venerdì 28 febbraio 2003

Il sorriso della morte: il saluto ad Alberto Sordi

Finisce la partita della Roma e ci rechiamo al Campidoglio per compiere anche noi il rituale romano del saluto ad Alberto Sordi.
Siamo circa una decina, giovani, contenti che la “magica” ha incredibilmente trionfato sul Valencia in terra spagnola.
Con noi migliaia di persone, bambini ed adulti, molti dei quali di ritorno dai pub dopo aver visto anche loro la partita.
Ci mettiamo in coda.
Marco Aurelio ci osserva mentre scorriamo sotto il suo cavallo.
Uno schermo gigante proietta continuamente immagini dei film di Albertone.
“A maccarone, m’hai provocato? Ed io mo te magno.” Indimenticabile “Un Americano a Roma”.
Ed altri ancora.
La gente sorride, ride.
Qualcuno abbozza un applauso. Ci riprova.

Nessuno risponde.
Non è il caso.
La gente sorride ancora prima che le battute vengano scandite perché conosce a memoria ogni scena, ogni attimo, ogni movenza dell’Albertone nazionale.
Si entra a vedere il feretro ridendo: è mai possibile?
Un’ora di coda al fresco di Roma e la gente si scalda strusciandosi addosso nel lungo serpentone che porta alla scalinata principale del Campidoglio.
Pochi passi alla volta ed il capo che si volta a cercare lo schermo e l’amico Francesco, romano doc, risucchiato dalla folla un po’ più indietro, con gli occhi luccicanti, molto commosso.
Albertone, uno di noi.
Gira voce che a mezzanotte chiudano le porte della camera mortuaria? Ma come possono rimandarci a casa dopo un’ora di coda?
Verso mezzanotte e dieci tocca a noi.
Un’ora di coda per un secondo di silenzio.
La bara di Sordi è sommersa di fiori, scritte, sciarpe della Roma, messaggi, preghiere.
Si passa davanti e non ci si può fermare per permettere anche agli altri di portare l’ultimo saluto.
Non aveva figli, Albertone, dicono… e tutta questa gente che è se non figlia sua?
Dietro la bara campeggia una sua immagine bellissima con lui che esplode nel suo sorriso, nella sua risata, meglio ancora.
E lì sotto lui, immobile, braccia incrociate.
Quanto era esile Albertone…..
So per certo che condividesse in pieno le nostre tematiche ma non l’aveva mai fatto sapere modesto e discreto come era nella sua vita privata.
Si passa oltre.
Molta gente esce con le lacrime agli occhi e con le mani vuote avendo lasciato il ricordo ad Albertone.
Ecco un’altra sala, altri film e tanti libri per segnare il proprio passaggio:
Giorgio Gibertini, Movimento per la vita Italiano.
Di nuovo fuori e si torna a casa.

Sorride la morte… perché tra i suoi membri ormai ha Albertone a tenergli compagnia e sarà ancora più divertente raggiungerlo.

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