lunedì 10 settembre 2018

Fede e ironia per raccontarvi chi era mia zia - in ricordo di zia Angela Molteni

“Ciao Zia sono il milanes de Roma, me recugnusi? “
Al telefono in questi mesi ti dicevo così quando ti chiamavo mentre rientravo a casa, e dopo avermi riconosciuto e avermi sgridato per il mio pessimo milanes (te gh’è dimentica tut cos) mi chiedevi sempre di tutti, di Sara, dei miei figli che ti hanno conosciuta poco ma che ti conoscono e ti ricorderanno per la Zia del Milanes e dal dito grosso.
Oggi vorrei provare a dare voce a tua sorella, la mia mamma, ai tuoi figli, Gigio e Massimo ai quali hai concesso il privilegio di chiudere il cerchio della vita, permettendo loro di curarti, lavarti, pulirti accudirti come hai fatto tu per prima;
vorrei dare voce alle loro mogli, Elide e Marilisa, ai nipoti Alessandro, Jacopo, Claudio, Fabio, Luca che ho conosciuto in questi anni grazie ai tuoi racconti;

vorrei dare voce a chiunque ti è parente o ti ha incontrato sulla ringhiera del cortile di casa tua o ti ha visto affacciarti al balcone per le processioni, per le sfilate di carnevale, per qualsiasi altro motivo.
Ma ho solo la mia di voce che ti dice, Zia, che oggi è stato più triste tornare a Novate, in questo amato paese, anche se eravamo tutti consapevoli che questo momento sarebbe arrivato perché era nell’ordine naturale delle cose, è difficile e doloroso essere qui e non poter percorrere via Garibaldi e scorgere la luce di casa tua dalle imposte socchiuse su via Roma
I miei ricordi sono tantissimi e posso dare voce solo a quelli, molti si perdono nella memoria e mi ritrovano bambino a giocare a casa tua ma sempre con gli occhi in attesa della mamma, o di quando mi hai chiamato “tampina diaul” a Parigi, perché davo fastidio continuamente a mia sorella… altri ricordi mi raccontano di quando mi ascoltavi a Radio Mater o ti complimentavi per le varie poesie, infine gli ultimi mi parlano di te che a Maggio scorso mi facevi ancora ri-vedere le fotografie in bianco e nero dello zio Nando che giocava col Legnano davanti ai miei figli estasiati e poi mi hai preso di lato e mi hai confidato, come ormai facevi con tutti: “Jolly, ghe la fo pu, dighel anca ti che mi prenda con Lui”.

In questa tua ultima richiesta non ho mai visto rabbia, dolore, rassegnazione ma solo consapevolezza che il momento era giunto e che la tua battaglia, anche quella contro le ingiustizie della vita, come la prematura morte dello zio Nando o l’ultima tua malattia, la tua battaglia dicevo l’avevi combattuta, conservando la Fede e l’ironia ed elargendo sempre amore.

Fede e ironia secondo me sono il ritratto della mia zia: tanta preghiera per tutti noi, soprattutto nel periodo nel quale tuo nipote non è stato bene, e la battuta sempre pronta dietro quel sorriso capace di aprirsi anche negli ultimi giorni quando mio fratello, per svegliarti dall’apnea nella quale eri precipitata, ti ha detto “forza Inter zia” e tu hai risposto con un flebile “semper”.

Come vedi, zia, son passato a trovarti anche oggi e anche oggi ascolti i miei racconti ma muta non hai risposte per me, per noi, in questo momento che è il tuo momento: il Signore Dio della vita ha ascoltato le tue richieste e, sono certo, ti ha già accolta in Paradiso.

Sì, Zia. Ti vedo sulla ringhiera del Paradiso guardarci giù che veniamo a parlarti, a baciarti, a salutarti e già sei nel cortile dell’eternità coi tuoi e nostri cari.

Aspettaci, arriveremo anche noi un giorno e al citofono ti dirò ancora e sempre, per scherzo “Ue zia te se dree a gipà?” e mi aprirai ancora il cancelletto e prima di iniziare una grande partita a pallone, forse allora saprò dirti le più dolci parole anche in perfetto milanese.

Ciao Zia, abbraccia i nonni e lo zio Nando anche per me….

buon viaggio dal tuo “tampina diaul”.

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