Mario Palmaro racconta l'autore Giorgio Gibertini Jolly nel libro "Sretan Put - buon viaggio" |
Uno spirito pionieristico che Giorgio Gibertini incarna assai bene, anche grazie al tratto guascone e scanzonato che ne caratterizza la personalità.
Inizia presto, la giornata del Gibertini imprenditore, e si spegne tardi, quando molti di noi sono tornati già a casa. Potrebbe finire lì l'impegno del Nostro per la comunità, per gli altri, soprattutto oggi, quando il sistema sembra aver capovolto i rapporti di forza di un tempo, e aver collocato il "padrone", il "cumenda", in una posizione giuridica e gerarchica "maledetta". Quasi fosse una colpa metter su un'azienda e creare ricchezza e lavoro.
Potrebbe finire lì, dicevamo, l'impegno di Giorgio Gibertini. E invece no. Misteriosamente, questo ragazzo del '72 trova il tempo per darsi con passione a mille altre attività. Tra le più significative, il suo lavoro di pro life convinto nel Movimento per la vita italiano, soprattutto a livello giovanile.
Ed è qui che vien fuori il lato più rumoroso e appariscente, più vistoso e divertente del personaggio: un tipo capace di trascinare e intrattenere centinaia di ragazzi, di trovare la strada giusta per dialogare con una generazione difficile, spaurita, alla quale è stata tolta ogni precisa identità.
In questo, Gibertini è aiutato dal fatto d'essere in parte un figlio del suo tempo: Giorgio va alla messa domenicale - più spesso prefestiva, per la verità - ma bazzica le discoteche e i concerti di musica leggera; Giorgio segue convegni e incontri di spiritualità, ma racconta barzellette e usa un linguaggio non sempre oxfordiano, come si accorgerà forse con qualche comprensibile brivido il lettore.
Insomma: in questo soggetto c'è tutta quella carnalità cattolica che non consentirà mai di scambiarlo per un figurino da sagrestia. Ma è proprio questo a renderlo, per chiunque lo incontri, estremamente affascinante. Un tipo da sbarco con la passione per le cose serie e vere della vita. Insomma: un amico tosto, vero.
Forse, la cifra più eloquente del personaggio resta la sua generosità: la voglia di spendersi senza risparmio, di aprirsi con totale disponibilità a nuovi incontri, nuove amicizie, alle persone nel bisogno. Il che spiega ampiamente scelte rischiose come quella degli aiuti umanitari trasferiti in Bosnia sotto i bombardamenti. E spiega anche la scelta dello stile dialogico che caratterizza questo romanzo. Perchè Jolly Gibertini è effettivamente in continuo dialogo con la realtà che lo circonda: vuole capirla, ascoltarla, aiutarla ma non subirla. In questo, il Nostro è - lo dico o non lo dico? Massì, lo dico - un autentico reazionario. Un amante della tradizione ed un nemico giurato del progressismo vuoto e nichilista. La battaglia contro l'aborto di Stato, e contro ogni minaccia alla vita innocente, è per Gibertini la riaffermazione dei valori e della serietà cari a generazioni e generazioni che ci hanno preceduto. E' la riscoperta di cose antiche che, proprio perchè tali, non perderanno mai la loro freschezza e novità.
Quello stesso ordine Giorgio Gibertini lo va cercando dentro la sua giornata e la sua vita, nella quale avvenimenti, impegni, appuntamenti si susseguono con vorticosa frenesia: il giorno - non lontano, crediamo- in cui Giorgio riuscirà a costruirsi un suo ordine definitivo, tutti i cavalli del suo motore raggiungeranno la massima potenza. E allora sarà difficile fermare un simile vulcano in attività: prepariamoci a vederne e a leggerne delle belle.
Mario Palmaro
gennaio 2000
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