sabato 16 febbraio 2013

Langone sulle dimissioni del Papa

12 febbraio 2013. “Febbraio corto e amaro”, lessi dodici giorni fa sul calendario di Frate Indovino. E ci feci caso, anche se ovviamente non riuscii a collocare in alcun contesto preciso, a parte quello meteo, l’inquietudine che mi procurò. Ieri, saputa la notizia, pur malaticcio e nonostante la fitta nevicata sono uscito subito di casa. Per cercare di capire dovevo starmene lontano da Internet. Intabarrato e incappellato mi ascoltavo ansimare nel silenzio della città deserta, attento a non cadere gambe all’aria. 
Tutto ciò mentre chiedevo di riuscire a pensare o almeno di riuscire a piangere. Non sono riuscito a piangere, in compenso mi è venuto in mente che a Pasqua, quando le donne si vestiranno leggere, quando comincerà a sentirsi il profumo del mare, avremo un nuovo Papa. Ancora una volta, come da quasi venti secoli, lo Spirito Santo avrà estratto da un collegio cardinalizio formato in massima parte da increduli, inetti e rimbambiti, un grande uomo di Dio. Intanto, però, febbraio amaro: il frate aveva ragione. Sull’aggettivo “corto” non sono completamente d’accordo: questo mese sarà anche troppo lungo perché tutti, ma proprio tutti, intaseranno (hanno già cominciato) l’aere con commenti e battute sulla chiesa, e sarà come vedere la propria vecchia madre spogliata nuda in mezzo alla pubblica via.

© - FOGLIO QUOTIDIANO

di Camillo Langone

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