illustrazione di Giulia Rossini |
Peter Banana venne a Roma per le vacanze con la sua famiglia e quel giorno decisero di andare a visitare il Colosseo.
L'Anfiteatro Flavio, meglio conosciuto col nome di Colosseo, è uno dei monumenti di epoca romana più famosi nel mondo ed ogni anno è meta di milioni di visitatori.
Il nome Colosseo deriva dall'enorme statua bronzea di Nerone che venne eretta nelle vicinanze e che, vista la grandezza, era conosciuto come il Colosso di Nerone. La costruzione dell'anfiteatro venne avviata da Vespasiano ma completata da Tito nell'80 d.C. e aperta al pubblico con una solenne inaugurazione durata ben cento giorni! Il Colosseo venne costruito con lo specifico scopo di dare alla Roma imperiale un luogo degno della fama dei suoi giochi gladiatori.
Quale luogo migliore per Peter Banana se non quello di recarsi proprio al Colosseo per attingere a nuova forza, quella dei Gladiatori romani?
Anche quel giorno la coda era lunghissima e Peter, assieme alla sua famiglia, si misero tranquillamente ad attendere il loro turno dietro un gruppo di turisti proveniente dalla Cina ed un’altra scolaresca di Milano.
Peter era molto incuriosito da quelle finestre maestose, e numerose, che si avvicinavano piano piano ad i suoi occhi e diventavano sempre più grandi da non riuscire a guardarle tutte assieme.
Il Babbo leggeva un racconto sulla storia antica Romana e sulle gesta dei Gladiatori ed anche Peter, sentendosi uno di questi, riusciva ad immedesimarsi ed a fantasticare con la mente.
Peter portava poi sempre con sé anche la sua nuova macchinetta digitale gialla (color Banana) per poter fotografare, in qualsiasi momento, ciò che più gli era piaciuto e poterselo quindi tenere come ricordo per sempre.
Anche all’esterno quindi Peter cominciò a fare qualche fotografia perché l’imponenza della costruzione antica meritava un primo ricordo già dalla fila.
La lunga coda scorse in fretta e dopo qualche minuto Peter e la sua famiglia stavano già percorrendo i quattro livelli esterni arricchiti da varie mostre, tutte ben curate ed interessanti.
Ma poi finalmente lo sguardo di Peter andò oltre un arco e si ritrovò, come d’incanto, all’interno dell’Anfiteatro, nella cavea, e scoprì il famoso sistema di corridoi e di passaggi interni che una volta erano sotterrati ma ora sono ben visibili dalle gradinate.
“Che geni questi romani” pensò Peter Banana continuando a scattare ininterrottamente fotografia: ogni parola di spiegazione del Padre era accompagnata da uno scatto.
D’un tratto però si sentì una voce gridare dalla gradinata settentrionale, proprio sul lato opposto dove Peter Banana e la sua famiglia erano entrati.
Peter abbandonò la macchina fotografica e prese il binocolo che suo Padre gli aveva regalato e, con velocità, individuò Capitan Mandarino, un farabutto ancora in circolazione, che stava scippando una nonnina.
Il Padre si rivolse a Peter: “ E’ il tuo momento figliolo, pensaci tu! Capitan Mandarino è da intere generazioni che tormenta tutto il mondo, va fermato definitivamente”
Peter Banana lanciò a sua mamma la macchina fotografica e subito, con grandi balzi, cominciò a scendere dalle gradinate e si diresse verso la zona dove Capitan Mandarino era riuscito a rubare te borsette e due portafogli ed i turisti, tutti impauriti, stavano urlando ma non riuscivano a fermarlo.
La povera nonnina nel cascare si era anche fatta male ad una gamba e Peter la aiutò ad alzarsi e la consegnò alle cure affettuose dei medici subito intervenuti sul posto.
Un turista inglese indicò a Peter dove si era nascosto Capitan Mandarino il quale, approfittando della confusione, si era diretto verso i corridoi sotterranei dell’anfiteatro per cercare una via di fuga.
In lontananza cominciavano a sentirsi le sirene della Polizia che stava accorrendo sul luogo del furto per poter acciuffare il malvivente.
Capitan Mandarino era molto veloce però perché ricco di vitamine e riusciva a ben destreggiarsi tra i turisti e gli antichi reperti della gloria romana.
Peter Banana lo inseguiva avvicinandosi sempre più ma capì che doveva trovare un colpo di genio prima che Capitan Mandarino sparisse per sempre.
Prese un attimo di riflessione, diede un morso alla Banana che teneva in tasca ed ecco che gli venne l’idea lucida e decisiva.
Prese la intera buccia di banana e, dopo averla fatta roteare sulla sua testa per cinque giri, la lanciò non contro Capitan Mandarino ma davanti, precedendo la sua corsa.
Capitan Mandarino, non capendo cosa stesse succedendo, proseguì a correre e, senza accorgersi, si ritrovò per terra scivolando sulla buccia di banana e nel cadere, per ripararsi dalla botta, fu costretto a lasciare le borse ed i portafogli che aveva rubato e che furono subito raccolti da Peter Banana.
Capitan Mandarino, visto che ormai Peter Banana era molto vicino e le sirene della Polizia erano sempre più forti, decise di prendere il corridoio sotterraneo centrale che metteva in contatto il Colosseo con la vicina scuola dei Gladiatori chiamata Ludus Magnus, e da lì si dileguò in un battibaleno e Peter Banana riuscì solo a sentire l’eco della sua voce che diceva: “Ci rivedremo presto presto presto”.
Peter Banana fu molto contento di aver recuperato gli oggetti delle persone che subito gli si fecero incontro e vollero scattare una foto con lui all’interno proprio dell’Anfiteatro Flavio.
Ogni epoca ha i suoi lottatori: per quella gente quel giorno il Gladiatore buono fu Peter Banana che, con un colpo di genio, riuscì a sventare un furto, a riportare giustizia e sorriso a tante famiglie.
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