontaria di gravidanza è quello di far credere che l’aborto servirebbe alle donne vittime di violenza o incesto.
“In realtà – ha spiegato Puccetti – tali motivazioni entrano in gioco in meno dello 0,5% dei casi (Lawrence B. Finer Perspectives on Sexual and Reproductive Health Volume 37, Number 3, September 2005). Anche in questi dolorosi casi, comunque, l’aborto non costituisce un aiuto per queste donne, ma anzi può aggiungere un’altra ferita ad una già aperta, come testimoniato da uno specifico documento redatto da donne americane rimaste incinte dopo una violenza (cfr. http://www.afterabortion.info/news/WPSApetition.htm)”.
Anche l’argomentazione utilizzata dai sostenitori dell’interruzione volontaria di gravidanza, secondo cui le donne ricorrerebbero all’aborto solo in casi eccezionali, è per Puccetti “una motivazione truffaldina”.
Il Segretario di Scienza & Vita di Pisa Livorno ha affermato che “i dati, smentiscono questa tesi” infatti “il rapporto di abortività, da anni in Italia è stabile intorno ai 250 aborti ogni 1000 nati vivi. La legalizzazione si associa ad una assuefazione alla pratica abortiva: in Italia, nel solo anno 2004, 23.431 donne hanno abortito per la seconda volta, 6.861 per la terza, 2.136 per la quarta e 1.433 per almeno la quinta volta”.
“Tutti gli studiosi, persino quelli abortisti – ha concluso Puccetti – ammettono che aumentare l’accesso all’aborto ne aumenta il ricorso. Fra i numerosi esempi vi è quello dell’Irlanda: è noto che donne irlandesi vanno ad abortire in Inghilterra, ma complessivamente il fenomeno abortivo in Irlanda è un terzo di quello inglese, dove l’aborto è legale su richiesta”.
“E’ bene tenere in mente che a tali aridi numeri corrispondono 10.555 vite umane che nascono, vivono, gioiscono e soffrono come tutti noi, invece di essere buttate tra i rifiuti speciali di un ospedale”, ha poi concluso.
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