Finisce la partita della Roma e
ci rechiamo al Campidoglio per compiere anche noi il rituale romano del saluto
ad Alberto Sordi.
Siamo circa una decina, giovani,
contenti che la “magica” ha incredibilmente trionfato sul Valencia in terra
spagnola.
Con noi migliaia di persone,
bambini ed adulti, molti dei quali di ritorno dai pub dopo aver visto anche
loro la partita.
Ci mettiamo in coda.
Marco Aurelio ci osserva mentre
scorriamo sotto il suo cavallo.
Uno schermo gigante proietta continuamente
immagini dei film di Albertone.
“A maccarone, m’hai provocato? Ed
io mo te magno.” Indimenticabile “Un Americano a Roma”.
Ed altri ancora.
La gente sorride, ride.
Qualcuno abbozza un applauso. Ci
riprova.
Nessuno risponde.
Non è il caso.
La gente sorride ancora prima che
le battute vengano scandite perché conosce a memoria ogni scena, ogni attimo,
ogni movenza dell’Albertone nazionale.
Si entra a vedere il feretro
ridendo: è mai possibile?
Un’ora di coda al fresco di Roma
e la gente si scalda strusciandosi addosso nel lungo serpentone che porta alla
scalinata principale del Campidoglio.
Pochi passi alla volta ed il capo
che si volta a cercare lo schermo e l’amico Francesco, romano doc, risucchiato
dalla folla un po’ più indietro, con gli occhi luccicanti, molto commosso.
Albertone, uno di noi.
Gira voce che a mezzanotte chiudano le porte della camera
mortuaria? Ma come possono rimandarci a casa dopo un’ora di coda?
Verso mezzanotte e dieci tocca a
noi.
Un’ora di coda per un secondo di
silenzio.
La bara di Sordi è sommersa di
fiori, scritte, sciarpe della Roma, messaggi, preghiere.
Si passa davanti e non ci si può
fermare per permettere anche agli altri di portare l’ultimo saluto.
Non aveva figli, Albertone,
dicono… e tutta questa gente che è se non figlia sua?
Dietro la bara campeggia una sua
immagine bellissima con lui che esplode nel suo sorriso, nella sua risata,
meglio ancora.
E lì sotto lui, immobile, braccia
incrociate.
Quanto era esile Albertone…..
So per certo che condividesse in
pieno le nostre tematiche ma non l’aveva mai fatto sapere modesto e discreto
come era nella sua vita privata.
Si passa oltre.
Molta gente esce con le lacrime
agli occhi e con le mani vuote avendo lasciato il ricordo ad Albertone.
Ecco un’altra sala, altri film e
tanti libri per segnare il proprio passaggio:
Giorgio Gibertini, Movimento per
la vita Italiano.
Di nuovo fuori e si torna a casa.
Sorride la morte… perché tra i
suoi membri ormai ha Albertone a tenergli compagnia e sarà ancora più
divertente raggiungerlo.
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