Quando il gioco si fa duro, i duri scappano oltre Oceano. E così Cuor di leone Tremonti ha pensato bene di mettere fra sé e il voto su Milanese alcune migliaia di chilometri e un volo intercontinentale. Mentre i parlamentari della maggioranza facevano quadrato per salvare il suo collaboratore, lui faceva il biglietto per andare a Washington.
Proprio così: gli altri hanno messo la faccia in aula, lui ha messo la faccia sul cuscino dell’Alitalia Skyteam. Degno comportamento di un ministro dell’Economia noto per il suo rigore: dopo aver tagliato tutto il tagliabile, non ha potuto fare a meno di tagliare anche la corda. Più che Tremonti, Tremanti. Quello di ieri era il grande giorno, la prova del nove del governo, il momento della verità non solo per un deputato ma anche per un’intera maggioranza. E lui, il ministro tutto d’un pezzo, quello che dovrebbe essere l’uomo forte,quello che dà sempre lezioni sui mostri da abbattere e sui draghi da sconfiggere, il nostro eroe del videogame internazionale, insomma, il ministro in cui confidiamo per resistere all’assalto dei poteri forti, che fa? Scappa via come una lepre, anzi come un coniglio. Bravo, professore, così si affrontano gli ostacoli della vita: testa alta e piè fermo.
Purché siano testa e piè di qualcun altro, però. Per l’amor di Giulio, va detto che non è andato a Washington per giocare a briscola: lo aspetta un vertice importante, quello del Fondo monetario internazionale. Il quale, però, inizia ufficialmente oggi alle 16 (ora italiana). Ora, posto che il voto su Milanese si è concluso ieri a mezzogiorno, c’erano almeno 28 ore di tempo per poter assolvere entrambi gli impegni ed evitare la figura del Gran Codardo. Possibile che nessuna opzione sia stata presa in considerazione da Tremonti-Tremanti? I voli successivi erano tutti impegnati? I voli di Stato si usano solo per andare alla festa del pecorino? O forse il ministro ha bisogno di arrivare negli States con un po’ d’anticipo per riprendersi dal jet-lag? Forse il modo per partecipare alla decisiva seduta in Parlamento senza bucare l’appuntamento internazionale ci sarebbe pure stato. Si poteva trovare il tempo. Il problema però era trovare il coraggio, bene di cui ieri il ministro dell’Economia ha segnato un deficit peggiore di quello del bilancio greco.
Del resto, si sa, non sempre, gli uomini di tributi sono anche uomini di attributi. Nel Pdl c’è chi se l’è presa male.Durante una riunione è stata definita «immorale»l’assenza dell’aula ieri mattina. In effetti Milanese era lo stretto collaboratore di Tremonti. Lui l’aveva portato in Parlamento, lui gli aveva dato grandi poteri, lui gli permetteva libere scorribande negli entipubblici.Poi,nel momento in cui c’era da difenderlo in Parlamento, s’è girato dall’altra parte e s’è messo a fischiettare.Votare? No, meglio volare. Avanti, si parte subito e si va Washington, così si evita pure il rischio di dover esprimere un’opinione sulla vicenda. Ma vi pare?Il ministro dell’Economia divideva con Milanese la casa, divideva l’affitto,divideva i contanti alla fine del mese, divideva le nomine e le scelte importanti. Poi, nel momento del bisogno, ha pensato bene che le uniche cose da dividere con lui erano le loro strade.
Ha mandato gli altri in Parlamento a salvarlo e lui è sparito. Sapete chi mi ricorda? Quei compagni di classe antipatici che, quand’eravamo bambini,fomentavano la rissa con le altre classi, e poi quando si arrivava al dunque, non li trovavi più. «Mi ha chiamato la preside».«Dovevo fare una commissione importante per la maestra ». «Ero in bagno: mi usciva il sangue dal naso».Ecco,proprio così. Ma io ricordo che a quei bambini noi ripetevamo in coro l’antico detto dei cortili: chi s’estrania dalla lotta... Per mesi Tremonti-Tremanti, anche un po’ Tremebondi, ci ha dato lezioni di fermezza. Ieri, altro che fermezza, è stato più lesto di un centometrista: puff è sparito in un lampo.
E alla maggioranza non è parso vero, dopo tante discussioni sulle escort, di ritrovarsi a parlare per una volta di una fuga, con la u.Certo resta un po’ di amarezza: pensavamo di avere messo le nostre finanze e il nostro futuro nelle mani di un ministro che sa affrontare i problemi e invece ci troviamo un ministro che scappa; pensavamo di aver trovato un capitano coraggioso e invece ci troviamo un don Abbondio versione lapin, roba che al confronto Roger Rabbit è il discendente di un samurai. Uno che quando si vota in Parlamento per salvare dalla galera il suo collaboratore marca visita, uno che quando gli altri espongono il petto porta via le chiappe.
Uno, insomma, che ha sempre dimostrato di saper tenere bene in mano la borsa della spesa, ma che dal punto di vista umano è a livello di default. Qualcuno può spiegare al signor ministro che non basta dimostrare di essere bravi a rompere i c.? Nei momenti decisivi bisogna pure dimostrare di averli. D’altra parte,almeno,da ieri abbiamo una certezza in più: si rassegnino quelli che speravano in Tremonti per scalzare Berlusconi, lui non farà mai nessun golpe, lui non sarà mai il nuovo Dino Grandi. Uno che si comporta come si è comportato il ministro dell’Economia in questa circostanza, infatti, non potrà mai essere in grado di fare il Gran Consiglio.
Al massimo fa il Gran Coniglio.
Pubblicato su Il Giornale il giorno 23 settembre 2011
Pubblicato su Il Giornale il giorno 23 settembre 2011
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